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Gianni Oliva a Rivarolo Canavese racconta la prima guerra civile italiana

In Sala consiliare il nuovo saggio sul Mezzogiorno postunitario, tra briganti, Stato e ferite che parlano ancora al presente

Gianni Oliva a Rivarolo Canavese racconta la prima guerra civile italiana

Gianni Oliva a Rivarolo Canavese racconta la prima guerra civile italiana

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Venerdì 12 dicembre, alle 21, a Rivarolo Canavese (via Ivrea 60), il Comune e la Biblioteca comunale Domenico Besso Marcheis ospitano Gianni Oliva per la presentazione di La prima guerra civile. Rivolte e repressione nel Mezzogiorno d'Italia (Mondadori, 2025), un viaggio dentro la stagione più controversa e rimossa dell’unificazione italiana.

Per l’amministrazione si tratta di un ritorno atteso. Il vicesindaco Marina Vittone sottolinea come il nuovo lavoro di Oliva permetta di «ricostruire una fase fondamentale della storia italiana», utile anche a comprendere fratture e divisioni che ancora oggi attraversano il Paese. L’accento è sulla necessità di uno sguardo non semplificato: di fronte a una materia storica spesso piegata a letture di parte, l’invito è a «tentare di comprendere la complessità, senza limitarsi ad analisi superficiali».

Il libro affonda nel cuore della questione meridionale nata subito dopo l’Unità. Nel racconto di Oliva il Mezzogiorno non è lo sfondo passivo della “grande storia”, ma il teatro di una vera e propria guerra civile che oppone, da un lato, popolazioni impoverite e ribelli senza un programma definito, dall’altro uno Stato ansioso di legittimarsi davanti all’Europa. I contadini vedono nel nuovo regno più tasse, coscrizione obbligatoria, nessuna redistribuzione delle terre. Le loro rivolte sono confuse, spesso prive di direzione politica, ma nascono da un disagio reale che la classe dirigente liberale, formatasi al Nord, non comprende e non affronta.

A questo magma sociale si sovrappongono altri attori: bande criminali che si muovono sul terreno del cosiddetto brigantaggio, agendo per tornaconto personale e talvolta rivestendosi di una patina ideologica; agenti borbonici, ambienti papalini e notabili reazionari che alimentano il caos per indebolire il neonato Stato. Di fronte a questo intreccio di rivolta sociale, criminalità e controffensive politiche, la risposta di Torino e di Firenze è essenzialmente militare: rastrellamenti, incendi di villaggi, fucilazioni sommarie, l’impiego di quasi i due terzi dell’esercito regio in un conflitto che, come ricorda Oliva, fa più vittime delle tre guerre d’indipendenza messe insieme.

Lo storico Gianni Oliva ospite a Cherasco incontra per parlare della storia  dei Carabineri

Gianni Oliva

Il saggio prova a tenere insieme questi piani senza cedere né alla retorica neoborbonica né all’autoassoluzione della storiografia ufficiale. L’etichetta di “lotta al brigantaggio”, ripetuta per decenni nei manuali scolastici, viene messa in discussione: chiamare “briganti” tutti i ribelli significa cancellare le ragioni sociali di una protesta che nasce dalla questione della terra, dalla miseria, dall’assenza di diritti e dalla violenza di uno Stato percepito come lontano. Allo stesso tempo, Oliva non indulge nel mito romantico del ribelle: distingue, incrocia fonti, ricostruisce responsabilità e difese, restituendo un quadro frammentato e drammatico.

La serata di Rivarolo sarà l’occasione per rileggere, con il supporto di uno storico di lungo corso, un nodo che continua a tornare nel dibattito pubblico: il rapporto tra Nord e Sud, le disuguaglianze territoriali, il peso delle narrazioni semplificate sulla memoria nazionale. La “prima guerra civile” raccontata nel volume non è solo un capitolo del passato, ma una chiave per interpretare tensioni e stereotipi che in parte sopravvivono ancora oggi.

Il curriculum di Gianni Oliva conferma la solidità del lavoro. Storico e giornalista, ha iniziato a pubblicare alla fine degli anni Settanta su riviste come Annales historiques de la Révolution française, Rivista Storica Italiana, Rivista di storia contemporanea e Belfagor. Dopo Esercito, Paese e movimento operaio (Franco Angeli, 1986), ha firmato oltre quaranta volumi su quattro direttrici principali: la storia del 1943-45, quella dell’esercito italiano, la vicenda dei Savoia e la storia del Piemonte. Nel 2024 ha debuttato anche nella narrativa con il romanzo Il pendio dei noci. La presentazione rivarolese mette idealmente in dialogo queste esperienze: la ricerca d’archivio, la divulgazione, la capacità di intrecciare rigore e racconto.

L’appuntamento con Oliva si inserisce nel ciclo “Una Biblioteca per tutti”, che nelle scorse settimane ha già proposto due incontri incrociando divulgazione scientifica e cultura visiva. Giovedì 29 novembre, il paleontologo Massimo Delfino, docente all’Università di Torino, ha presentato il progetto Fossili urbani, realizzato con la fotografa Francesca Cirilli. Partendo dalla definizione scientifica di fossile, Delfino ha mostrato come le città siano piene di tracce destinate a diventare le “testimonianze” del futuro: un’impronta nel cemento, una moneta nell’asfalto, piccoli frammenti di vita quotidiana che un giorno saranno materia di studio. La conferenza si è trasformata in una sorta di prima lezione di paleontologia, con aneddoti di ricerca sul campo e un invito alla curiosità verso i fenomeni che ci circondano.

Il percorso si chiuderà giovedì 11 dicembre alle 17, nell’atrio della Biblioteca, con Fabio Pezzetti Tonion, ricercatore e bibliotecario della Bibliomediateca “Mario Gromo” del Museo del Cinema di Torino. L’ultimo incontro sarà dedicato a un viaggio tra dvd e libri sulla settima arte, materiali recentemente donati alla Biblioteca di Rivarolo dal Museo torinese: un modo per mettere in rete patrimoni culturali, collezioni specialistiche e lettori della valle.

La serata del 12 dicembre con La prima guerra civile aggiunge un tassello diverso, ma complementare, a questo mosaico: da un lato l’approfondimento su un passaggio cruciale della costruzione dello Stato italiano; dall’altro la conferma del ruolo della Biblioteca Domenico Besso Marcheis come luogo di confronto, dove le grandi questioni storiche non restano chiuse nei saggi ma diventano materia di dialogo pubblico. L’ingresso è libero; la prenotazione è gradita per ragioni organizzative all’indirizzo biblioteca@rivarolocanavese.it.

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