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19 Dicembre 2014 - 10:49
Chi nasce oggi in Italia con tutta probabilità diventerà centenario, ma rischia di passare una fetta consistente della propria vita alle prese con malattie, una porzione maggiore rispetto al resto d'Europa. La fotografia è contenuta nella Relazione sullo Stato Sanitario del Paese presentata oggi a Roma dal ministero della Salute, che 'certifica' anche il permanere di grandi differenze fra il nord e il sud del paese.
''Sicuramente chi nasce oggi arriverà a 100 anni, e questo vale soprattutto per le donne, che hanno sempre un vantaggio di qualche anno - ha affermato Giovanni Simonetti, coordinatore del documento - però a questo deve corrispondere una maggiore razionalizzazione della spesa pubblica, per far fronte alla necessità di curare sempre più malati cronici, sempre più anziani e spesso con più di una patologia. Serve un maggiore coordinamento dei vari medici che curano lo stesso paziente per evitare ad esempio la duplicazione degli esami, che solo nella diagnostica per immagini spreca 1,5 miliardi di euro l'anno''.
Secondo il Rapporto, il 21% degli italiani ha più di 65 anni, mentre 8,72 milioni sono le persone con più di due malattie croniche, quasi metà degli over 75. Se la vita media è ai primi posti in Europa, sottolineano gli esperti, non si può dire lo stesso per la percentuale di anni vissuti in buona salute. ''Nel 2011 in Italia il 79,2% della vita media degli uomini e il 73,5% di quella delle donne sono vissuti senza limitazioni gravi'', si legge. Ciò vuol dire tuttavia che una percentuale consistente - e maggiore rispetto agli altri Paesi Ue - di vita media per entrambi i sessi è vissuta in presenza di malattia. Dunque, ''in termini di anni vissuti in salute - spiega il Rapporto - l'Italia perde le prime posizioni e si colloca al tredicesimo posto per gli uomini con 63,4 anni e al sedicesimo per le donne con 62,7''.
Le differenze regionali emergono ad esempio nella salute percepita, che al sud è peggiore, ma anche dai dati sulla salute infantile. Nel Paese nel 2011 ci sono stati 3,1 morti infantili ogni 1000 nati, in diminuzione rispetto al 3,2 dell'anno precedente, una cifra fra le più basse al mondo.
''A livello territoriale, i dati - si legge - continuano a evidenziare una più elevata mortalità infantile nelle Regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Nord, 3,9 decessi ogni 1000 nati vivi contro 2,9''.
Lo stesso trend, sottolinea il documento, si vede nei ricoveri pediatrici. ''I dati del 2012 confermano la riduzione, in atto ormai da diversi anni, dei tassi di ospedalizzazione riguardanti tutte le fasce di età inferiori a 18 anni. A livello regionale vi son ancora differenze piuttosto rilevanti: quasi tutte le Regioni del Mezzogiorno fanno registrare tassi più elevati della media nazionale''.
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