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Ivrea
04 Marzo 2023 - 11:18
Cimadom Graziano ex presidente di Manital
Tutto è bene quel che finisce bene o più o meno bene... In sintesi, lunedì 27 febbraio, si è conclusa positivamente la procedura di licenziamento collettivo e di trasferimento di quel che resta di “Manital Spa in amministrazione controllata” dal 2018 al Consorzio Elettra..
La notizia arriva da Roma e a darla sono stati i sindacati al termine di una riunione, , presso il Ministero del lavoro, con i commissari del gruppo Manital: l’avvocato Antonio Casilli, Francesco Schiavone, Antonio Zecca, Vanessa Falco e il consulente Antonio Cammarota.
Più nello specifico sono stati scongiurati i licenziamenti e per 153 lavoratori si è decisa la cassa integrazione straordinaria per cessata attività fino a dicembre 2023. Si aggiungono 19 lavoratori (15 nella sede di via Di Vittorio a Ivrea e 4 nel Lazio) assorbiti dal Consorzio Elettra nell’ambito della commessa Inps e Arpa nel Lazio.
Il Consorzio Elettra di Roma è composto da Canavesana multiservice, con sede a Torino, Blue Lion facility di Nova Milanese, Brio group società cooperativa consortile di Bari, L’ambiente di Messina, Incoip di Torino, Cosm di Milano, Cvs service di Aosta, Restauri edili monumentali Italia di Roma.
“Abbiamo messo in sicurezza fino a dicembre 2023 tutti i lavoratori rimasti - esulta la Filcams - dando parallelamente la possibilità di uscita con l’unico criteriodella non opposizione per l’intera durata del trattamento...”.
Il Consorzio ha anche dato la disponibilità ad assumere tutti e 153 i dipendenti in caso di aggiudicazione di ulteriori appalti o in seguito ad un esito favorevole “del contenzioso pendente innanzi al Consiglio di Stato per la gara Consip e dell’eventuale soluzione positiva del contenzioso tra Ministero dell’Istruzione e del Merito e impresa rispetto allo “sblocco” delle risorse di “scuole Belle”.”
L’accordo prevede in buona sostanza una prelazione per l’assunzione di tutto il personale sospeso alle stesse condizioni economiche e normative preesistenti, mediante la costituzione di una graduatoria a scorrimento, con la possibilità di rifiutare le proposte di assunzione senza perdere la posizione in graduatoria.
“Per la gestione delle future assunzioni presso il Consorzio Elettra - sottolineano i sindacati - sarà necessario un monitoraggio continuo e incontri periodici, con l’auspicio che si realizzino le condizioni di assorbimento del maggior numero di lavoratrici e lavoratori coinvolti.
Complessivamente, in Manital, ai tempi d’oro del colosso del facility management, i dipendenti erano 5.600. A tre anni dalla dichiarazione dello stato di insolvenza, tutti gli asset sono in corso di vendita e molti (a cominciare dal castello di Parella) non riescono a trovare un acquirente. Gli ultimi bandi pubblicati fanno riferimento ad alcune partecipazioni societarie minori. E parliao di una quota del 19,85% in Synthesis3 (base d’asta di 313mila 200 euro), del 35% di Tiscanet tecnologia e telecomunicazione con sede a Casoria in provincia di Napoli (base d’asta 983mila 700 euro), dell’1,81% di Proger spa di Pescara (base d ‘asta di 531mila 900 euro) e del 5,66% della società benefit Mozart di corso Massimo D’Azeglio a Ivrea (base d’asta di 18mila euro). Le offerte vanno presentate entro il 20 marzo. In vendita anche la partecipazione societaria in La Gabelliera, che ha alcuni terreni e fabbricati rustici tra Ivrea e Montalto Dora ( base d’asta di 218mila 360 euro).
