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ROMA. I super-farmaci costano troppo, ma curano l'epatite C e pure l’HIV e la tubercolosi

ROMA. I super-farmaci costano troppo, ma curano l'epatite C e pure l’HIV e la tubercolosi

I nuovi 'super-farmaci' in arrivo contro varie malattie infettive promettono risultati sorprendenti, ma hanno costi elevati che rischiano di mettere in crisi i sistemi sanitari nazionali: per questo, la ''chiave per consentire l'accesso ai nuovi farmaci al più ampio numero di cittadini sta proprio nell'appropriatezza del loro utilizzo, nella capacità di negoziazione dei prezzi e nella razionalizzazione dei centri prescrittori''. Ad affermarlo è il direttore scientifico dell'Istituto nazionale per la malattie infettive 'Spallanzani', Giuseppe Ippolito, in occasione del convegno internazionale 'Innovazione nelle malattie infettive'. ''C'è un problema di costi e di investimenti per la ricerca sulle malattie infettive. Il futuro per garantire l'accessibilità ai nuovi farmaci - rileva Ippolito - rende necessario un maggiore controllo, più appropriatezza, la forza di negoziare i prezzi e una riduzione del numero dei centri prescrittori, considerando che la Francia ha meno centri di questo tipo di una singola Regione italiana''.

Illustrando quindi le novità imminenti, Ippolito ha sottolineato come ''nel campo delle malattie infettive ci troviamo di fronte ad una innovazione reale che sono i farmaci contro l'epatite C, che rappresentano un capitolo nuovo ma estremamente costoso che apre alla possibilità di controllare nell'arco di poco più di 10 anni questa malattia sull'intera popolazione, considerando il fatto che l'Italia è il paese con il più alto tasso di infetti''. La disponibilità di più farmaci di questo tipo ''nell'arco dei prossimi 12 mesi - ha aggiunto - permetterà una riduzione dei costi''. I nuovi farmaci ''costano tanto - ha commentato l'esperto - perchè sono frutto di investimenti e di ricerca e le aziende non fanno beneficenza''. Anche per malattie gravi come l'Hiv e la tubercolosi ''sono in arrivo farmaci innovativi, mentre sono ancora pochi i nuovi antibiotici; ciò - ha concluso Ippolito - a causa del ridotto investimento pubblico in questo campo negli ultimi anni’'. 

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