Paura in paese per l’avvistamento della processionaria, un parassita di cui diversi cittadini alladiesi hanno segnalato la presenza, sempre più capillare negli ultimi tempi, al comune. L’assessore all’ambiente, Valeria Martinetto, insieme agli uffici, ha provveduto ai sopralluoghi e ne ha verificato la presenza. Da qui l’avviso affisso in tutte le bacheche del paese per mettere in guardia i cittadini. La processionaria, infatti, è una specie di lepidottero, appartenente alla famiglia Notodontidae, veramente dannosa, non solo per la vegetazione interessata, ma anche per l’essere umano e per gli animali che dovessero entrare in contatto con larve o individui adulti. Si tratta di un insetto altamente distruttivo per le pinete poiché le priva di parte del fogliame, compromettendone così il ciclo vitale. Inoltre, durante lo stadio larvale tale insetto presenta una peluria che risulta particolarmente urticante per vari animali, compreso l’uomo. “Abbiamo perciò provveduto ad eliminare i casi di processionaria individuati in aree pubbliche - sottolinea l’assessore Martinetto - e abbiamo diramato un avviso in modo che i privati possano intervenire tempestivamente e secondo gli opportuni metodi, appoggiandosi a ditte specializzate nella cura del verde, in modo da scongiurare la diffusione dell’insetto sul territorio ed i rischio per la salute correlati”.LA PROCESSIONARIA Alcune informazioni per individuare la processionaria: da giovane si presenta come una larva da 1 cm fino a 3 cm e mezzo. I gruppi di larve di processionaria quasi sempre in fila indiana, formando una sorta di “processione” (da cui il nome) e si compattano quando raggiungono il loro nido bianco di seta. Le cosiddette “farfalle triangolari” non sono altro che processionarie adulte. Le dimensioni possono essere variabili, ma la misura principale delle processionarie è di 3–4 cm e la colorazione delle ali è variabile dal bianco sporco al giallo avorio chiaro con delle striature quasi invisibili di colore più scuro. Come molte falene, alcune di esse possono emettere, se minacciate, un liquido giallastro molto irritante per poi volare via. La processionaria del pino attacca tutte le specie del genere Pinus, ma mostra una certa preferenza per Pinus nigra e Pinus sylvestris, inoltre si può trovare occasionalmente anche sui cedri, su Picea abies e su Larix decidua. L’insetto sverna allo stadio di larva di terza e quarta età all’interno dei caratteristici nidi sericei che vengono intessuti sui rami dei pini. In primavera le larve riprendono l’alimentazione cibandosi degli aghi di pino, ma nelle stazioni più calde, quando la temperatura del nido supera i 9 °C le larve escono a cibarsi anche in inverno. In primavera le larve sono molto voraci e causano forti defogliazioni. Giunte a maturità le larve abbandonano definitivamente il nido e si dirigono lungo il tronco verso il suolo in file lunghe vari metri. Questo insetto è conosciuto anche perché nocivo per le specie a sangue caldo. I danni provocati dalla penetrazione dei peli nella cute umana, possono essere modesti o assumere notevole gravità. Nella pelle, dove si infiggono le setole o i loro frammenti, insorge un molestissimo eritema papuloso, fortemente pruriginoso, mentre conseguenze più gravi si hanno quando i peli, o frammenti di essi, giungono a contatto con l’occhio, la mucosa nasale, la bocca, o peggio ancora quando penetrano nelle vie respiratorie e digestive. La processionaria inoltre risulta molto pericolosa nei confronti in particolare dei cani, i quali, annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto. I sintomi che un cane presenta in questa spiacevole evenienza sono spesso gravi. Il primo sintomo è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio, principalmente a carico della bocca ed in forma meno grave dell’esofago e dello stomaco. In questi casi il padrone intuisce la gravità di quanto è successo, perché vede che il fenomeno non accenna per niente a diminuire, anzi con il passare dei minuti, soprattutto la lingua, a seguito dell’infiammazione acuta, subisce un ingrossamento patologico, a volte raggiungendo dimensioni spaventose, tali da soffocare l’animale. I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua. Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest’ultima può essere anche emorragica. Questo pericoloso lepidottero può essere combattuto utilizzando diversi metodi: innanzi tutto con trattamenti insetticidi diretti sulle larve all’aperto: il nido, infatti, neutralizza l’efficacia del trattamento. Occorre comunque utilizzare la massima cautela. Anche se il metodo migliore consiste certamente nel bruciare le larve, i residui carbonizzati risultano ugualmente urticanti, perciò è da evitare il rimanere sottovento o nelle vicinanze del falò, soprattutto con parti del corpo scoperte (compresi viso e occhi). Quando si opera nelle vicinanze delle larve, è necessario coprire ogni parte del corpo (es. con guanti, maniche lunghe, occhiali, foulard sul viso), al fine di evitare il contatto coi peli urticanti ed in seguito lavare i vestiti utilizzati. Una tecnica consiste nella distruzione delle larve, tagliando le cime dei rami contenenti i nidi. In casi più gravi è necessario ricorrere a trattamenti specifici.
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