Ivrea si prepara a vivere un’esperienza unica con la quinta edizione di Welchome to my house, un viaggio tra storia, design e architettura che coinvolgerà il pubblico nei weekend del 28-29 settembre e 5-6 ottobre. Questo evento, che si distingue come una celebrazione del razionalismo architettonico industriale, porterà i visitatori a esplorare gli edifici simbolo di un’epoca in cui la visione di Adriano Olivetti non solo cambiò il volto di Ivrea, ma influenzò profondamente il concetto di città e lavoro a livello mondiale.
La rassegna offre la rara opportunità di entrare in edifici solitamente inaccessibili, come le Case Dirigenti di via Salvo d'Acquisto e le Case Famiglie numerose in via Carandini. Si tratta di strutture che, con la loro architettura sobria ma rivoluzionaria, incarnano l'idea di un'armonia tra il lavoro industriale e la qualità della vita dei lavoratori. Il percorso si arricchisce con visite alla Casa Borgo Olivetti in via Camillo Olivetti e alle residenze storiche come Villa Tarpino e Villa Girelli, testimonianze di un patrimonio architettonico che ha saputo integrare design e funzionalità in modo unico.
La grande novità di quest'anno è l’apertura dello stabilimento ex Marxer, situato a Loranzè, un ex centro di ricerca farmaceutica progettato dall'architetto Alberto Galardi, su commissione di Olivetti. Questo edificio, recentemente riqualificato grazie all’intervento del Consorzio Insediamenti Produttivi e di Sertec, torna a vivere come esempio di architettura industriale del '900, una finestra sul passato in cui innovazione e cultura erano il motore dello sviluppo eporediese.
Il programma della rassegna non si limita però alle sole visite guidate. Sarà infatti inaugurata con la presentazione del libro Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi della residenza e i servizi per la comunità, in un evento arricchito dalla presenza di autorevoli figure del mondo accademico e culturale, come Damiano Cattaneo e Marcella Turchetti, a cui seguirà un brindisi conviviale. Questo appuntamento rappresenta non solo un omaggio alla tradizione architettonica di Ivrea, ma anche un’occasione per riflettere sull’eredità culturale e sociale lasciata da Olivetti.
Un altro incontro imperdibile sarà ospitato presso la Villetta Casana con l'artista e designer Clino Trini Castelli, che approfondirà il tema del colore nel design, dialogando con personalità come Matteo Olivetti ed Emilio Torri. Si tratta di un evento che valorizza il dialogo tra passato e futuro, tra l’eredità olivettiana e le nuove prospettive del design contemporaneo.
Welchome to my house coinvolgerà anche il mondo dell’arte, grazie all’incontro con due talenti della street art, Chiara Capobianco e Ermenegildo Nilson, presso la casa-galleria Open Art House. Un momento di riflessione sulla relazione tra arte e territorio, in cui la street art diventa mezzo per raccontare storie di periferie, di comunità e di resilienza.
Ivrea, con le sue radici profonde nel razionalismo industriale, si conferma ancora una volta un crocevia di cultura, arte e innovazione. Welchome to my house rappresenta non solo un evento per gli appassionati di architettura, ma anche un’occasione per riscoprire il cuore pulsante di una città che continua a ispirare. Le sue strade, le sue fabbriche e le sue residenze ci parlano di un’epoca che non ha mai smesso di guardare al futuro, e questa rassegna ci invita a esplorarla con occhi nuovi, a cogliere la bellezza del connubio tra storia e innovazione, tra passato e contemporaneità. Un viaggio emozionale tra le mura di edifici che hanno fatto la storia e che, ancora oggi, raccontano il sogno di una città che ha saputo guardare oltre.
Sabato, 28 settembre
Aperture delle residenze
10:00 – 12:00
Case Dirigenti, via Salvo d’Acquisto
Case Famiglie Numerose, via Carandini
Casa Borgo Olivetti, via C. Olivetti
Apertura Stabilimento MARXER
Via Provinciale 33, Loranzè
Durata visita 2 ore con introduzione storica-tecnica del progetto. 15 persone per giro. Verranno date delle indicazioni precise all’atto dell’iscrizione. Scarpe chiuse e antiscivolo!
