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27 Ottobre 2020 - 11:48
CHIVASSO. Protesta contro il DPCM: “Il Governo uccide le nostre attività”. C’erano anche alcuni chivassesi, ieri sera, a Torino, ad una delle due manifestazioni indette per protesta contro le misure restrittive imposte al commercio e alla ristorazione con l’ultimo DPCM. Convocate a mezz’ora di distanza l’una dall’altra, si sono svolte in maniera molto differente. L’una dall’altra.
In piazza Vittorio Veneto ristoratori, commercianti, artigiani, semplici cittadini solidali con le categorie più colpite dalle restrizioni anti Covid-19, hanno manifestato pacificamente il loro dissenso verso i provvedimenti del governo Conte.
Dall’altra parte, invece, in piazza Castello, la frustrazione ha ceduto a rabbia ed ira, con ultrà, facinorosi, violenti, che hanno lanciato fumogeni e bottiglie contro le forze di polizia, danneggiato cassonetti e spaccato vetrine dei negozi.
In piazza Vittorio Veneto, alla manifestazione pacifica, c’erano Matteo Doria, commerciante, e Federico Savino, venditore ambulante di generi alimentari. Entrambi sono anche consiglieri comunali nella città di Chivasso.
“Nella piazza dove c’eravamo noi - racconta Doria - non c’è stato quello che, purtroppo, oggi si evidenzia su tutti i giornali e sui siti di informazione. C’erano tante persone perbene, lavoratori, commercianti e artigiani, alcuni con i figli al seguito, tutti distanziati, fermi e con indosso le mascherine. Eravamo presenti semplicemente per far sentire la nostra voce, quella di una categoria martoriata dal governo e dalla pandemia: oggi viviamo la stessa identica situazione di marzo ed aprile, ma mentre una volta all’anno può anche essere tollerata, due assolutamente no. Ci ritroviamo, a distanza di mesi, a vivere la stessa realtà della scorsa primavera: non è stato fatto nulla per prevenire e lenire gli effetti di questa seconda ondata del Covid sulle nostre attività. Non si può scaricare tutta la responsabilità sulle categorie dei ristoratori, dei baristi, dei commercianti. Così il Governo uccide le nostre attività e noi non possiamo tollerarlo. Dietro queste attività ci sono famiglie, sacrifici, speranze, progetti. Non si può spazzare via tutto così”.
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