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Per chi suona la campana

Due “Bose” al posto di una

Enzo Bianchi fondatore della comunità di Bose

Enzo Bianchi fondatore della comunità di Bose

Qualcuno ha osservato che  la diocesi di Ivrea  continua a confermarsi come la «Gerusalemme progressista d’Italia».

In una serie di interviste e dichiarazioni di questi giorni, l’ex priore di Bose, Enzo Bianchi,  ha annunciato che a giugno lascerà il suo «esilio» sulla collina torinese e sbarcherà finalmente,  insieme ai suoi tre confratelli, Goffredo Boselli, Lino Breda e Antonella Casiraghi,  ad Albiano d’Ivrea,  a pochi chilometri da quel monastero che aveva fondato nel 1965 e da dove è stato allontanato con un provvedimento «approvato in forma specifica» da Papa Francesco. Lo accoglierà l’ampia e confortevole cascina  - la «Casa della Madia», che un pool di suoi  facoltosi amici – fra questi in primis l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani - ha acquistato e ristrutturato per farne la dimora del guru del cattolicesimo italiano ma, soprattutto, accogliendo i suoi desideri,   un luogo di «ospitalità, di scambi, di incontri e di studi».   Ricreando così - anche se si dichiara il contrario – una «nuova Bose». 

Sarà molto interessante riuscire a capire quale tipo di fedeli - o meglio di pubblico  - affluiranno alle «due Bose», quale sarà l’antropologia di coloro  che saliranno  ancora sulla Serra dall’austero priore Sabino Chialà o coloro che  si fermeranno  alla «Casa della Madia» per ascoltare il verbo di Enzo Bianchi. 

Da  umile frate ci sentiamo di avanzare una profezia. All’antico monastero arriveranno i preti e i fedeli più orientati da quei  vescovi  che  non vogliono  avere noie con Roma,  per cui la predicazione e le meditazioni di fratel Sabino rappresentano una garanzia. Ad Albiano invece arriverà la benestante borghesia secolarizzata di sinistra, un po’ attempata,  ma  ansiosa di provare qualche fremito di spiritualità dalle parole  faconde di fratel Enzo che,  se pure ha dichiarato di sentirsi sconfitto, è pur sempre  «in ricerca». 

La carismatica figura dell’ex priore con l’aura  del martire si imporrà inevitabilmente su tutti e  il successo è assicurato. Sarà perciò una bella competizione, tutta interna al cattolicesimo «adulto» in via di estinzione. Intanto ci dicono che  - in silenzio e senza clamori  - ogni domenica, alla Messa tridentina che si celebra nella comunità di Montalenghe della Fraternita di San Pio X (lefevriani),  la chiesa non basta più ad accogliere i fedeli che arrivano da ogni dove, composti in larga parte da  giovani famiglie con bambini e di ceto mediamente basso. Effettivamente, non ha torto Enzo Bianchi a dichiararsi sconfitto su due fronti, quello del cattolicesimo progressista per la vicenda di  Bose e quello dell’ecumenismo praticato con gli ortodossi, dilaniati dalla guerra in corso fra Russia e Ucraina. Sembra quasi la triste parabola del protestantesimo liberale, ben sintetizzata recentemente dal pastore valdese Fulvio Ferrario: «Da un lato il mondo ricco, fortemente secolarizzato; dall’altro una minoranza cristianamente conservatrice e un cristianesimo del Sud globale  che non è passato attraverso le rivoluzioni culturali moderne. In un simile quadro, il protestantesimo e, diciamo noi, il cattolicesimo progressista, come espressioni di un cristianesimo interessato al dialogo con l’orizzonte secolare, finiscono  stritolati».  

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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