Cerca

ASTI. Il marito di Elena Ceste condannato a 30 anni

ASTI. Il marito di Elena Ceste condannato a 30 anni

Elena Ceste

Trent'anni, la pena più alta. Il tribunale di Asti mette un primo punto fermo nel caso di Elena Ceste. Per il giudice Roberto Amerio è stato il marito, Michele Buoninconti, a ucciderla e a occultarne il cadavere. Il verdetto a porte chiuse, al termine del processo con rito abbreviato, dopo oltre tre ore di camera di consiglio. "Sono più di nove mesi che mi trovo in carcere accusato di un infamante omicidio che non ho commesso, le chiedo di porre fine a questo strazio per i miei figli", l'appello caduto nel vuoto dell'imputato, che dopo la sentenza annuncia l'intenzione - attraverso l'avvocato Giuseppe Marazzita - di continuare la sua "battaglia".
Sono passate da poco le 17:30 quando nell'aula 1 del tribunale di Asti viene letta la sentenza e i genitori di Elena Ceste, Lucia e Franco, scoppiano a piangere. Il giudice Amerio, che negli ultimi quattro mesi ha condotto le udienze, accoglie la                 tesi dell'accusa, che aveva appunto chiesto trent'anni per il vigile del fuoco. Per il tribunale è stato lui ad uccidere la moglie, madre dei suoi quattro figli, ritrovata senza vita soltanto nove mesi dopo. Un delitto, come si legge nelle carte dell'indagine, provocato dall'odio verso quella moglie "inadeguata" e "infedele", che bisognava "raddrizzare".
"La mia vita è ormai un libro aperto e non c'è nulla di cui io non vada orgoglioso, ho solo il rimorso di non aver capito l'entità del disagio psichico di mia moglie", ha invece ribadito Buoninconti. Che, in aula, ha letto un documento di cinque pagine per respingere l'accostamento a Misseri e Parolisi - "nulla mi accomuna a questi due signori" - e negare che la moglie sia stata uccisa - "non c'è alcuna certezza e la procura non può provarlo". Poi la lettura di un passo della Bibbia, la storia dell'Antico Testamento di Susanna, ingiustamente accusata di un delitto, nell'estremo tentativo di evitare la condanna.
Soddisfatti per la sentenza i legali della famiglia, Debora Abate Zaro e Carlo Tabbia. "I genitori di Elena sono contenti, ma hanno la delusione nel cuore perché la figlia è morta per mano del genero Michele - dicono gli avvocati -. Sono molto provati e hanno pianto, sia per la figlia che per i quattro nipoti che li stanno aspettando a casa". A loro il giudice ha riconosciuto un risarcimento di 300 mila euro ciascuno; si aggiungono ai 180 mila euro di risarcimento per i genitori e la sorella e ai 50 mila per il cognato, che si erano tutti costituiti parte civile nel processo.
"Buoninconti rivendica la sua innocenza, continuerò la sua battaglia", dichiara a caldo l'avvocato Marazzita. Che descrive il suo assistito come "ancora innamorato della moglie" e "sofferente per il distacco dai figli", di cui nei mesi scorsi ha perso la patria potestà. "Tra novanta giorni leggeremo le motivazioni della sentenza e valuteremo come impostare il ricorso. Andremo in Appello e, se necessario, in Cassazione", conclude, mentre l'uxoricida dribbla i giornalisti, scortato dalla polizia penitenziaria, per fare ritorno al carcere di Verbania.    

Elena Ceste: due anni di misteri e colpi di scena
Dalla scomparsa nel gennaio 2014 alla condanna del marito

  E' la mattina del 24 gennaio 2014 quando Michele Buoninconti esce dalla sua casa di Costigliole d'Asti per accompagnare i quattro figli a scuola. Al suo ritorno la moglie, Elena Ceste, 37 anni, non c'è più. E' l'inizio del giallo che si è concluso oggi, dopo quasi due anni di colpi di scena, con la condanna in primo grado dell'uomo a trent'anni, il massimo della pena prevista con il rito abbreviato. Queste le tappe principali della vicenda: - 24/01/2014: E' lo stesso Buoninconti a dare l'allarme. "Mi aveva detto che non si sentiva bene e mi aveva chiesto che andassi a prendere i ragazzi a scuola", racconta l'uomo ai carabinieri. La moglie, secondo la sua versione, sarebbe uscita in stato confusionale e si sarebbe allontanata a piedi completamente nuda. I vestiti, perfettamente piegati, vengono ritrovati a casa, dove la donna lascia anche gli occhiali da vista.
- 11/03/2014: I carabinieri di Asti diffondono alle tv un filmato che ritrae una donna molto somigliante a Elena Ceste su un tram della linea 4, a Torino. Le speranze della famiglia di ritrovarla si infrangono quando una donna telefona a Chi l'ha visto?: "mi dispiace per i famigliari, ma quella donna ripresa nel video sono io, non è Elena Ceste. Prendo quell'autobus tutti i giorni per andare al lavoro". Le ricerche si estendono fino a Tenerife e qualcuno sostiene che la scomparsa sia rinchiusa in un convento di clausura, ma della donna nessuna traccia.
- 18/10/2014: Un cadavere in avanzato stato di decomposizione viene ritrovato a Isola d'Asti, a due chilometri dalla Casa di Elena Ceste, durante i lavori di ripulitura di un canale di scolo di proprietà di un agricoltore. Cinque giorni dopo l'esame del dna conferma che si tratta dei resti di Elena Ceste.
- 24/10/2014: Michele Buoninconti viene indagato dalla Procura di Asti per omicidio volontario. Per la procura si tratta di un atto dovuto, ma i sospetti nei suoi confronti sono sempre più forti.
- 29/01/2015: I carabinieri di Asti arrestano Michele Buoninconti per l'omicidio. "Tutti gli elementi raccolti lo indicano come l'autore", scrive il gip Giacomo Marson.
- 1/07/2015: Ad Asti prende il via il processo, con il rito abbreviato, nei confronti di Buoninconti. Nell'udienza del 23 settembre l'accusa chiede il massimo della pena, 30 anni, mentre i difensori insistono sulla sua innocenza. "Non potrò mai essere condannato per un omicidio che non c'è mai stato", è l'ultimo appello dell'uomo. Il giudice Roberto Amerio non gli ha creduto.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori