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Caro al nostro cuor, il libro che fa rivivere un Canavese dimenticato

A Castelnuovo Nigra la presentazione del volume curato da Nadia Bontempo, nato dal ritrovamento di 1400 lastre stereoscopiche che raccontano volti, paesaggi e storie tra Torino e il Canavese dei primi del Novecento

Caro al nostro cuor, il libro che fa rivivere un Canavese dimenticato

Nadia Bontempo

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Verrà presentato lunedì 25 agosto alle 21 a Castelnuovo Nigra, nel padiglione Alpini di piazza Martiri, “Caro al nostro cuor”, il nuovo volume curato da Nadia Bontempo e pubblicato da Baima & Ronchetti Editore. Un’opera che nasce da un ritrovamento eccezionale: 1400 lastre stereoscopiche appartenute all’archivio fotografico della famiglia Caretto-Ceresa, immagini nitide e sorprendentemente integre che riportano alla luce volti, paesaggi e atmosfere tra i primi anni del Novecento e gli anni Trenta.

Non si tratta solo di un album di memorie familiari. Quelle fotografie sono finestre aperte su una comunità intera: momenti di vita quotidiana, gite, vacanze, giornate en plein air, ma anche scene urbane di Torino, allora ex capitale del Regno, e di villeggiatura nella mezza montagna canavesana. A rendere il materiale ancor più prezioso è la tecnica della stereoscopia, che grazie a un visore restituiva immagini tridimensionali. Una forma pionieristica del cinema che oggi permette al lettore di compiere un autentico viaggio immersivo nella realtà di un secolo fa.

Alle fotografie, l’autrice ha affiancato un rigoroso lavoro di ricerca. Dagli archivi dell’Ordine degli Avvocati e dell’Università di Torino, dall’Archivio di Stato, dall’Accademia Albertina e dalla città di Torino emergono nomi, storie, dettagli che danno voce alle immagini. Tra i protagonisti del volume spicca la famiglia Croce, con il medico condotto Giovanni, ricordato come “il medico dei poveri”, e il figlio Fulvio, avvocato e figura di primo piano della storia torinese. Attraverso i quaderni conservati dalle maestre e le memorie dei testimoni, come il 98enne Paolo Rossotto, il libro restituisce al lettore non solo fotografie, ma veri e propri frammenti di vita.

Il Canavese che emerge da “Caro al nostro cuor” è un territorio rurale, fatto di famiglie numerose e di un forte senso di comunità, ma segnato anche dalle disuguaglianze sociali: scuole di paese limitate al triennio elementare, opportunità riservate alle famiglie più agiate. Eppure, tra quelle strade e quelle aule, si respirava un senso di appartenenza che oggi commuove. Lo racconta bene un episodio riportato nel libro: a un giovane Rossotto, di ritorno da una visita al dottor Croce, un conoscente disse con orgoglio “Ah, lei allora conosce il nostro sangue”. Una frase che riassume l’intensità dei legami e il valore della memoria collettiva.

“Caro al nostro cuor” non è dunque soltanto un libro fotografico, ma un ponte tra passato e presente, un modo per restituire dignità a volti e storie che rischiavano di perdersi. Sfogliarlo significa guardare indietro per capire meglio chi siamo oggi, attraverso l’occhio discreto ma implacabile di un obiettivo che ha saputo fermare il tempo.

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