ROMA. Immigrazione: da Messina a S.Giuliano, ecco hub regioni
19 Febbraio 2015 - 18:54
(foto d'archivio)
Un sistema di "hub" regionali dove verificare i requisiti dei richiedenti asilo in vista del trasferimento nello Sprar (il sistema di accoglienza per richiedenti asilo). Così il Viminale punta a superare i Centri per richiedenti asilo, strutture pensate per una permanenza temporanea di 25-30 giorni, dove invece i migranti che fanno richiesta di protezione internazionale rimangono per mesi sospesi in attesa di una risposta. Alcune strutture sono già state individuate, come ha spiegato nei giorni scorsi in Senato il capo del Dipartimento immigrazione del ministero Mario Morcone, e ora si stanno accelerando i tempi per renderle adatte all'accoglienza dei migranti: si tratta di alcuni immobili della Difesa a Messina, Bari e Civitavecchia ai quali si aggiunge il villaggio di San Giuliano di Puglia, costruito per ospitare gli abitanti del paese sconvolto dal terremoto del 2002 ed ora rientrati nelle loro abitazioni. Già operativo, invece, è l'ex centro di identificazione ed espulsione di Bologna, riconvertito alle nuove esigenze nei mesi scorsi. In attesa che i nuovi hub siano pronti, dice il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, c'è però da fare i conti con i numeri di ingresso in continua crescita e col degenerare della situazione in Libia, "che metterebbero in crisi qualsiasi tipo di sistema di accoglienza". A gennaio 3.528 persone sono arrivate via mare sulle coste italiane (erano state 2.171 nel gennaio 2014) e, con queste premesse - secondo Manzione - a fine anno potremmo trovarci con 400mila persone sbarcate. Superare il sistema dei centri di accoglienza è anche la richiesta dell'Unhcr che preme per "adeguare il sistema d'asilo italiano al nuovo scenario". In un documento indirizzato a governo e parlamento, l'Alto Commissariato chiede una nuova "governance", con una programmazione periodica delle esigenze di accoglienza sulla base di un piano nazionale e un monitoraggio per garantire standard uguali in tutta Italia. E soprattutto preme per il passaggio da un sistema basato su grandi centri a uno con "piccole comunità diffuse sul territorio". In pratica il superamento dei 'Cara'. I Centri governativi per richiedenti asilo (Cara, Centri di primo soccorso ed accoglienza, Centri di accoglienza) sono quattordici: Gradisca d'Isonzo (Gorizia), Arcevia (Ancona), Castelnuovo di Porto (Roma), Borgo Mezzanone (Foggia), Bari Palese, Restinco (Brindisi), Lecce, Cagliari-Elmas, Crotone, Mineo (Catania), Salina Grande (Trapani), Lampedusa, Pian del Lago (Caltanissetta), Pozzallo (Ragusa). Il più grande è quello di Mineo, che a fronte di circa 2mila posti disponbili è arrivato ad ospitare anche 4mila persone. In totale sono - secondo gli ultimi dati disponibili del Viminale - 66.462 i richiedenti protezione ospitati, dei quali 36.241 nelle strutture temporanee, 9.246 nei Centri di accoglienza e per richiedenti asilo, 20.975 nei posti Sprar. Quanto alle polemiche tra le Regioni sulla distribuzione dei migranti, Manzione taglia corto: "Sarebbe bene che le quote regionali che abbiamo stabilito fossero distribuite d'intesa con le realtà locali e nel tavolo regionale. Se questo non accade la decisione verrà presa al centro". Parole che la Lombardia non raccoglie. "La situazione nella regione è davvero critica e stanno arrivando altri 500 presunti profughi - dice l'assessore leghista Simona Bordonali - La gestione del fenomeno da parte dello Stato è quantomeno discutibile, dal Viminale prendono decisioni senza ascoltare né coinvolgere presidenti di Regione e sindaci. Per questo ho voluto invitare i prefetti lombardi ad alzare la voce e a disobbedire alle imposizioni assurde dello Stato centrale".
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