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Bandiere dell'Europa in fiamme: la piazza contesta il piano di guerra

Centri sociali, pacifisti e sovranisti in piazza contro gli 800 miliardi per le armi. Rizzo: "Europa con l’elmetto? No grazie!"

Roma si è trasformata oggi in un campo di battaglia politico tra due visioni diametralmente opposte del futuro dell’Europa. Se in Piazza del Popolo migliaia di persone si sono radunate per sostenere un'Europa unita e forte, in Piazza Barberini e alla Bocca della Verità un’ondata di dissenso ha invaso le strade della capitale per dire no al piano di riarmo da 800 miliardi di euro, varato dalle istituzioni europee con il sostegno del governo italiano.

Le due principali contromanifestazioni hanno visto la partecipazione di sigle politiche di sinistra, gruppi pacifisti e movimenti sovranisti, tutti uniti da una stessa convinzione: l’Unione Europea sta abbandonando il suo spirito fondativo di pace e cooperazione per diventare un attore bellico sulla scena internazionale. Tra slogan infuocati, striscioni provocatori e momenti di tensione con le forze dell’ordine, la giornata si è trasformata in una vera e propria mobilitazione contro l’establishment europeo e i governi nazionali che ne seguono la linea.

La prima protesta si è tenuta in Piazza Barberini, dove Potere al Popolo e altre sigle della sinistra radicale hanno organizzato un presidio contro la manifestazione europeista di Piazza del Popolo, definendola "una vetrina per le élite che vogliono più guerra e più repressione sociale".

Il corteo ha raccolto centinaia di persone, molte delle quali hanno scandito slogan contro la NATO e la militarizzazione dell’Europa. Un gruppo più radicale ha scelto di esprimere il proprio dissenso in modo ancora più plateale, dando fuoco a diverse bandiere dell’Unione Europea, tra applausi e cori come "Questa non è la nostra Europa, questa è l’Europa delle guerre".

Se la protesta di Piazza Barberini si è concentrata sul rifiuto dell’UE come istituzione politica ed economica, alla Bocca della Verità il discorso si è focalizzato maggiormente sulle spese militari e sul ruolo dell’Italia in questo scenario. A organizzare l’evento è stato Democrazia Sovrana e Popolare, con in prima fila Marco Rizzo, storico leader della sinistra sovranista, che ha arringato la folla con un discorso durissimo contro la militarizzazione dell’Europa. "Ci dicono che dobbiamo prepararci a nuove guerre, mentre ospedali e scuole cadono a pezzi. L’Europa con l’elmetto è una minaccia per i popoli, non una soluzione per la pace", ha dichiarato tra gli applausi.

Rizzo ha poi attaccato direttamente la manifestazione di Piazza del Popolo, voluta da Michele Serra e sostenuta da esponenti del Partito Democratico, di Azione e di +Europa, definendola "un’operazione propagandistica per giustificare l’aumento delle spese militari". "Oggi a Roma ci sono due Italie: quella che sta con i potenti e con la NATO, e quella che vuole la pace. Noi siamo qui per dire no a questo piano di riarmo che arricchisce solo le industrie belliche e impoverisce i cittadini", ha aggiunto il leader di DSP.

Tra i presenti alla Bocca della Verità c’erano anche delegazioni di movimenti pacifisti, associazioni antimilitariste e sindacalisti di base. Molti hanno sottolineato che l’Italia ha già destinato oltre 30 miliardi di euro nel 2024 alla spesa militare, una cifra destinata ad aumentare con il nuovo programma europeo per la difesa. Alcuni manifestanti hanno esposto cartelli con scritte come "Pane, non cannoni" e "800 miliardi per le armi, ma niente per i poveri".

Durante la protesta, un tentativo di corteo spontaneo verso il Campidoglio è stato bloccato dalla polizia in assetto antisommossa, che ha chiuso le vie d’accesso principali. Ne sono scaturiti momenti di tensione, con alcuni manifestanti che hanno provato a forzare il blocco, spingendo gli agenti e scandendo cori contro il governo e il ministro della Difesa. Alcuni testimoni raccontano che si sono verificati spintoni e che un manifestante sarebbe stato fermato per identificazione.

La giornata di oggi segna una spaccatura profonda nel dibattito italiano sul futuro dell’Europa. Da un lato chi sostiene che l’Unione Europea debba rafforzarsi militarmente per rispondere alle nuove sfide geopolitiche, dall’altro chi teme che questo porterà solo a nuovi conflitti e a un ulteriore impoverimento dei ceti popolari. Se il governo e i partiti tradizionali sembrano compatti nel sostenere la linea del riarmo, nelle strade di Roma si è visto che esiste un fronte di opposizione determinato a farsi sentire.

I prossimi mesi saranno decisivi: l’aumento delle spese militari, la crisi economica e le tensioni internazionali potrebbero alimentare ulteriormente il dissenso, rendendo queste manifestazioni solo il primo capitolo di una battaglia destinata a continuare.

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