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A San Giusto arriva “Mister Jackpot”: il teatro svela il lato oscuro del gioco d’azzardo

Il 7 novembre al Salone Gioannini una serata tra fascino, dipendenza e verità: quando la fortuna diventa una trappola che consuma tutto

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A San Giusto arriva “Mister Jackpot”: il teatro svela il lato oscuro del gioco d’azzardo

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Un nome accattivante, un volto da copertina, un sorriso che promette fortuna. Ma dietro la patina dorata di Mister Jackpot si nasconde la vertigine della dipendenza da gioco, un abisso che inizia con una moneta nella slot e finisce per inghiottire intere vite. È proprio questa la storia che andrà in scena venerdì 7 novembre, alle ore 21, nel Salone Gioannini di Piazza Municipio 9 a San Giusto Canavese, dove il teatro si fa specchio della realtà per raccontare senza sconti la seduzione e la rovina del gioco d’azzardo.

Lo spettacolo – ideato, scritto e interpretato da Marco De Martin Modolado, per la MDM Productions – è parte della campagna regionale “Non è un bel gioco”, promossa dalla Regione Piemonte e dall’ASL TO4, con il patrocinio del Comune di San Giusto Canavese. Una collaborazione tra cultura e sanità pubblica che sceglie il linguaggio scenico come strumento di prevenzione, trasformando un racconto teatrale in un momento di riflessione collettiva.

Al centro del palco c’è lui, Mister Jackpot: un personaggio brillante, ricco, pieno di carisma. Rappresenta il mito del vincente contemporaneo, tra auto di lusso, champagne e successo facile. Ma dietro quell’immagine levigata si cela un patto con il diavolo: l’accordo con un demone interiore, incarnazione del gioco compulsivo, che promette adrenalina e libertà ma in cambio divora tutto — affetti, dignità, lucidità. È un racconto che affascina e inquieta, perché mette in scena la sottile linea tra l’ebbrezza della vittoria e il vuoto della sconfitta.

Il teatro diventa qui una lente che ingrandisce l’ambiguità del gioco, ne svela il fascino e il veleno. Niente moralismi, ma un’immersione emotiva dentro le dinamiche della dipendenza, dove il confine tra piacere e ossessione si dissolve. La drammaturgia alterna ironia e tensione, offrendo al pubblico un viaggio che parte dalla seduzione del rischio e finisce nella perdita di controllo. È un viaggio che chiunque può riconoscere, perché il meccanismo psicologico che spinge a “tentare la sorte” è lo stesso che regola tanti altri desideri umani: la ricerca di gratificazione, l’illusione del riscatto, la fuga dalla noia o dal fallimento.

La scelta di portare Mister Jackpot nel cuore del Canavese, in una comunità come San Giusto, ha un significato preciso. Non è solo intrattenimento, ma un’azione sociale, pensata per parlare alle persone nei luoghi della quotidianità. La piaga del gioco d’azzardo non riguarda solo le sale slot o le grandi città: tocca i bar di paese, i circoli, i telefoni, i portafogli. È una dipendenza invisibile che cresce in silenzio, spesso senza clamore, ma con conseguenze devastanti su famiglie e relazioni.

La forza dello spettacolo sta nel suo linguaggio diretto e nel coraggio con cui affronta il tema: il gioco come maschera del successo e strumento di autodistruzione. Mister Jackpot non è un mostro, ma un uomo come tanti, che confonde la fortuna con il destino e la perdita con un debito da riscattare. Raccontarlo in scena significa rompere il silenzio, portare alla luce una ferita collettiva che troppo spesso si preferisce ignorare.

La serata del 7 novembre non sarà solo uno spettacolo, ma un’occasione per ascoltare, capire e discutere. Il teatro, in questo caso, diventa una piazza pubblica dove si incontrano emozione e consapevolezza. E forse, in quella riflessione condivisa, si potrà riconoscere un pezzo di verità: che la fortuna non è una slot, e che dietro ogni “jackpot” si nasconde la possibilità di perdere se stessi.

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