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16 Giugno 2021 - 18:58
Nel corso del mese di maggio, particolarmente dinamico per i salesiani con la Festa di Maria Ausiliatrice, Missioni Don Bosco ha intervistato quattro missionari di origine piemontese inviati in altrettanti Paesi per compiti delicati. Il coadiutore Andrea Comino (del Monregalese), 80 anni lo scorso febbraio, è stato pioniere della costruzione di scuole professionali in Cambogia dopo gli inizi nelle Filippine; poi hanno chiesto la sua competenza tecnica in Africa dove poi si è fermato fra Nigeria e Sudan, trattenuto dall’emergenza umanitaria del Darfur. La sua attività nel Sudan, uno Stato allora soggetto al regime integralista, è stata un miracolo di per sé, in quanto capace di superare la diffidenza e talvolta l’ostilità di qualche burocrate. Una situazione simile a quella di Piero Ramello (del Torinese), da un anno in Pakistan, dove è andato a insegnare materie scientifiche nella scuola primaria ed ora, per via del Covid, accoglie un gruppo di ragazzi con famiglie distanti o assenti. Comino e Ramello hanno in comune il ruolo di insegnante, in epoche diverse, all’Istituto Agnelli di Torino. In Africa sono approdati anche fratel Riccardo Racca (del Saluzzese), prima in Ghana ora in Sierra Leone, e padre Felice Molino (dell’Astigiano) in Kenya. Il primo ci ha inviato una fotografia che per lui vale tutti gli sforzi e i sacrifici fatti dai missionari: è il sorriso di un ragazzo appena uscito dal riformatorio, dove è facile finire anche per colpe lievi. Grazie all’accoglienza ricevuta dai salesiani vede una adesso la possibilità di ricominciare da capo la sua integrazione sociale. Una storia di riscatto è anche quella che ci racconta don Molino, che ha aiutato una giovane senza genitori a crescere e a studiare, a ritrovare la famiglia una volta divenuta maggiorenne, resasi capace di soccorrere la madre abusata da un uomo e il fratellino nato da quell’unione. Oggi ella è autonoma con il suo lavoro, consapevole di poter aiutare altri: per questo torna di tanto in tanto dal missionario con una somma risparmiata da destinare alle sue attività. Sono queste le “cose mirabili” che avvengono senza clamori se non con la felicità nel cuore di chi le vive e di chi ne è testimone e spesso fautore. “Miracoli” a cui contribuisce il 5x1000 di tanti donatori a distanza. *Gli articoli che riguardano le quattro testimonianze menzionate nell’articolo sono pubblicate in:
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