Azzurri dell’alto protagonisti anche nella prova Diamond League di Stoccolma. Dopo lo straordinario uno-due di Londra della scorsa settimana, Gianmarco Tamberi è terzo con la misura di 2,29 (vittoria allo statunitense Jacorian Duffield, 2,32), mentre Marco Fassinotti chiude al quinto posto a quota 2,25. Nuova prova di grande efficienza dei due high-jumpers italiani, sempre più protagonisti a livello internazionale e saldamente inseriti nella Diamond Race (sei punti e terzo posto per Fassinotti, tre punti e sesto posto per Tamberi). La gara, sulla pedana bagnata dalla pioggia, prende il via con qualche sussulto. L’unico che sale senza problemi, è il favorito, il qatariano Mutaz Essa Barshim, che vola al di là dell’asticella al primo tentativo nelle prime tre quote affrontate (2,20; 2,25; 2,29). Gli altri, sommano errori. Fassinotti sbaglia subito, a 2,20 (ok alla seconda), per poi riscattarsi a 2,25 (bandiera bianca alla prima prova). Tamberi apre bene a 2,20, ma ha bisogno di tutti e tre i salti a disposizione per valicare i 2,25; poi, come spesso accade, il marchigiano – ancora mezza barba sul viso, e protagonista del consueto idillio con il pubblico – tira fuori il coniglio dal cilindro, saltando 2,29 al primo tentativo. E’ il momento che per certi versi spezza la gara. Fassinotti, al contrario, litiga con la misura, chiudendo la serata al quinto posto. A 2,32 accedono in quattro (a Barshim e Tamberi, si uniscono prima lo statunitense Duffield, poi il connazionale Kynard), ma nessuno sembra in grado di risolvere l’equazione. O almeno, così sembra. Perché Duffield, nell’ultimo salto a disposizione, atterra sul gradino più alto del podio. Barshim è secondo (2,29), con la stessa misura di Tamberi (terzo) e Kynard (quarto). Per i due azzurri, nuovo confronto domenica nel meeting tedesco di solo alto di Eberstadt. Tanta Italia, all’Olimpico di Stoccolma. Giordano Benedetti, alle prese con un 800m di difficile lettura, finisce per pasticciare nel finale, quando è costretto, in piena rimonta, ad un impossibile slalom tra gli avversari. Dopo un passaggio a metà in 50.21 (ma con il trentino più sfilato, intorno ai 51 secondi), la corsa vive dello slancio del qatariano Balla, bravo a districarsi nell’affollato finale piazzando l’affondo vincente in 1:45.33. Benedetti si perde un po’ a 300 metri dal traguardo, quando concede qualche metro al gruppo di testa; la reazione è buona, ma nel rettilineo conclusivo gli spazi sono ridotti al minimo, e l’azzurro cerca vanamente spazio prima al largo, e poi alla corda, concludendo al sesto posto in 1:46.17. Va a vuoto, invece, il primo colpo sparato dalla 4x100 azzurra verso l’obiettivo Pechino. Fabio Cerutti, Jacques Riparelli, Davide Manenti e Giovanni Galbieri vincono in 39.15 contro Svezia e Romania rispettivamente 39.34 e 39.75), ma il tempo è lontanissimo dal 38.50 che proietterebbe il quartetto in zona qualificazione. A parziale scusante, la pista bagnata dalla pioggia del pomeriggio e i 20 gradi in meno di temperatura rispetto all’Italia; ma certo, in assenza di errori particolarmente significativi (non segnalati), il risultato non mette particolare entusiasmo. Sabato pomeriggio, a Rieti, come da programma, altre due possibilità. Le ultime, per provare a salire sull’aereo per la Cina. Apprezzabile 3000 metri per Margherita Magnani, settima con lo stagionale di 9:02.08 in una gara condotta su ritmi tutt’altro che proibitivi (vittoria alla statunitense Mackey in 8:52.99); dopo un primo chilometro in 2:58 ed un secondo addirittura in 3:08 (passaggio in 6:07 per la Magnani), bagarre negli ultimi due giri e mezzo, con l’azzurra che all’inizio si stacca, ma poi reagisce bene chiudendo sul piede dei 2:55 nella terza e ultima frazione.
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