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CANAVESE. Tempi moderni: un treno fermo in mezzo ai campi e il black out in Valle Soana

CANAVESE. Tempi moderni: un treno fermo in mezzo ai campi e  il black out in Valle Soana
La scena è questa. C’è un passaggio a livello guasto, il treno fermo in mezzo a un grande prato verde con dentro una sessantina di passeggeri e non un’anima viva tutt’intorno. Laggiù fermo e immobile che più fermo di così non sarebbe potuto stare. “Qualcuno scenda per controllare che nessuno attraversi i binari e ripartiamo. Non ci va così tanto...” implora, anzi no, urla, Madame De Pontignac. “Ho delle cose da fare in città” per poco non s’inginocchia al primo che passa. Tutto inutile. Nessuno le risponde. Giacomo e Giovanna dormono e, quasi a dire “che ci possiamo fare” si girano dall’altra parte. Pietro, la guarda sorridente. E nel corridoio tanta gente affacciata dai finestrini non si capisce bene a controllar che cosa. “Ah, meno male. Due controllori in divisa... A lei. Dico a lei. Partiamo o non partiamo?”.  E avrebbero anche potuto accontentarla (la Madama) non ci fosse un regolamento che impone ai ferrovieri di non scendere dal treno e guai a trasgredire... Più che  l’inizio di un nuovo romanzo di Andrea Camilleri, la maledetta attualità della ferrovia Chivasso-Ivrea- Aosta. E’ successo di nuovo, la scorsa settimana, tra Tavagnasco e Quincinetto sul treno Ivrea-Aosta delle 8,45. Ed è andato tutto in tilt, con il traffico delle “vaporette” paralizzato per quasi un’ora. “Un semplice problema tecnico”  si è affrettata a comunicare Trenitalia. Un problema che fa venire i crampi allo stomaco considerando che da queste parti i treni viaggiano ancora come si viaggiava ai tempi di Camillo Paolo Filippo Giulio Benso Conte di Cavour di Cellarengo e Isolabella... Il macchinista scaltro ha comunque lanciato l’SOS ed è poi con tutta calma arrivato un addetto di Rfi, che essendo solo uno ha vigilato su un lato e non sull’altro, al diavolo la sicurezza... Non è la prima volta che capitano cose come queste. Stesso film qualche mese fa, a pochi metri dalla stazione di Montalto Dora. Anche quella volta il passaggio a livello non funzionava. E anche in questo caso si trattava di una strada vicinale percorsa si è no da qualche trattore, di tanto in tanto. E’ successo! E’ risuccesso! E succederà di nuovo. Certo che capiterà... E’ la vita. E la politica? I nostri politici? Gli uomini che hanno fatto la differenza? Che da 50 anni sono lì pronti a raccontarci il futuro del Canavese e della linea ferroviaria che verrà. Abracadabra,  l’hanno inserita anche oggi, nei piani strategici della Città Metropolitana. Ne hanno parlato (come fosse la prima volta) la scorsa settimana durante un incontro del Partito Democratico di Ivrea. Puntiamo tutto “sull’eliminazione dei passaggi a livelli e sul raddoppio...” ha insistito Aldo Gandolfi presidente di Forum e grande teorico di AMIunaCittà (l’associazione che sogna una città di Ivrea unica per tutto l’eporediese.... Con l’aplomb di uno d’esperienza, di uno navigato in queste cose, s’è pure beccato gli applausi a scena aperta.  Brividi di emozione in tutto il corpo. “Bravo! Bene! Bis!”. E Gandolfi, si badi bene, non è sceso da Marte... Incredibile ma vero, è lo stesso che nel lontano 1973, nei panni di assessore regionale ai trasporti, in un’intervista pubblicata dall’allora settimanale La Sentinella del Canavese, dichiarò che entro il 1980 si sarebbe collegata Ivrea alla metropolitana di Torino... Pensate che bello: in mezz’ora, o poco più, da Piazza Castello a piazza Ottinetti.... “Le ferrovie dello Stato - aveva dichiarato - realizzeranno, entro il 1980, con una spesa valutabile intorno ai 25 miliardi di lire, l’elettrificazione della linea Chivasso - Aosta e il raddoppio dei binari nel tratto Chivasso - Ivrea. Prima di quella data, è possibile che la Canavesana, con la realizzazione di una bretella di inserimento sulla ferrovia Torino-Ceres, sia collegata nella stazione di Largo Emilia a Torino con la linea nr 1 della Metropolitana...”. Morale dell’intervista? Niente. Assolutamente niente. Incredibilmente niente di tutto questo... Per questo, oggi, fa un po’ sorridere il  gran dibattito sulle cose da fare, “fusioni, unioni, investimenti strategici”. Le cose da fare - cari noi - non sono forse lì davanti agli occhi di tutti noi? E fa sorridere anche il pensiero che la Città Metropolitana, subentrata alla Provincia di Torino nella gestione di un territorio che, con gli stessi confini della ex Provincia di Torino, ma molte meno risorse finanziarie a disposizione, possa fare ciò che non si è riuscito a fare fino ad oggi. Un appunto nient’affatto campato per aria come si può capire a vista d’occhio semplicemente guardando lo stato di degrado dell’intera rete stradale, costellata di buche che in alcuni casi sono diventate delle vere e proprie voragini. Talmente “vergognoso” tutto questo che ad Azeglio, il sindaco Pio Coda stufo di essere fermato e accusato dai cittadini di inerzia, ha fatto che aggiustare un pezzo di ex provinciale con i soldi del Comune. “Ho provato a chiedere, ma a Torino, da quest’orecchio non ci sentono” ha commentato in consiglio comunale, quasi costernato. Insomma: c’è davvero tutto questo gran bisogno di scriverlo, di dirlo, di suggerirlo che la ferrovia Chivasso Aosta è da terzo mondo, che fa schifo e che non se ne può più di viaggiare con ritardi imprecisati? E ancora. Abbiamo ancora bisogno di una classe politica che è da 50 anni che ci governa, portandosi a casa lauti stipendi e indennità da nababbi, senza essere mai riuscita a costruire una cosa che sia una? E’ mai possibile che nel 1800 ci abbiano messo appena tre anni per costruire il canale Cavour (di cui ricorre il 150°) e negli anni di internet, della fibra ottica, dei laser e delle prime ricostruzioni del pianeta Marte, noi si  sia ancora qui, bloccati da un passaggio a livello che non funzion? Non ci viene, non vi viene voglia di mandarli tutti a quel paese? Sinceramente e con cordialità. E non è finita qui. La scorsa settimana ne è capitata un’altra. Anche questa utile a Camilleri per il prossimo romanzo giallo ambientato nelle tristi terre canavesane: il black out in Valle Soana. Tutti al buio e al lume di candela per due lunghissimi giorni. Senza corrente elettrica e senza i telefoni che funzionano con la corrente elettrica... Colpa di chi? Non certo di chicchirichì, bensì di una linea “a media tensione” vecchia e decrepita che salta ad ogni pioggerellina. Individuato il guasto appena sopra Pont Canavese, venerdì si sono precipitati in zona una trentina di tecnici dell’Enel per ridare corrente a Ingria, Ronco e Valprato. Benvenuti in Canavese...
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