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29 Agosto 2025 - 16:39
Il pane dell’esodo: la memoria dei fornai di Niella Tanaro diventa libro
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Data di inizio 01.09.2025 - 00:00
Data di fine 01.09.2025 - 00:00
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C’è un filo sottile che lega il profumo del pane appena sfornato al ricordo di chi, con mani callose e occhi pieni di speranza, ha attraversato oceani portando con sé solo un mestiere antico e la forza di una comunità. Quel filo oggi torna a tendersi grazie al libro «Le pain du partage – Il pane dell’esodo» di Géraldine Giraud, giornalista e documentarista francese, che ha deciso di trasformare quindici anni di ricerche in un’opera capace di restituire voce e dignità a una saga silenziosa, troppo a lungo rimasta ai margini della memoria collettiva.
La storia parte da Niella Tanaro, piccolo centro in provincia di Cuneo, culla di una tradizione che ha visto intere generazioni di panettieri – “assi della farina” come li chiama l’autrice – varcare i confini del Piemonte per approdare prima in Francia e poi fino alle Americhe. Non una migrazione celebrata nei manuali di storia, bensì un esodo invisibile, fatto di sacrifici quotidiani e di vite consumate tra il calore dei forni e il profumo di lievito.
Tutto comincia nel 2008, dopo la morte del nonno. È allora che Géraldine sente l’urgenza di andare oltre la memoria familiare e inseguire le tracce di una comunità dispersa ai quattro angoli del mondo. «Con in tasca un centinaio di testimonianze di discendenti dei panettieri niellesi, oltre agli archivi custoditi negli album di famiglia, ho seguito le loro orme», racconta. Da quella ricerca sono emersi veri e propri tesori: lettere scritte a mano e ancora intrise di emozione, documenti d’emigrazione mai sfogliati, ritagli di giornale ingialliti dal tempo. Pezzi di vita che rischiavano di scomparire e che, messi insieme, ricompongono il mosaico di una memoria fragile ma potentissima.
Nel libro, una ventina di famiglie di panettieri diventano protagoniste di un racconto corale che attraversa quasi un secolo. Le loro vicende si intrecciano tra Piemonte e Costa Azzurra, tra i paesi d’origine e i nuovi mondi da conquistare, sempre con lo stesso collante: l’arte bianca, il pane come simbolo di sostentamento e identità. È un viaggio che ha il sapore della nostalgia ma anche della speranza, un racconto che lievita pagina dopo pagina come un impasto che prende vita.
La scelta del bilinguismo – italiano e francese – non è casuale. È un modo per rendere il libro uno strumento di ponte, un oggetto da condividere, come spiega l’autrice, «di mano in mano con le generazioni future, come si spezza il buon pane». E non potrebbe esserci simbolo più forte: il pane che unisce, che nutre, che attraversa le frontiere portando con sé una cultura fatta di piccoli gesti quotidiani e di grandi sacrifici.
Dietro questo lavoro c’è anche la biografia di Géraldine Giraud. Nata a Nizza, ha studiato giornalismo all’Università di Boston e ha lavorato come corrispondente per l’agenzia audiovisiva CAPA tra Stati Uniti, Italia e Francia. Tornata in Costa Azzurra, ha scelto di riavvicinarsi alle proprie radici piemontesi, dando vita a progetti culturali ed editoriali che guardano oltre i confini, con l’intento di creare ponti tra territori e memorie. Parallelamente, continua a realizzare documentari, sempre con l’attenzione rivolta a storie umane, spesso dimenticate, ma capaci di illuminare la nostra epoca.
Il libro, pubblicato da Baima & Ronchetti Editore, sarà disponibile dal 1° settembre 2025 nelle librerie italiane e francesi e online. Ma prima ci sarà un’anteprima speciale, dal forte valore simbolico: domenica 31 agosto 2025, alle ore 16, nel cortile del Castello di Niella Tanaro, in occasione della Festa del pane. Lì, dove tutto ha avuto origine, le parole dell’autrice troveranno il loro spazio naturale, restituendo al paese e ai suoi abitanti un pezzo di storia collettiva.
«Ho voluto restituire i colori e le asperità a una saga migratoria inedita», sottolinea Géraldine. E in effetti il suo libro non è soltanto una raccolta di testimonianze: è un atto di giustizia verso chi ha lasciato la propria terra senza clamore, affidando alla farina e al lievito la propria identità. È il tentativo di fermare il tempo, di custodire memorie che rischiavano di svanire, di consegnare alle nuove generazioni non solo un racconto, ma un’eredità.
In fondo, il pane è sempre stato questo: un gesto di condivisione, un segno di appartenenza, una promessa di futuro. Con questo libro, il pane di Niella Tanaro torna a lievitare, impastando insieme storie, emozioni e destini.
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