Per il VII Torino, le vittorie sono vittorie; momenti in cui si raccolgono i frutti del lavoro sul campo, tasselli del mosaico di un’intera stagione. Come le sconfitte, fanno parte del gioco. Tuttavia, ci sono vittorie che talvolta assumono un significato particolare, imprimono nella memoria la consapevolezza di aver vissuto una giornata speciale, storica se vogliamo. E quella di domenica, nella piccola famiglia rugbistica settimese, lo è stata. Un esempio? Partiamo dall’Under 18 élite del VII Torino. Raramente in questi ultimi anni il rugby giovanile piemontese ha provato la piacevole sensazione di guidare una classifica nazionale. Il 29 a 7 con cui i settimesi hanno sbrigato la pratica Milano eleva i giovani gialloazzurri proprio là, in vetta, solitari, davanti al Viadana campione d’Italia, al Calvisano, al Cus Torino. Nessuno si illuda che ciò possa diventare la regola per il resto della stagione; respirare tuttavia l’aria pura della vetta è una gran bella sensazione per tutto l'ambiente del VII Torino. “Re” per un giorno quindi, in attesa di affrontare coloro i quali (Viadana) rivendicano per diritto dinastico una supremazia per il momento messa in forte discussione. Avevamo lasciato la Senior in riva al lago di Lecco, avvilita da un passivo pesante e da una prestazione abulica come mai (forse) si era registrato. Logico nutrire più di una preoccupazione per l’arrivo della lanciatissima Asr Milano: macchina da punti, capolista con ambizioni di promozione. Roba da pallottoliere insomma. A dispetto di tutte le cassandre tuttavia, Chiappini e soci hanno tirato fuori una prestazione di grande intensità, non solo tecnica, ma anche e soprattutto temperamentale. Milano è partita forte, per venti minuti i padroni di casa non hanno quasi mai superato la metà campo, sottoposti al fuoco incessante del XV di rosso vestito. Tale pressione ha tuttavia fruttato solo un calcio da tre punti; è stato in quel frangente che probabilmente i gialloazzurri hanno acquisito la consapevolezza di poter osare. Pallone dopo pallone, le certezze dei milanesi sono state erose dall’attento lavoro della mischia, dall’efficacia nei punti di incontro, dalla sfrontatezza di sfidare la capolista nel gioco alla mano, per chiudere il primo tempo in vantaggio di cinque lunghezze (13-8). Il capolavoro è però arrivato nella ripresa, quando Milano ha dato l’impressione di far sua la gara grazie a due mete in successione. A quel punto il VII° ha avuto una reazione rabbiosa, rendendo la partita uno spettacolo non consigliabile ai deboli di cuore. Due mete realizzate, una non assegnata (colpevolmente) dal direttore di gara, il cuore gettato oltre l’ostacolo: tutto questo ha determinato l’aggancio sul 30 pari praticamente a tempo scaduto. Il “minuto maledetto”, che aveva deciso le sorti delle due ultime gare interne, si è trasformato stavolta in paradiso. Poteva essere un pallone medicinale, quello che Chiappini si è preso la responsabilità di calciare, nel silenzio teso di via Cascina Nuova. E’ diventato il pallone del sorpasso e della vittoria finale del VII Torino per 33 a 30. Lecco finalmente dimenticata? [caption id="attachment_24781" align="alignnone" width="300"] I giocatori del VII Torino[/caption]
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