Musei, si volta pagina. Entro il 1 giugno, selezionati con un bando internazionale, arriveranno i direttori per i 20 musei al top, dagli Uffizi alla Galleria Borghese, dalla Reggia di Caserta al Polo Reale di Torino, quelli ai quali il decreto Art Bonus e la riforma del Mibact hanno concesso l'autonomia fiscale, amministrativa e gestionale. Già online sul sito del ministero, il bando sarà domani sulle pagine dell'Economist. "Per gli storici dell'arte di tutto il mondo, un'occasione unica", rilancia il ministro Franceschini, presentando alla stampa estera l'iniziativa italiana anticipata qualche settimana fa anche dal premier Renzi. Porte aperte per professori e direttori di museo stranieri, quindi, purché dotati di titoli di studio e con una "comprovata qualificazione professionale". Ma anche al ritorno dei tanti "cervelli in fuga", come si augura il ministro. Anche se al bando, che scade il 15 febbraio, possono partecipare "ad armi pari" gli italiani e quindi gli attuali direttori dei tanti gioielli d'arte italiana, a partire dal responsabile degli Uffizi Antonio Natali, che si è subito detto pronto a mettersi in gioco. Non è certo il solo: nella piccola sala della stampa estera, seduti fianco a fianco con i giornalisti, funzionari e direttori di musei e soprintendenze sono tanti, alcuni con piglio più che battagliero. E i posti ai quali ambire non sono pochi, perché sempre da domani partono le normali procedure "d'interpello" per trovare anche i responsabili dei 17 Poli Regionali previsti dalla riforma, nonché gli altri direttori e soprintendenti. "In questo caso puntiamo a farcela entro il 1 febbraio", assicura Franceschini, che sottolinea come uno dei criteri di cui si terrà conto, sarà "quello della rotazione, che fa sempre bene". Esclusa solo Pompei, in attesa che si concluda il Grande progetto di restauro, ci sarà un cambio totale. Tant'è. Una volta insediati, i magnifici 20 rimarranno in carica per quattro anni con stipendi che vanno dai 145 mila euro lordi annui dei 7 siti super top (tra questi gli Uffizi e la Reggia di Caserta) ai 78 mila, sempre lordi, degli altri 13 musei, che la legge (pare per mere esigenze di risparmio) considera "uffici di livello dirigenziale non generale". Non molto, quindi, come fa notare al ministro un giornalista americano ("Non credo che il direttore del Louvre verrebbe mai qui a queste condizioni"), anche se allo stipendio base il bando prevede l'aggiunta di una "retribuzione di risultato" (fino ad un massimo di 40 mila euro per i sette super top e fino a 15 mila per gli altri). Di certo cambiano, e di molto, le possibilità gestionali, con un elenco di compiti da paura, che va dalla "programmazione, l'indirizzo, il coordinamento e il monitoraggio di tutte le attività di gestione del museo, compresa l'organizzazione di mostre, nonché di studio, valorizzazione, comunicazione e promozione del patrimonio museale", alla gestione del personale (che comunque, almeno per il momento rimane dipendente dal ministero), gli orari, il prezzo dei biglietti, l'autorizzazione dei prestiti, l'affidamento delle attività e dei servizi pubblici di valorizzazione del museo. "In Italia abbiamo una grande tradizione di tutela che è bene difendere, ma siamo indietro sulla valorizzazione", ripete mettendo le mani avanti il ministro ("non ci saranno manager della Coca Cola o dei frigoriferi"). Rimane la grande questione dei bookshop e delle caffetterie, i cosiddetti "servizi aggiuntivi", pochissimi in tutta Italia, come riconosce anche il ministro, con le gare che non si rinnovano da anni e le poche strutture esistenti in mano sempre alle stesse gestioni. Franceschini ricorda che il suo governo ha voluto affidarsi per questo alla Consip, la società dello stato che gestisce le gare, "ci siamo fermati perché mancavano i direttori, cercheremo di concludere presto", assicura. Per un vero rilancio dei musei italiani, sono fondamentali. E la torta è ambita, visto che solo nel 2014, dei 134 milioni e rotti incassati dai musei statali, ben 23 sono andati ai concessionari. Tra i casi più clamorosi - citati in un'inchiesta dell'Espresso - il Colosseo: nel 2013 "8 milioni sono stati trattenuti dai concessionari e solo 1,2 milioni sono andati alla soprintendenza, appena il 13%".
