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05 Luglio 2025 - 01:16
Enzo Bianchi fondatore della comunità di Bose
Dettagli evento
Data di inizio 08.07.2025 - 00:00
Data di fine 08.07.2025 - 00:00
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Martedì 8 luglio, alle ore 18.30, al Parco dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa di San Grato a Ivrea, Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, torna a parlare in pubblico con la forza e la dolcezza di sempre. Al centro dell’incontro, organizzato nel suggestivo spazio verde di Viale Liberazione 4, il tema più radicale e universale: la morte. Ma non per spaventare, né per indulgere in malinconie. Piuttosto per celebrare la vita.
Il pretesto – o meglio il punto di partenza – è il suo ultimo libro, "Cosa c’è di là. Inno alla vita" (edito da Il Mulino), un testo poetico, riflessivo, profondamente umano, nel quale Bianchi affronta il tema dell’aldilà con il linguaggio della speranza e della tenerezza. Al suo fianco, in dialogo, Davide Gamba, libraio e anima culturale del territorio, con il quale si cercherà di costruire un ponte tra parole, esperienze e domande esistenziali che toccano ciascuno, senza eccezioni.
Morte e amore: due parole che spesso sfuggono, si evitano, si rimuovono. Ma per Enzo Bianchi è proprio lì, nel limite estremo dell’esistenza, che si gioca il senso della vita. "Ormai vecchio, guardando al mio passato – scrive – mi accorgo che il cammino dell’imparare a morire è stato il cammino dell’imparare a vivere, nella convinzione che ciò che si è vissuto nell’amore resterà per sempre. Solo l’amore innesta l’eternità nella nostra vita mortale." Una frase che racchiude l’essenza del suo pensiero: la morte non come cesura, ma come prosecuzione in altra forma dell’unico elemento che non si consuma: l’amore.
In un’epoca in cui la morte è negata, spettacolarizzata, rimossa oppure trasformata in pornografia del dolore attraverso flussi di immagini che tolgono dignità al morire, Bianchi tenta una via opposta. "Su questa terra che tanto amo, ho sempre cercato l’eternità", scrive ancora. Un’eterna ricerca del senso, del mistero che non paralizza ma invita a vivere pienamente, con intensità e consapevolezza.
Il libro è un gesto controcorrente, un affondo gentile nella profondità dell’umano. Non dogma, ma ascolto. Non paura, ma accettazione. Non risposte confezionate, ma meditazioni che accendono nuove domande. Perché in fondo – sembra dirci Bianchi – la vera eternità non è un altrove spaziale o temporale, ma la densità dell’amore vissuto qui e ora, ogni volta che ci prendiamo cura gli uni degli altri.
L’appuntamento eporediese non si esaurisce nel dialogo. Alle ore 21.30, infatti, sempre all’interno del Parco dell’Archivio Cinema d’Impresa, è prevista la proiezione di due opere cinematografiche che ampliano e intrecciano il tema trattato. Si comincia con il breve documentario "Preparazione del Conclave" (durata 7 minuti), a cui seguirà "Andare all’altro mondo", film diretto da Remo Schellino, che sarà presente in sala. Ad accompagnare il dibattito, insieme al regista, la teologa Chiara Giuliani, che offrirà uno sguardo ulteriore, teologico e antropologico, su quanto lo schermo restituisce e sul filo sottile che unisce morte e desiderio di senso.
L’ingresso è libero e gratuito, come dev’essere ogni riflessione vera, quando è pensata come dono e non come lezione. E sarà forse proprio questo il messaggio finale che porteremo a casa da San Grato: che parlare della morte non significa necessariamente indagare l’oscurità, ma piuttosto imparare a vivere meglio. A vivere sapendo che ogni gesto d’amore resiste, ogni sguardo dato con sincerità rimane, ogni cura per l’altro – anche piccola – è già eternità.
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