11:00 – 13:00
14:00 – 16:00
Domenica, 29 settembre
Aperture delle residenze
10:00 – 12:00
Case dirigenti, via Salvo d’Acquisto
Case famiglie Numerose, via Carandini (Casa per Impiegati)
Casa Borgo Olivetti, via C. Olivetti
10:00 – 11:00, 11:00 – 12.00
EX SERTEC (Sgrelli-Migliasso)
15:00 – 17:00 (max. 12 persone)
Villa Tarpino, Via Chiaves 13
Tour del centro storico a piedi
15:00 – 17:30
Ritrovo alle 14:45 presso Castello di Ivrea
15:00-15:50 visita a: Castello di Ivrea
16:00-16:40 Cripta Duomo di Ivrea Chiesa di San Nicola
16:45-17:30 Bunker antiaereo
Apertura Stabilimento MARXER
Via Provinciale 33, Loranzè
Durata visita 2 ore con introduzione storica-tecnica del progetto
11:00 – 13:00
14:00 – 16:00
Sabato 5 ottobre
Aperture delle residenze
10:00 – 12:00
Case Dirigenti, via Salvo d’Acquisto
Case Famiglie Numerose, via Carandini (Casa per Impiegati)
Casa Borgo Olivetti, via C. Olivetti
10:00 – 11:00, 11:00 – 12:00, 12:00 – 13:30
Villa Girelli
Tour in corriera storica
in collaborazione con la Fondazione Marazzato
10:15 – 12:30
15:15 – 17:30
Partenza di fronte all’UNESCO Visitor Centre, Via Jervis 11
Evento a pagamento
Apertura Stabilimento MARXER
Via Provinciale 33, Loranzè
Durata visita 2 ore con introduzione storica-tecnica del progetto
11:00 – 13:00
14:00 – 16:00
Domenica 6 ottobre
Aperture delle residenze
10:00 – 12:00
Case Dirigenti, via Salvo d’Acquisto
Case Famiglie Numerose, via Carandini
Casa Borgo Olivetti, via C. Olivetti
15:00 – 17:00
Casa 4 Alloggi, via Salvo d’Acquisto
Villa Tarpino, via Chiaves 13
10:00 – 11:00, 11:00 – 12:00, 12:00 – 13:30
Villa Girelli
EX SERTEC (Sgrelli-Migliasso)
10:00 – 11:00, 11:00 – 12:00 (max. 12 persone)
Tour in corriera storica
in collaborazione con la Fondazione Marazzato
10:15 – 12:30
15:15 – 17:30
Partenza di fronte all’UNESCO Visitor Centre, Via Jervis 11
Evento a pagamento
Apertura Stabilimento MARXER
Via Provinciale 33, Loranzè
Durata visita 2 ore con introduzione storica-tecnica del progetto
11:00 – 13:00, 14:00 – 16:00
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Centro dei Servizi Sociali

Il progetto dell’edificio è di Luigi Figini e Gino Pollini (1955-1959), a seguito di un concorso a inviti promosso dalla Olivetti. Al progetto e alla realizzazione dell’edificio concorrono Roberto Guiducci e Paolo Radogna, tecnici di produzione della Olivetti.
L’edificio corre parallelo alle Officine ICO ed è composto da due corpi di fabbrica raccordati da un corpo verticale autonomo che permette allo stesso di seguire l’andamento del corso, e da una pianta anch’essa esagonale, leggibile anche nella struttura a vista dell’edificio che si sviluppa su tre piani, tra loro sfalsati. Il piano terra è caratterizzato da un portico sorretto da pilastri esagonali, dislocati ogni due nodi della maglia strutturale, obbligando così il raddoppio – visibile – della trave di collegamento. Il portico è costellato da pozzi di luce e tagli nella copertura ad aprire lo spazio verso il cielo. La variazione della luce e la disposizione della vegetazione concorrono alla costruzione di un’architettura aperta e trasparente assecondando la vocazione pubblica dell’edificio. L’edificio è percorribile su più livelli, sia al piano terra grazie alla presenza di scale e percorsi sopraelevati; sia al primo piano con l’organizzazione dell’ampio terrazzo percorribile e delle rampe di scale che accordano il terrazzo ai solarium e questi tra loro, tutti spazi inizialmente pensati per essere aperti al pubblico.
