“Le ferrovie dello Stato realizzeranno, entro il 1980, con una spesa valutabile intorno ai 25 miliardi di lire, l’elettrificazione della linea Chivasso - Aosta e il raddoppio dei binari nel tratto Chivasso - Ivrea. Prima di quella data, è possibile che la Canavesana, con la realizzazione di una bretella di inserimento sulla ferrovia Torino-Ceres, sia collegata nella stazione di Largo Emilia a Torino con la linea nr 1 della Metropolitana...”. Così scriveva La Sentinella del Canavese nel lontano 25 maggio del 1973 raccogliendo alcune dichiarazioni dell’allora assessore regionale ai trasporti Aldo Gandolfi. E cosa è successo in questi ultimi 50 anni? Ve lo diciamo noi... Assolutamente niente. Un bel cavolo di niente. E?quando diciamo “niente” è proprio per sottolineare il “nulla” sotto tutti i punti di vista, con particolare riguardo ai trasporti che anzi sono andati via via peggiorando, con meno treni, meno autobus, meno di tutto un po’. Per questo, oggi, fa un po’ sorridere tutta questa grande euforia scatenatasi intorno al nuovo piano strategico della Città Metropolitana, subentrata alla Provincia di Torino nella gestione di un territorio che, incredibile ma vero, ha gli stessi confini della ex Provincia di Torino, ma non avrà le stesse risorse finanziarie a disposizione. Un appunto nient’affatto campato per aria come si può capire a vista d’occhio semplicemente guardando lo stato di degrado dell’intera rete stradale, costellata di buche che in alcuni casi sono diventate delle vere e proprie voragini. I “paroloni” rimbombano nelle orecchie:?“Un piano strategico del Canavese per dare degli spunti al piano strategico della Città Metropolitana valido per i prossimi 20 anni”. Venti anni? Sì: 20 anni. Ed è la storia che si ripete, uguale identica. E son tutti lì pronti a suggerire quegli invesstimenti considerati indispensabili per il progresso, cioè e per l’appunto sempre gli stessi da 50 anni a questa parte e tra le tante urgenti opere, manco a dirlo, il raddoppio della ferrovia Chivasso-Aosta. Sembra quasi - anzi no lo è - una presa per i fondelli, ma morire se se ne trova anche solo uno che abbia il coraggio di alzarsi in piedi a dirlo chiaramente. C’è davvero tutto questo bisogno di scriverlo che la ferrovia Chivasso Aosta è da terzo mondo, che fa schifo e che non se ne può più di viaggiare con ritardi imprecisati? La domanda che ci si fa oggi è però ancora un’altra. Non è che per caso quell’Aldo Gandolfi intervistato 50 anni fa dalla Sentinella è lo stesso che oggi presiede il Forum Democratico e che è, con AMIunaCittà, tra i principali sostenitori della grande città dell’eporediese da costruire con una bella “fusione a freddo” dei 66 comuni dell’Anfiteatro? Cioè tanto per capirci lo stesso Gandolfi che giusto prima di Pasqua ha partecipato all’incontro organizzato dal Partito Democratico per andare alla ricerca di spunti e riflessioni da suggerire al tavolo tecnico e a quello politico che sono al lavoro proprio sul piano strategico? No, perchè se è così c’è da toccarsele. Sarebbe un brutto segno di continuità del nulla prolungatosi per più di mezzo secolo, con l’infelice prospettiva di un ventennio di parole e vane promesse ancora tutto davanti a noi.... Se è così - è un po’ ci pare che sia così - meglio sarebbe non aggiungere nient’altro ad un dibattito che si sta trascinando avanti senza concludere nulla da almeno tre generazioni. Perchè un conto è lasciare ai posteri delle cose fatte, altra cosa è lasciare ai nostri figli e ai figli dei nostri figli la “fuffa” delle parole e delle vane speranze. Poi, in verità, ci dicono che Gandolfi sia una mente illuminata, una persona di indubbio spessore e di valore, un bel personaggio insomma. E noi di questo (ci mancherebbe ancora) prendiamo atto.
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