Soragni: "Le rivoluzioni si fanno di corsa"
"Le rivoluzioni si fanno di corsa, ragionando, certo, ma di corsa". Al lavoro da ieri, l'architetto Ugo Soragni, classe 1953, neodirettore generale per i musei del ministero dei Beni culturali, tradisce entusiasmo da ogni sua parola. "Vengo dal Veneto, e quindi dalla periferia - spiega - il mio nuovo incarico è complicato ma appassionante". Di fatto il cambiamento avviato dalla riforma Franceschini è totale e implica un enorme lavoro di riorganizzazione, che parte dall'assegnazione fisica di stanze e personale per i suoi uffici al Collegio Romano e arriva alla riorganizzazione di tutti i musei periferici. "Ai direttori top, che arriveranno a giugno, dobbiamo poter consegnare una macchina già funzionante, non devono certo mettersi a fare gli allacci della luce". Già, perché sembra niente, ma la separazione dei musei dalle soprintendenze e la loro diversa articolazione, con i 20 autonomi, i 17 Poli regionali e gli altri a seguire, comporta già di per sé un notevole lavoro di riorganizzazione. Soragni porta l'esempio di Venezia, la sede che ha appena lasciato, dove le Gallerie dell'Accademia facevano parte insieme ad altri quattro musei della soprintendenza speciale al polo di Venezia: ora che le Gallerie si staccheranno per diventare autonome "bisognerà riorganizzare tutto, a partire dal personale". Il suo sarà un lavoro in fondo un po' pioneristico, anche se l'esperienza dei poli museali speciali che c'è stata in questi anni in cinque città ha fatto un po' da apripista. "Si tratta di intervenire su una struttura, quella dei musei, che viene da una tradizione completamente diversa da quella che si è formata in altri paesi, si tratta di dare autonomia e fisionomia autonoma ai musei", spiega Soragni. Compiti nuovi per tutti, ricorda il dg, anche per i direttori dei Poli Regionali, che "dovranno coordinare e promuovere l'attività degli altri musei statali e anche delle aree archeologiche che abbiano una fisionomia di luoghi attrezzati e poi fare un grande lavoro sul territorio, promuovere iniziative in modo che l'intero sistema museale regionale abbia politiche culturali integrate in quanto a orari, biglietti, circuiti tematici. Oltre a promuovere ogni altra iniziativa che possa favorire l'accesso a questo sistema museale, portare al tavolo della discussione le istituzioni che si occupano di trasporti, le associazioni di categoria per ricettività e ristorazione, fare tutto quello che va fatto, insomma, per rendere più facile l'accesso ai musei". Tutto questo con "una grande attenzione al web". E tenendo conto della particolarità italiana, dove i musei sono tantissimi e diffusi sul territorio. I direttori dei grandi musei, invece, "dovranno occuparsi del potenziamento delle proprio strutture, naturalmente intrecciando il risultato del loro lavoro con quello degli altri musei". Il bando internazionale, sottolinea, "è stato costruito molto bene", il candidato ideale "è un soggetto con una solida preparazione disciplinare nelle materie proprie ma che deve avere anche esperienza di gestione di strutture complesse e questo è molto giusto". E la competizione, fa notare, "è aperta anche agli italiani che abbiano queste capacità, non è un bando ad excludendum". Consegnate entro il 15 febbraio le domande (oggi in tre ore c'è stato un boom di 3mila accessi sul sito del Mibact e oltre 700 bandi scaricati), la commissione esaminatrice si riunirà entro il 28 febbraio. Il suo ruolo sarà quello di esaminare i curricula dei candidati e proporre una terna di nomi per ciascuno dei posti disponibili. Dopodiché il ministro nominerà i responsabili dei primi sette musei top (prima fascia) e Soragni i direttori degli altri tredici musei (seconda fascia). E i possibili ricorsi, come quello già presentato al Tar dal dg Francesco Prosperetti, che puntava tra gli altri anche al posto di direttore generale dei musei? Soragni non commenta, "sulla scorta delle decisioni del tribunale amministrativo si vedranno le ricadute".
I venti al top
Citati nel bando presentato oggi da ministro della cultura Dario Franceschini, ecco i 20 musei top, per i quali si può concorrere da tutto il mondo alla direzione. Sono divisi in due tranche: i primi sette (dalla Galleria Borghese alla Reggia di Caserta) sono considerati "uffici di livello dirigenziale generale" e per i loro direttori sono previsti emolumenti maggiori (fino 145 mila euro lordi più 40 mila di retribuzione di risultato); gli altri 13 sono considerati invece uffici di livello dirigenziale non generale con emolumenti minori (fino a 78 mila euro lorde più 15 mln di retribuzione di risultato). 1) Galleria Borghese, Roma; 2) Gallerie degli Uffizi, Firenze; 3) Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma; 4) Gallerie dell'Accademia di Venezia; 5) Museo di Capodimonte, Napoli; 6) Pinacoteca di Brera, Milano; 7) Reggia di Caserta; 8) Galleria dell'Accademia di Firenze; 9) Galleria Estense di Modena; 10) Gallerie Nazionali d'arte antica di Roma; 11) Galleria Nazionale delle Marche, Urbino; 12) Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia; 13) Museo Nazionale del Bargello, Firenze; 14) Museo Archeologico Nazionale di Napoli; 15) Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; 16) Museo Archeologico Nazionale di Taranto; 17) Parco archeologico di Paestum; 18) Palazzo Ducale di Mantova; 19) Palazzo Reale di Genova; 20) Polo Reale di Torino.
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