I due corpi di fabbrica sono stati rispettivamente l’uno la sede della biblioteca e dei servizi sociali, l’altro dell’infermeria, ospitando nel tempo anche altre attività della complessa macchina dei servizi sociali della fabbrica, comprendente i servizi delle colonie e quelli del fondo di solidarietà interna Olivetti.
Questa opera rappresenta in maniera significativa il valore che nel dibattito del secondo dopoguerra in Italia e nella cultura architettonica internazionale è assunto dal progetto della comunità di Adriano Olivetti: le strategie dell’industria rispetto all’organizzazione della società mostrano di essere parte del bagaglio culturale degli architetti e alimentano il loro percorso di riflessione teorica e pratica professionale nel campo della costruzione della città industriale, non solo a Ivrea.
Casa Popolare di Borgo Olivetti

Sul lato lungo del perimetro dell’asilo nido è collocata la casa popolare di Borgo Olivetti, un edificio a ballatoio su progetto di Figini e Pollini, databile intorno al 1939.
L’edificio è il primo costruito di un più vasto programma edilizio nazionale lanciato dall’Istituto fascista per le case popolari che a Ivrea vide la partecipazione attiva della Olivetti. Destinato ad accogliere 24 famiglie di dipendenti in alloggi distribuiti su 4 piani fuori terra, l’edificio è disposto lungo l’asse nord-sud, con le parti soggiorno e notte disposte lungo il lato meridionale e i servizi e i blocchi scale disposti sul lato opposto.
Il piano terra è caratterizzato da spazi di servizio, interrotti dalla ripetizione delle scale di ingresso che permettono l’arrivo ai ballatoi di distribuzione su cui si trovano gli ingressi agli appartamenti.
Le presenze arboree che occupano lo spazio tra la casa popolare e l’asilo nido sono contemplate nel progetto originario e in un successivo progetto del 1951, sempre di Luigi Figini.
La composizione formale dell’edificio è in sintonia con i modelli dell’architettura moderna internazionale degli anni Venti e Trenta riconducibili a figure geometriche semplici, contaminate nella casa popolare dalle culture costruttive e tipologiche locali, come mostra l’uso delle finiture in legno nelle balconate e i blocchi scala che riprendono soluzioni adottate nella corrente edilizia borghese. Molti degli elementi compositivi e dei caratteri architettonici della casa popolare sono entrati a far parte di soluzioni residenziali coeve nelle case per dipendenti, promosse dalla Sa.ce.po., la cooperativa dei dipendenti Olivetti.
Case per dirigenti

Questo nucleo è composto da sei case unifamiliari a un piano, realizzate su progetto di Marcello Nizzoli e Gian Mario Oliveri tra 1948 e 1952. Come le case per famiglie numerose, questi edifici vedono la distribuzione delle zone soggiorno-pranzo e studio posizionate a sud (assieme alla camera destinata ai bambini), mentre a nord vengono collocati gli ambienti di servizio e la camera da letto principale. Gli esterni alternano intonaco verniciato e rivestimento in pietra nel trattamento delle pareti perimetrali. Come in altri edifici progettati da Nizzoli e Oliveri, alcuni elementi – qui le pensiline, i mancorrenti e le scale esterne – caratterizzano in modo peculiare e “moderno” questi edifici all’apparenza semplici dal punto di vista compositivo.
Unità Residenziale Ovest (Talponia)
Sull’estremità dell’area, sulla sommità della collina che caratterizza l’area, si trova il Residenziale Ovest, la cui progettazione è affidata nel 1968 a Roberto Gabetti e Aimaro Oreglia d’Isola. L’Unità Residenziale Ovest – meglio nota agli abitanti e ai visitatori di Ivrea con il nome di “Talponia” –doveva ospitare dipendenti Olivetti residenti temporaneamente a Ivrea.
L’edificio è costruito ai margini del parco di Villa Casana e sfrutta il terreno in declivio – creato artificialmente – per realizzare un complesso su due piani a pianta semicircolare. La sua pianta è completamente interrata ed è lunga circa 300 metri. L’edificio è composto da 13 alloggi duplex e 72 alloggi simplex serviti da una strada coperta interamente percorribile, individuabile all’esterno dal posizionamento delle cupole di plexiglass. Oggi l’edificio è frazionato in 81 proprietà individuali. Al pari del Nuovo Palazzo Uffici Olivetti, segna l’evoluzione di Ivrea da città industriale a città di servizio all’industria tra anni Settanta e anni Ottanta del Novecento.
