ROMA. Minacce a sindaci, 'serve aggravante e reato specifico'
04 Marzo 2015 - 10:02
Pene più severe con l'introduzione di un'aggravante; la previsione di un reato specifico di intimidazioni e minaccia anche a tutela dell'azione degli amministratori locali, con la possibilità di ricorrere ad intercettazioni e misure cautelari; la tutela anche per i candidati che subiscono pressioni e la creazione di un Osservatorio anche sulle dimissioni sospette: l'inchiesta della Commissione del Senato sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali segnala un 'vulnus' nella tutela di sindaci e consiglieri, e aspiranti tali, e chiede di intervenire, oltre che con una maggiore vicinanza dello Stato alle sue propaggini locali, con modifiche al codice penale. Proposte che hanno ricevuto appoggio bipartisan e la condivisione del ministero dell'Interno e dell'Anci, l'associazione dei Comuni, che hanno collaborato all'indagine. Quasi tre intimidazioni al giorno, 1.265 casi in sedici mesi, bombe, auto incendiate, aggressioni, buste con proiettili, e solo in 182 casi si è potuto risalire agli autori. E ancora: 132 omicidi di politici locali dal 1974 ad oggi, più 11 morti ad essi collegate. Un fenomeno che vede particolarmente colpito il Sud e le Isole (dove di contano il 63% dei casi), ma del quale il Nord non è esente. E che, tuttavia, è sottovalutato sul piano sanzionatorio, come emerge dall'inchiesta: vi è - sottolinea la relazione - "una del tutto inadeguata risposta del legislatore in termini di politica criminale e la più volte denunciata insufficienza degli strumenti di prevenzione e di repressione attualmente utilizzabili". "Per rompere la solitudine degli amministratori locali bisogna andare sul territorio. E se è vero che i problemi non si risolvono con la sola repressione, consentire l'utilizzo di mezzi di prova come le intercettazioni e riconoscere la natura pluriaggravata di questi reati può avere un'efficacia dirimente", ha rimarcato la presidente Doris Lo Moro. In particolare i senatori propongono l'introduzione di una circostanza aggravante con "un aumento di pena qualora un reato sia commesso contro un amministratore locale nell'atto o a causa dell'adempimento della funzioni". Va inoltre colmato "il vulnus di tutela", modificando l'articolo 338 del codice penale (violenza o minaccia ad un Corpo dello Stato) per renderlo applicabile "anche alla violenza o minaccia nei confronti di un amministratore locale" e a chi ostacola o impedisce l'adozione di un provvedimento, prevedendo pene fino a sette anni. Gran parte degli atti intimidatori sarebbero così procedibili d'ufficio, sarebbe consentito il ricorso alle misure cautelari e alle intercettazioni. La Commissione propone poi di tutelare anche i candidati, modificando il testo unico per le competizioni elettorali, prevedendo sanzioni per chi ostacola e minaccia la libera partecipazione alle elezioni amministrative. Infine, tra le proposte anche l'istituzione di una banca dati nazionale per rilevazione degli atti intimidatori e il monitoraggio delle dimissioni. "Si tratta di una vera e propria emergenza, di sicurezza e di legalità, che interessa l'intero territorio nazionale", commenta a nome dell'Anci il sindaco di Napoli de Magistris, per il quale "è importante lavorare insieme al Governo centrale per la definizione di un quadro condiviso”.
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