Il Carnevale alladiese è conosciuto per l'Olock (l'allocco), il babacio tipico che ricalca personaggi del luogo. Ma la vicenda dell'allocco, per cui un ragazzo del posto si ritrova imputato in Tribunale, a Ivrea, è tutt'altra e riguarda la specie protetta di uccello, simile al gufo, ma piuttosto diffusa, che si può avvistare nei parchi monumentali, compreso il parco della magnifica residenza sabauda di Agliè. Luca Fabrizio Giovannini, 37 anni, già detenuto per altre ragioni (a suo carico già una condanna per omicidio colposo dovuta ad un sinistro stradale) avrebbe catturato (o meglio soccorso, come sostiene la difesa, affidata all'avvocato Daniela Dematteis) uno di questi animali. Per questo si trova a rispondere dell'accusa di violazione della legge quadro sulla caccia, e l'altra settimana è iniziato il processo di fronte al giudice Maria Claudia Colangelo. A mettere nei guai Giovannini era stato un controllo di polizia giudiziaria, effettuato il 27 agosto del 2013, per verificare il rispetto delle misure cautelari. Dentro l'abitazione gli agenti avevano trovato il piccolo esemplare di allocco, dentro una stanza buia, ferito ad un'ala. Doveva essersela rotta dieci giorni o un mese prima. "Era in buonissime condizioni, beh, per quel che ne sapevo io" ha comunque confermato l'agente di polizia municipale, oggi in pensione, Massimo Vezzetti, tornato sul posto dopo aver contattato la Forestale di Pont che aveva poi condotto il piccolo allocco in un'oasi protetta a Grugliasco. Il testimone della Forestale, sentito in aula, ha spiegato che la capacità di cicatrizzazione di questi animali è molto elevata, tanto che le due ossa dell'ala si stavano già attaccando e calcificando. "Se non viene preso subito le ossa rischiano di rompersi" ha messo in guardia il testimone. Giovannini, da parte sua, ha ammesso di non essere consapevole che quel soccorso poteva costituire una violazione della legge sulla caccia e in aula, dove ha deciso di sottoporsi all'esame, ha dato una versione che ha suscitato tenerezza. "Erano le 5 del mattino – ha riferito il ragazzo – quando ho trovato questo uccellino. Era sull'asfalto, le macchine gli passavano sopra. Era ferito. L'ho preso e portato a casa". Nell'abitazione in frazione Gerbola lo aveva nutrito e gli aveva fatto posto. "Dovevo imboccarlo perché non voleva mangiare, era un cucciolo – ha proseguito Giovannini -. Per un giorno non ha dormito, non sapevo nemmeno se sarebbe sopravvissuto. Ho cercato qualcuno che potesse prendersi cura di lui. Mi sono documentato e ho scoperto che quando un cucciolo cade dal nido la mamma non vuole più riprenderlo. Poi la Forestale mi ha detto che, invece, avrei dovuto lasciarlo lì". I familiari hanno testimoniato le medesime cose, Starà al giudice valutare se applicare la rigida legge o se comprendere il gesto che non voleva essere altro che un salvataggio affettuoso.
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