Case per famiglie numerose

Il progetto è di Luigi Figini e Gino Pollini (1939 – 1941) ed è frutto di un lungo studio sulle tipologie delle case per gli operai che i due architetti milanesi promuovono a partire dal 1934 nei diversi progetti e studi per dare forma a Ivrea, città industriale.
Tetti percepiti come piani e murature esterne intonacate e verniciate, oggi di colore bianco, caratterizzano volumetricamente questi edifici, chiaramente ispirati ai modelli architettonici di matrice razionalista. Gli alloggi sono organizzati su tre piani: blocchi scala e servizi igienici sono collocati sul lato nord mentre ogni appartamento dispone di un piccolo giardino di pertinenza e, dal 1951, di una piccola autorimessa. Questo nucleo di edifici al pari delle Officine ICO conosce una grande notorietà nei circuiti professionali e intellettuali che dibattono di architettura moderna negli anni pre e post bellici.
Case quattro alloggi

Le case Quattro alloggi chiudono l’area residenziale verso ovest. Queste case sono composte da due volumi di forma parallelepipeda sfalsati e sono caratterizzate dalla presenza di una pensilina che sovrasta gli edifici, copre il vano scala e individua una sorta di tetto-giardino di grande efficacia compositiva. Esternamente, le due case sono segnate nei volumi dalle profonde rientranze dei balconi (alcuni schermati da griglie in profili di acciaio disposti diagonalmente), mentre all’interno i soggiorni e le camere da letto principali vengono collocati a ovest, gli ambienti di servizio e le restanti camere da letto a est. Progettate nel 1951 da Nizzoli e Oliveri, questi due edifici ben esemplificano il continuo studio sull’housing che viene promosso a Ivrea dai due architetti e che porta all’elaborazione di una grande varietà di forme dell’abitare che contribuisce a fare della città un laboratorio di idee e di proposte.
Edificio 18 alloggi

Progettato da Marcello Nizzoli e Gian Mario Oliveri nel 1954, conclude il ciclo di edificazione residenziale dell’area fino agli inizi del 1960. L’edificio si compone di tre blocchi e ospita appartamenti studiati in modo da avere un’articolazione della disposizione degli spazi interni ad est. I tre blocchi di edifici presentano sul lato a ovest una facciata unitaria rispetto al fronte est, dove sono riconoscibili le diverse soluzioni formali e compositive della facciata, su cui spiccano le fasce orizzontali del blocco segnato dall’ingresso e dal corpo scala sul lato sud; le pieghe a ventaglio del lato nord; e l’uso di materiali preziosi, come i klinker colorati in blu, nel blocco centrale.
L’ingresso, lasciato libero, è caratterizzato da pilastri a vista rivestiti da tesserine di ceramica di colore diverso e da un mosaico disegnato dallo stesso Nizzoli, raffigurante elefanti e altri animali della foresta. Colonnine di ghisa nere sorreggono una sorta di pensilina con un oculo centrale. Davanti all’edificio è collocato un sedile e un cordolo di cemento che delimita il perimetro di una vasca di sabbia che ospitava i giochi dei bambini, anch’essi disegnati da Nizzoli.
Palazzo Uffici
Progettato dall’architetto Gino Valle (1985-1988), l’edificio si osserva nella sua interezza percorrendo corso Jervis verso il centro cittadino. È caratterizzato da cinque blocchi che formano un’ampia curva, discosti dalla strada per raccordarsi con l’edificio di Palazzo Uffici Olivetti.
L’edificio è alto sei piani fuori terra ed è caratterizzato in facciata dall’alternarsi di fasce composte da finestre in lunghezza – segnate da pilastrini tondi e fasce marcapiano in cemento – e fasce in muratura in mattoni piene. Le finestre in pvc bianco sono arretrate, schermate da tende di colore chiaro che possono proteggere ogni singolo modulo vetrato dalla luce del sole: il loro uso modifica continuamente la facciata.
Questo edificio, di fatto, conclude la costruzione dell’area e rappresenta l’evoluzione della costruzione della città di Ivrea verso una città di servizi all’industria tra anni Settanta e anni Ottanta del Novecento, caratterizzata da un’accentuata politica di corporate identity da parte della società.