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15 Ottobre 2025 - 21:20
Mafie, basta silenzi: il Nord di Torino si ribella
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Data di inizio 17.10.2025 - 00:00
Data di fine 21.10.2025 - 00:00
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E' in programma dal 17 al 21 ottobre 2025 il Primo Festival della Legalità, un progetto ambizioso che unisce quattro comuni — Borgaro Torinese, Mappano, Lanzo e Leinì — in un unico grande coro contro le mafie.
Il titolo scelto, “Incontri Legali”, è volutamente doppio: da un lato rappresenta l’invito a partecipare a momenti di confronto autentico e civile, dall’altro è una provocazione, una domanda sottile ma urgente. Chi ci assicura, oggi, che i nostri incontri, i nostri affari, le nostre scelte siano davvero “legali”?
Perché le mafie non sono più quelle dei film, non indossano coppole né sparano per strada: si nascondono nei consigli d’amministrazione, nei cantieri, nei bilanci pubblici e nelle abitudini di chi fa finta di non vedere.
L’iniziativa nasce dalla volontà di riportare la cultura della legalità al centro del dibattito pubblico, coinvolgendo cittadini e soprattutto giovani. È organizzata dalle associazioni borgaresi “I 5 sensi” e “LaNovità”, con la collaborazione del Comitato dei Servizi di Mappano, del Presidio Libero Pio La Torre di Leinì e dell’associazione “La Tazzina della Legalità”.
Alla direzione artistica c’è Marco Rizzo, che da anni lavora per diffondere, con passione e tenacia, una cultura fondata sul rispetto delle regole e sul coraggio della denuncia.
“Ringraziamo i Comuni che hanno creduto in questo progetto” commenta Rizzo, sottolineando come la sinergia tra amministrazioni sia già un primo passo concreto verso una cittadinanza più consapevole.
“Partiamo da un dato inquietante: il 77,6% degli intervistati in Piemonte ritiene che le mafie non siano un fenomeno socialmente pericoloso. È su questo dato che vogliamo agire, per cambiare la percezione distorta di un problema che esiste, eccome, anche qui, nelle nostre città”.
Il programma del festival si articola in una serie di incontri, testimonianze e momenti di riflessione che toccheranno i diversi Comuni coinvolti. L’apertura è prevista venerdì 17 ottobre a Mappano, con Mauro Esposito, imprenditore casellese che ha avuto il coraggio di denunciare le infiltrazioni della ’ndrangheta nel settore edilizio. Esposito racconterà la sua storia, fatta di paura, isolamento e minacce, ma anche di speranza, di fiducia nella giustizia e nella possibilità di un futuro diverso. “Denunciare è difficile, ma necessario”, ha spiegato in diverse occasioni, e la sua testimonianza aprirà ufficialmente una settimana che si annuncia intensa e coraggiosa.
Subito dopo sarà la volta di Francesco Mongiovì, ex agente della scorta di Giovanni Falcone e membro della sezione Catturandi della Polizia di Stato di Palermo. Mongiovì porterà il pubblico dentro le storie della lotta a Cosa Nostra, raccontando i momenti drammatici ma anche la forza, la disciplina e il senso dello Stato che hanno animato uomini come Falcone e Borsellino. Presenterà il suo libro autobiografico “Uomo di Stato”, un racconto lucido e commovente di chi ha visto da vicino la violenza delle stragi del ’92 e ha continuato a credere nella giustizia nonostante tutto.
Sabato 18 ottobre il Festival si sposterà a Lanzo Torinese, dove ancora Esposito e Mongiovì incontreranno il pubblico. Sarà una giornata di ascolto, di parole che pesano, di verità raccontate senza retorica. Lanzo, punto di riferimento per le sue valli, diventa così una tappa simbolica: un luogo di montagna che si apre al dibattito civile, dimostrando che la legalità non è solo un problema delle grandi città ma una questione di comunità, di scelte quotidiane, di dignità collettiva.
La giornata centrale, quella più attesa, sarà domenica 19 ottobre a Borgaro Torinese, nel Teatro Italia, dove si alterneranno interventi e dialoghi di altissimo valore civile. La mattina, in collegamento da Messina, interverrà Nicola Catanese, caposcorta del magistrato Paolo Borsellino, che parlerà con i ragazzi dei “Viaggi della Legalità” e della Consulta giovanile di Lanzo.
Subito dopo salirà sul palco l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, figura simbolo della lotta alla mafia e del rigore istituzionale. Non un convegno tradizionale, ma un incontro tra generazioni: i ragazzi di Borgaro e Lanzo avranno l’occasione di rivolgere domande dirette a chi ha dedicato la vita alla giustizia, in un dialogo autentico e necessario, lontano da ogni formalismo.
Nel pomeriggio, alle 18.30, i protagonisti saranno i giovani dei “Viaggi della Legalità” con lo spettacolo “Boh è normale”, una riflessione coraggiosa e disarmante su ciò che la normalità significa oggi: il compromesso, la rassegnazione, l’indifferenza. A seguire, in serata, ancora Mongiovì tornerà sul palco per raccontare il suo viaggio personale dentro le pieghe più oscure della mafia, quelle che spesso si nascondono dietro il potere, i silenzi e le omissioni.
L’ultima tappa sarà martedì 21 ottobre a Leinì, nella sala consiliare del Comune, un luogo carico di significato. Non è un caso che l’incontro conclusivo si svolga proprio qui: Leinì fu infatti sciolto per infiltrazioni mafiose a seguito dell’inchiesta “Minotauro”, coordinata proprio da Gian Carlo Caselli. Incontrarsi oggi in quella stessa sala significa compiere un gesto di memoria e di riscatto, un modo per dire che la legalità si può ricostruire, passo dopo passo, con il coraggio di chi non ha più paura di nominare le cose col loro nome.
Il Festival della Legalità vuole essere un segnale forte e concreto, una risposta corale di un territorio che sceglie di non restare indifferente. Perché la mafia, anche quando non si vede, c’è. Si infiltra nei bandi pubblici, nei subappalti, nelle amministrazioni distratte. Ma la vera forza della società civile sta nel dire no, nel non voltarsi dall’altra parte, nel credere che la giustizia non sia un ideale astratto ma un dovere quotidiano.
“Incontri Legali” è anche una scommessa culturale: la dimostrazione che la memoria può diventare azione, che la denuncia può trasformarsi in speranza. Ognuno degli incontri in programma non è solo un momento di ascolto, ma un invito a scegliere. A scegliere da che parte stare. A scegliere la strada più difficile, quella della legalità. Perché la legalità non è un’etichetta, non è una parola vuota da usare nei discorsi ufficiali: è una postura, un atto di responsabilità, una forma di coraggio.
E così, tra le voci di chi ha vissuto la violenza sulla propria pelle e quelle di chi vuole costruire un futuro diverso, il Festival della Legalità diventa un impegno condiviso, un modo per ricordare che lo Stato non è un’entità lontana ma l’insieme di cittadini consapevoli, pronti a difenderlo. Da Borgaro a Lanzo, da Mappano a Leinì, la speranza è che questo primo Festival non sia solo un evento, ma l’inizio di un percorso. Un seme piantato nel terreno della memoria, destinato a crescere ogni volta che qualcuno avrà il coraggio di dire, anche da solo, una parola semplice e potente: no alle mafie.
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