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Gino Pistoni: l'eroico partigiano celebrato nell'80° anniversario della sua morte

Eventi Commemorativi a Ivrea e nella Valle di Gressoney per Ricordare un eroe della resistenza

Gino Pistoni

Gino Pistoni

Dettagli evento

In occasione dell’80° anniversario della morte di Gino Pistoni, giovane partigiano e membro dell’Azione Cattolicadi Ivrea, verranno organizzati una serie di eventi commemorativi il 24 e 25 luglio 2024 a Ivrea e nella Valle di Gressoney. L’iniziativa è promossa dal Gruppo Amici di Gino Pistoni, dall’Azione Cattolica della Diocesi di Ivrea, in collaborazione con l’ANPI di Ivrea e Basso Canavese e l’ANPI Mont Rose, con il patrocinio dei Comuni di Ivrea, Perloz e Gressoney-Saint-Jean.

La Vita e il Sacrificio di Gino Pistoni

Gino Pistoni nacque il 25 luglio 1924 a Ivrea. Fin da giovane, mostrò una forte inclinazione verso l’impegno sociale e religioso, entrando nell’Azione Cattolica. La sua vita prese una svolta drammatica con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale. Gino decise di unirsi alla Resistenza antifascista, arruolandosi nella Brigata Garibaldi. Durante la sua prima missione da partigiano, nella Battaglia della Valle del Lys, soccorse un nemico ferito e, prima di morire, scrisse con il proprio sangue: «Offro mia vita per AC (Azione Cattolica) Italia. Viva Cristo Re». Questo gesto estremo e simbolico ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e ha portato alla sua proclamazione come Servo di Dio. La sua causa di beatificazione è stata avviata da Mons. Luigi Bettazzi.

Il Programma delle Celebrazioni

Gino Pistoni

Le celebrazioni inizieranno mercoledì 24 luglio a Ivrea, con una tavola rotonda alle ore 21 presso la Sala Santa Marta. Il tema dell'incontro sarà "Gino Pistoni e la resistenza nonviolenta 80 anni fa e oggi". Interverranno figure di spicco come Giuseppe Notarstefano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Nino Boeti, Presidente Provinciale dell’ANPI di Torino, Angela Dogliotti del Movimento Nonviolento e del Centro Studi Sereno Regis di Torino, e Don Piero Agrano, assistente dell’Azione Cattolica di Ivrea. L'incontro sarà coordinato da Pierangelo Monti del Gruppo Amici di Gino Pistoni.

Giovedì 25 luglio, le celebrazioni proseguiranno con una Santa Messa alle ore 10:30 presso la Chiesa di Tour D’Hereraz, presieduta da Mons. Claudio Giuliodori, Assistente nazionale dell’Azione Cattolica. Seguirà un pranzo comunitario alle ore 13 presso la Casa Alpina Gino Pistoni a Gressoney St. Jean. La giornata si concluderà con un incontro pubblico alle ore 21 presso la tensostruttura al Wohnplatz di Gressoney St. Jean, dove verrà ricordata la Battaglia della Valle del Lys. Durante questo evento, interverranno Don Arnaldo Bigio, l’ANPI Mont Rose e la guida alpina Arturo Squinobal. Il Coro Bajolese eseguirà canti della Resistenza, presentati da Amerigo Vigliermo. Inoltre, ci sarà una mostra e la proiezione di un filmato dedicato a Gino Pistoni.

Il Significato dell'Evento

Questa commemorazione non rappresenta solo un omaggio a Gino Pistoni, ma è anche un momento di riflessione sul valore della resistenza e del sacrificio per la libertà. La storia di Gino Pistoni incarna il coraggio e la dedizione di tanti giovani che, durante la guerra, scelsero di opporsi al fascismo e di lottare per un futuro migliore. Il suo esempio continua a ispirare nuove generazioni, evidenziando l'importanza di mantenere viva la memoria storica e i principi di giustizia e solidarietà.

La Memoria e la Beatificazione

La figura di Gino Pistoni è stata riconosciuta non solo per il suo eroismo ma anche per la sua profondità spirituale. Proclamato Servo di Dio, la sua causa di beatificazione è in corso, a testimonianza della sua vita vissuta con fede e altruismo. La sua storia è un richiamo potente alla capacità dell’individuo di compiere gesti di straordinaria umanità anche nei momenti più bui.

Gli eventi commemorativi per l’80° anniversario della morte di Gino Pistoni offrono un’importante occasione per riscoprire e valorizzare una figura significativa della Resistenza italiana.

Attraverso le testimonianze, le riflessioni e le celebrazioni previste, la comunità di Ivrea e non solo potrà rendere omaggio a un giovane che, con il suo sacrificio, ha segnato indelebilmente la storia del nostro Paese.

Gino Pistoni rimane un simbolo di speranza e di resistenza, il cui esempio continua a risuonare anche a distanza di ottant'anni.

