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29 Novembre 2014 - 14:54
Andrea Orlando
Il Pd in Liguria deve decidere con quale "nuovo blocco sociale" intende costruire il nuovo governo regionale. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, alla conferenza programmatica del partito ligure, delineando quelle che a suo giudizio dovrebbero essere le priorità programmatiche in vista delle primarie di domani.
Secondo Orlando il Pd si può rivolgere "alla rassicurazione di interessi" oppure "al proletariato urbano giovanile che voltò le spalle al partito nel 2013 e votò M5S".
"Questa è una decisione - ha detto Orlando - che possiamo prendere solo noi e mi auguro che non vengano privilegiate soluzioni di breve termine". Il ministro, originario di La Spezia e che a più riprese ha negato di essere interessato ad una candidatura per la Regione Liguria, ha affermato che la discussione all'interno del partito ligure in vista delle primarie "si è inceppata più su date e regole" piuttosto che sui temi programmatici, alcuni dei quali in particolare dovrebbero, secondo Orlando, costituire "una trama comune" fra i candidati in lizza alle primarie di domani.
Il guardasigilli ha sottolineato che va "ripensata" la strategia in base alla quale si è riposto alla crisi delle partecipazioni statali in Liguria con investimenti infrastrutturali sottolineando che fra le priorità programmatiche ci dovrebbe essere la difesa del presidio industriale in Liguria "mettendo in discussione anche alcuni dogmi come il ruolo dello Stato". Orlando ha indicato la necessità di mantenere "una forte attenzione" al tema delle infiltrazioni criminali nell'economia in Liguria e a quello della nuova povertà. Per quanto riguarda le opere pubbliche, soprattutto alla luce dei disastri provocati dal maltempo, Orlando ha affermato che "talvolta il problema è fare, ma anche 'sfare'". Il ministro ha insistito sulla necessità di programmazione sul territorio delle opere e per quanto riguarda il tema dell'astensione registrato alle recenti regionali soprattutto in Emilia Romagna il punto è quello di agire "sulla partecipazione attiva, anche di quelli che a votare non ci vanno".
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