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10 Luglio 2025 - 00:05
C’era il sole. Poi è arrivata la pioggia. Ma prima che le nuvole scaricassero acqua e umidità sul Canavese, Alberto Cirio aveva già fatto il giro dell’orgoglio eporediese, tra cultura, innovazione e piatti tipici. Il lunedì di San Savino, patrono di Ivrea, è diventato il contesto ideale per una visita istituzionale che sa di vetrina e promozione del territorio. Insieme al sindaco Matteo Chiantore, il presidente della Regione Piemonte ha toccato alcuni dei luoghi più simbolici della città.
Prima tappa alla Chiesa di San Bernardino, gioiello gotico-rinascimentale e oggi bene tutelato dal FAI, dove Cirio è stato accompagnato dal presidente del Fondo Ambiente Italiano, Marco Magnifico. Un momento suggestivo, tra affreschi quattrocenteschi e memorie olivettiane.
Poi, il cuore pulsante dell’innovazione: l’ex stabilimento Olivetti, oggi Patrimonio Mondiale Unesco, dove due aziende rappresentano il futuro che si coltiva – letteralmente – a Ivrea. La prima è Ortindoor, che fa crescere insalate e micro-ortaggi in serre aeroponiche e idroponiche, sospese a mezz’aria come sogni green. La seconda è Mavel, impresa che sviluppa motori elettrici ad altissima velocità e che rappresenta una delle eccellenze industriali del territorio.
Infine, tra le bancarelle e i profumi di Piazza Ottinetti, Cirio si è unito alla festa popolare, dove le pro loco canavesane hanno proposto i loro piatti tipici: polenta, formaggi, salami, agnolotti. Il governatore ha celebrato sui social i “sapori e i colori della tradizione”, chiudendo il suo post con una foto sorridente accanto al sindaco.
Tutto bello? Non per tutti.
Perché se a Ivrea si parla spesso di trasparenza, partecipazione, coinvolgimento del territorio, qualcosa – o meglio qualcuno – è rimasto fuori dalla porta. A visita avvenuta, il malumore è montato silenzioso tra le fila di alcuni esponenti del centrodestra, che si sono detti “sorpresi” e “offesi” per non essere stati nemmeno informati della presenza di Cirio in città.
Non una mail, non un messaggio, non una chiamata. E il destinatario del malcontento è chiaro: il sindaco Matteo Chiantore, reo di aver gestito tutto in modo blindato, lasciando fuori i rappresentanti della stessa area politica che governa la Regione.
“Va bene fare passerelle con le eccellenze locali, ma quando c’è il presidente della Regione in visita per il patrono, si dovrebbe almeno avere l’accortezza istituzionale di avvisare i consiglieri comunali" si mormora con tono sempre meno sommesso.
Una dimenticanza? Una scelta politica? Un gesto di autonomia marcata da parte del sindaco? Il dubbio serpeggia.
Insomma, la visita di Cirio a Ivrea ha mostrato le bellezze della città, ma anche qualche crepa. E stavolta, a dividere, non è stata la pioggia. È stata la regia.
Bisogna ammetterlo: sto Cirio ci sa fare. Ma proprio tanto. Altro che presidente di Regione. È un attore. Un performer. Un uomo da palcoscenico che trasforma ogni visita istituzionale in uno spettacolo interattivo a base di pacche sulle spalle, sorrisi a 32 denti e frasi da bacheca Facebook.
A Ivrea, per la festa di San Savino, è stato inarrestabile. Ha fatto tutto. Tappe culturali, imprese innovative, ma il vero colpo di teatro l’ha piazzato negli stand delle pro loco, tra pentole, frittelle e mele verdi. E lì, davanti ai fotografi, ha orchestrato la scenetta perfetta: “Io mi siedo e tengo la mela, tu – Chiantore – alzati e mostra la frittella, che fa più rustico. Tu, invece, sbuccia. Bravo, ottimo. Adesso scattate”.
C’era più regia che in una campagna pubblicitaria per l’Expo. Ma tant’è. Cirio “farabutto buono”, come lo chiamano alcuni, è fatto così: sa vendersi, sa intrattenere, e soprattutto – grazie al team social che gli sta dietro (perché no, non posta certo lui) – sa far esplodere like, tag e richieste di amicizia. A ondate. Dopo ogni foto, c’è sempre qualcuno che esclama “Alberto, ti ho mandato l’amicizia!”. Lui sorride. Loro si emozionano. Il suo staff conferma.
Nei primi cinque anni di mandato, si stima abbia stretto un miliardo di mani e dato almeno tre milioni di pacche sulle spalle. Con il secondo mandato, pare voglia superarsi. A Ivrea, tra un basilico aeroponico e un motore elettrico, ne ha già collezionate almeno 300. E siamo solo a luglio.
Il messaggio è chiaro: dove c’è una mela da impugnare, una frittella da mordere, un salame, una costina, un agnolotto o una nonna da abbracciare, Cirio c’è. Anzi, è lì già da un’ora, pronto per la foto.
Nel frattempo, qualcuno brontola. Non tanto per le strette di mano o le mele. Ma per le telefonate mai arrivate, per gli inviti mai spediti, per le assenze forzate di consiglieri e alleati, lasciati fuori da questa teatrale gita eporediese. Ma questa è un’altra storia. Una storia che il Cirio-show, al momento, non contempla nel copione.
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