La vita

Luigi Pistoni, meglio conosciuto come Gino, nacque a Ivrea, in provincia di Torino, il 25 febbraio del 1924 da Dante Giacomo e Maria Ferrando, secondo di quattro figli. I genitori, di modeste condizioni economiche, possedevano una piccola attività commerciale che permetteva loro di mantenere la numerosa famiglia.
Cresciuto in un ambiente imperniato di profonda religiosità, dopo gli studi giovanili compiuti presso le scuole elementari dell’Opera «Pia Moreno» gestita dalle Suore dell’Immacolata Concezione nella città natale e la scuola statale «M. D’Azeglio», venne iscritto prima al collegio salesiano «Giusto Morgando» di Cuorgnè per gli anni delle medie e, successivamente, al collegio «San Giuseppe» di Torino diretto dai Fratelli delle scuole cristiane per attendere agli studi superiori. In questo istituto ebbe il primo contatto con l’associazione interna della Giac «Contardo Ferrini» e, conseguita la maturità, ottenne il diploma di ragioniere.
Particolarmente avvezzo alla pratica dello sport, praticava con buoni risultati la pallacanestro e il gioco del calcio, mostrando inoltre una grande passione per l’alpinismo. Nell’autunno del 1942 cominciò a collaborare con il Centro diocesano della Giac di Ivrea, del quale divenne successivamente segretario, avendo la possibilità di lavorare a stretto contatto con il presidente Giovanni Getto, che diverrà il primo biografo di Pistoni, e l’assistente don Mario Vesco.
Tra i tanti compiti che gli vennero assegnati, diede particolare apporto nella gestione di quelli più tecnici come, ad esempio, l’amministrazione della contabilità, la direzione dell’ufficio per il tesseramento dei soci dell’associazione e l’organizzazione di giornate e convegni.
Nel gennaio del 1944, non ancora ventenne, venne richiamato per il servizio militare da uno dei bandi di reclutamento emessi dalla Rsi.
Prima di recarsi in caserma per arruolarsi nella Guardia nazionale repubblicana ebbe modo di partecipare ad Asti al ritiro regionale della Giac per i dirigenti piemontesi, dove conobbe Carlo Carretto che lo invitò a prendere parte alle attività della Società operaia, un sodalizio di speciale consacrazione laicale fondato nel corso del 1942 da Luigi Gedda, nel quale entrò il 7 aprile di quello stesso anno, in occasione del giovedì santo.
Nella preghiera che compose per l’ingresso, tra l’altro, ebbe a scrivere: «Ti ringrazio per avermi chiamato, due anni fa, a far parte dell’Azione Cattolica, e di aver dato alla mia vita, prima di allora veramente vuota, uno scopo che la rendesse degna di essere vissuta».
Dopo un brevissimo periodo di formazione e aver prestato servizio al distretto di Ivrea dal 30 aprile al 26 giugno del 1944, decise di abbandonare il proprio posto tra le fila dell’esercito repubblichino perché contrario ai valori che esso rappresentava.
A questo scopo organizzò, attraverso l’ausilio di un gruppo di partigiani con cui si era messo precedentemente in contatto, un falso assalto alla caserma dove era di stanza per dare loro la possibilità di rifornirsi di armi e munizioni e, soprattutto, per avere la possibilità di lasciare il presidio e raggiungere le formazioni della Resistenza che operavano in quella zona. Il 20 giugno del 1944 si unì al battaglione «Caralli» della 76ª Brigata della VII Divisione Garibaldi, assumendo il nome di battaglia di «Ginas» e operando nella zona del Mombarone.
Il 25 luglio, mentre partecipava ad un’azione nella valle di Gressoney, il suo reparto dovette ingaggiare un duro combattimento contro le truppe nazifasciste che ripiegavano dopo aver fatto saltare il ponte di Tour D’Héreraz. Nel corso della battaglia, mentre i suoi uomini cominciarono ad arretrare, P. si attardò per aiutare un milite della Rsi ferito e, nel successivo conflitto a fuoco che ne scaturì, venne raggiunto da una scheggia di mortaio che gli recise l’arteria femorale e mise termine alla sua esistenza dopo pochi minuti di agonia.
Nel brevissimo lasso di tempo che ebbe a disposizione in attesa della morte, P. volle scrivere sulla tela del suo tascapane un messaggio con il sangue che perdeva copiosamente: «Offro mia vita per Azione cattolica e per Italia, Viva Cristo Re». Il corpo senza vita venne ritrovato solamente quattro giorni dopo dalla famiglia grazie alla segnalazione di un carabiniere che si era attivato nella ricerca del giovane disperso.
Nel 1994, durante l’anniversario del cinquantesimo dalla morte, il vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi diede avvio alla causa di beatificazione che, oltre ai tratti eroici del suo ultimo sacrificio, pose particolare attenzione sulla volontà del giovane di partecipare alla lotta di liberazione nazionale professando un’azione non violenta e, dunque, senza impugnare le armi contro il nemico. Al termine della prima fase diocesana venne dichiarato servo di Dio e, dal 1999, la causa è arrivata presso la Congregazione per le cause dei santi.
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