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Settimo Torinese
20 Dicembre 2022 - 09:30

Martedì 13 dicembre alle ore 18.00, per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani che si celebra il 10 dicembre, presso la sala Primo Levi della Biblioteca Archimede, il regista e sceneggiatore iraniano di origine curda, Fariborz Kamkari, ha presentato il suo ultimo libro “Ritorno in Iran”, ed.chttps://www.lanavediteseo.euLa nave di Teseo. Ha dialogato con l’autore Hamid Ziarati, scrittore e ingegnere iraniano che vive a Torino.

“Ritorno in Iran” è un romanzo veloce nella fluidità della scrittura, delicato nell’affrontare le lotte interne dei protagonisti e rabbiosamente arrendevole nel descrivere la storia dell’Iran moderno, delle sue contraddizioni, della sua violenza e del suo amore. È un libro che racconta ponendosi delle domande su cosa stia accadendo in uno dei Paesi culla della cultura mondiale, ma soprattutto mette in risalto due interrogativi: dove può portare la coraggiosa rivolta delle donne iraniane, e quale può essere il ruolo degli uomini in questa società, la cui essenza è stata stravolta da anni di brutale teocrazia?
“Ritorno in Iran” è un piccolo capolavoro che non si può non leggere tutto d’un fiato per comprendere come finiranno le peregrinazioni del protagonista del libro: un regista quarantenne fuggito in Italia per evitare la repressione del Governo per i suoi lavori teatrali scomodi, ma costretto al grande ritorno nel suo paese natio, l’Iran, per ricongiungersi alla madre in fin di vita. Un viaggio a ritroso verso le proprie origini, le proprie paure e la propria memoria.
Non è una biografia in senso stretto, ma un mosaico di due tre vite, tra cui quella dell’autore che ha vissuto da bambino e poi da adulto nell’Iran post-rivoluzionario, che rappresenta il reale vissuto.
È un libro sulla condizione delle donne in Iran che viene dalla realtà. Una realtà che non si deve allontanare, una realtà che si deve ascoltare, una realtà tragica che non bisogna nascondere con il silenzio.
E se dopo più di 40 anni il regime, come ha sottolineato l’autore, non è ancora riuscito a imporre il suo disegno, il merito è delle donne, estremamente attive in ogni settore e capaci di distruggere quell’idea di società medievale che le vorrebbe escludere dalla vita culturale e politica.
Erano presenti la sindaca di Settimo Elena Piastra, la presidente della Fondazione Comunità Solidale Tiziana Tiziano, e Shirin Rajaei, 26 anni, studentessa in Cooperazione Internazionale all’Università di Torino, che ha raccontato la sua storia di figlia con il doppio passaporto, iraniano e italiano.
L’iniziativa è stata promossa dal progetto SAI Accoglienza Diffusa del Comune di Settimo Torinese, in partenariato con Fondazione Comunità Solidale Onlus, Associazione Casa dei Popoli Onlus e CISV scs, insieme a Fondazione ECM e alla Biblioteca Archimede di Settimo Torinese.
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