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Nasce a Favria il primo villaggio delle zucche

Sarà possibile visitarlo dal 14 al 31 ottobre a Favria Borgata Chiarabaglia, via case Bottini

Il villaggio delle zucche

Dettagli evento

W le zucche.

Barbara e Andrea, titolari dell’azienda agricola la Borgheisa, località San Giuseppe, Favria, hanno avuto la bella idea del “Villaggio della zucca” per fare divertire grandi e piccini.Evento a Favria Borgata Chiarabaglia, Strada Case Bottini

Penso che tutti abbiamo un debole per le zucche piene, quelle straboccanti di cuore. Mi  piacciono le zucche per come si arrampicano sulle altre piante, si avventurano nell’orto per fiorire lontano dalla buca piena di letame dove sono state piantate, lunghi draghi di foglie nell’erba. Mi piacciono le forme bizzarre, i colori dal giallo all’arancio al verde al caffelatte, la compattezza delle piccole zucche.

W le zucche e il Villaggio delle zucche a Favria dal 14, ore 10,  al 31 ottobre.

L’idea di Barbara e Andrea mi porta a pensare al significato della parola zuzza, dall’etimologia incertaSecondo il dizionario Zingarelli, potrebbe derivare dal latino “cucutia”, cioè testa.

Quando dal latino si passa alla lingua  volgare il termine diventa cocuzza ed infine zucca. Le origini della coltivazione della zucca sono remote ed incerte. Si ritiene che il genere “lagenaria”, di forma cilindrica e lunga fino a due metri, sia quella arrivata per prima in Europa dall’India. Forse furono gli Etruschi a coltivarle, oppure ancor prima i navigatori Fenici approdati alle foci dei fiumi italici.

Comunque la zucca era conosciuta dagli antichi Egizi, dagli Arabi e dagli Africani del Niger, anche se si trattava di specie molto diverse tra di loro. Ma è in Messico che abbiamo la testimonianza più antica della presenza di questo ortaggio: infatti vi sono stati ritrovati semi di zucca risalenti al 7000/6000 a. C. Sia Discoride che Plinio definiscono la zucca “refrigerio della vita umana, balsamo dei guai”. Presso i romani, la zucca era simbolo di stupidità, di scempiaggine e di follia.

 Nella Bibbia viene raccontato come Dio fece crescere una piante di zucca per far ombra a Giona. La pianta divenne per questo un simbolo della resurrezione, ma Dio non invitò Giona ad assaggiarla, così che nessuno pensò alle sue proprietà nutritive, o alle belle e saporite pietanze che si potevano fare con quel frutto. La zucca è uno tra gli ortaggi più conosciuti, consumati ed apprezzati in tutte le culture, ormai da millenni.

Molto del suo successo si deve al fatto che se ne utilizzano tutte le parti: la polpa in mille ricette diverse; i semi, essiccati e salati, ottimi in insalate e come snack, oltre ad essere usati nella medicina naturale ed in cosmesi; e poi  i fiori, buoni fritti ed in molte altre preparazioni ed addirittura la buccia che, svuotata dalla polpa ed essiccata, diventa così leggera ed impermeabile da fornire materiale per piatti, vasi, cucchiai e suppellettili, oltre che per strumenti musicali come le maracas sudamericane.

Per queste sue straordinarie caratteristiche, essa si è meritata l’appellativo di “maiale dei poveri”, sia perché anche della zucca “non si butta via niente” e sia per il ruolo fondamentale che ha ricoperto nella storia dell’alimentazione come alimento base per i poveri.

Le zucche turchesche, il genere cucurbita, quelle che sono oggi più diffuse, vennero introdotte in Europa nel XVI secolo dopo la scoperta dell’America: gli indiani d’America le coltivavano già quando arrivarono gli europei.

Le zucche che venivano dal Nuovo Mondo erano molto grandi e succose e da queste sono derivate le specie più diffuse e consumate in Lombardia, Veneto ed Emilia, le regioni dove l’ortaggio si è meglio acclimatato. Nel Medioevo I tantissimi semi contenuti nella loro polpa ne fanno simbolo di resurrezione dei morti e veniva utilizzata,  dopo essere stata essiccata e svuotata,  dai viandanti e dai pellegrini come borraccia dalla quale dissetarsi nei loro lunghi viaggi tra un luogo santo ed un altro. Un caso singolare è quello di Borso, duca di Ferrara, che erige la zucca a suo emblema.

La ritroviamo, come elemento decorativo, in alcuni quadri di CosmèTura commissionati nel 1469 da Borso, ad esempio nel San Giorgio e la principessa, ora nel Museo della Cattedrale di Ferrara. L'ortaggio era coltivato nei terreni sabbiosi lungo il fiume Po, che Borso aveva bonificato restituendoli alla lavorazione della terra. Sempre in questo periodo nasce a Ferrara la celebre ricetta dei “cappellacci” di zucca.

L'umile alimento, per poter accedere ai banchetti delle persone illustri, veniva impreziosito con zenzero e spezie levantine e successivamente condito con burro e cacio parmigiano. In Italia Nel Mezzogiorno viene chiamata cocuzza e suca o cossa In Piemonte. La  zucca è presente in molte leggende e miti, nell’antica Roma  troviamo la parola “apokolokyntosis”, che in greco antico significa “trasformazione in zucca”, opera dello scrittore Seneca contro l'imperatore romano Claudio.

Sulla zucca è celebre per l'usanza, diffusa in occasione della festa di Halloween, di svuotarla, intagliarla in modo che ricordi un volto umano, e inserire al suo interno una candela o un'altra luce.

Il personaggio così ottenuto prende il nome di Jack -o’-lantern. I tipi di zucca solitamente usati per questa creazione sono la Jack-o'-lantern pumpkin variety (Cucurbita pepo), oltre alle Captain Jack, Connecticut field pumpkin, Aspen, Orange Bulldog, Gladiator, Howden Field pumpkin, Kratos Pumpkin, Cronus Pumpkin, secretariat pumpkin variety, Ares Pumpkin, Autumn Gold ed Atlantic Giant.

Una leggenda diffusa nei Balcani e associata al popolo Rom dove si racconta che se si abbandona una zucca in un campo in una notte di luna piena, essa si trasforma in vampiro. Nella versione di Charles Perrault della popolare fiaba  Cenerentola, la Fata Madrina trasforma una zucca in carrozza, così da permettere a Cenerentola di recarsi al ballo.

Lo scrittore americano Mark Twain scrisse un romanzo mentre era in Italia poi uscito a Londra del 1894 dal titolo Wilson lo zuccone. Il protagonista del romanzo, un giovanotto di origini scozzesi, David Wilson, che abita nella cittadina di Dawson's Landing, tra Missisipi e Missouri, nell'anno 1830, viene da tutti considerato uno stupidone, uno zuccone per l'appunto, per le sue strane abitudini, come quella di prelevare, catalogare e conservare, tutte le impronte digitali dei suoi compaesani.

Grazie a questo Wilson riesce a scoprire lo scambio di due gemelli operato da una donna e diventa per questo eroe della cittadina sotto lo stupore e l'incredulità di tutti.

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