Nel 2020 i giudici avevano preso atto di un’esposizione debitoria fuori controllo; dell’assenza di risorse finanziarie sufficienti a farvi fronte; della mancanza di concrete possibilità di incasso in tempi brevi dei crediti (che, secondo quanto riferito dalla Società ammontavano a 207.060.472 euro); del fallimento di società partecipate dalla Manitalidea a cominciare dalla Olicar Gestioni (pronuncia del Tribunale di Asti del 13/1/2020) oltre a “un elevatissimo numero di esecuzioni forzate”, compresi gli sfratti esecutivi dalle sedi di Ancona, Roma e Napoli.
Luigi Grosso a Ivrea
A convincerli, dopo la quantificazione del debito erariale in 223 milioni di euro, anche l’impossibilità, sottolineata dall’ex amministratore Luigi Grosso, di poter operare sui conti correnti e accendere nuove linee di credito a causa dei blocchi della Centrale dei rischi della Banca d’Italia.
S’aggiungeva la necessità di un massiccio intervento finanziario per il pagamento degli stipendi ai dipendenti per un totale pari a 900.000 euro oltre a 14.600.000 euro per i dipendenti su commesse, cui si dovevano aggiungere 6.430.000 di una delle 5 rate del Durc scaduta il 30 gennaio di quell’anno. Secondo la Guardia di Finanza erano stati inoltre omessi versamenti al Fisco per ritenute d’imposta operate dall’impresa sugli stipendi dei dipendenti e sui compensi dei professionisti, per oltre 25 milioni di euro.
Dall’altro, per abbattere le somme dovute dall’impresa all’Erario, erano anche stati utilizzati crediti d’imposta (per attività di ricerca e sviluppo nel 2018 e 2019) non spettanti o inesistenti, per oltre 4 milioni di euro.
Infine, erano state effettuate compensazioni d’imposta per oltre 650 mila euro sull’inesistente erogazione degli 80 euro mensili del cosiddetto “Bonus Renzi”. In realtà il passivo, evidenziato dalle risultanze contabili analizzate dai commissari, oggi, sembrerebbe davvero molto più consistente (rispetto ai 223 milioni evidenziati nella dichiarazioni di insolvenza del Tribunale di Torino) e pari 380,5 milioni di euro di cui 206 milioni presumibilmente rappresentati da creditori chirografari e 174,5 milioni di euro potenzialmente costituiti da creditori dotati di privilegio.
Un calvario cominciato nell’ottobre del 2019 quando Graziano Cimadom annunciò di aver venduto Manital a Igi Investimenti group di Giuseppe Incarnato. Seguì, qualche mese dopo (23 dicembre dello stesso anno) la notizia di una querela per truffa presentata da Cimadom nei confronti di Incarnato, in contemporanea al sequestro delle azioni di Manitalidea.
Giuseppe Incarnato
Molto lungo l’elenco dei creditori. Chi c’era in aula il 31 gennaio del 2020?
Per Manitalidea S.p.a. l’ing. Luigi Grosso, amministratore delegato della società, in rappresentanza del consiglio di amministrazione, con l’avv. Francesco Marrocco; – per il Collegio Sindacale della Manitalidea S.p.a. l’avvocato Paolo Fabris, e poi Francesco Massolo e Roberto Musso, sindaci della società; – il dott. Miglia, non costituito, Amministratore giudiziale delle azioni della Manitalidea S.p.a., nominato in seguito al sequestro delle medesime disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ivrea; – per la Del Giudice Costruzioni S.r.l., l’avv. Iolanda D’Amore con Vincenzo Del Giudice; – per Energy Max Plus S.r.l. l’avv. Roberto Alberto per delega scritta dell’avv. Eliana Amendola, con Stefano Capetti; – per Trepiù S.r.l. e per Corrado Bertello, l’avv. Luca Pecoraro; – per Banca Farmafactoring S.p.a., l’avv. Daniela Carloni e l’avv. Alessia Augelletta; – per Serramenti Alluminio Fey s.r.l., l’avv. Leo Davoli per delega orale dell’avv. Paola Beata Getto e l’avv. Federica Ranieri; – per Gi Group S.p.a., l’avv. Cristiano De Filippi per delega orale dell’avv. Marisa Olga Meroni e l’avv. Paolo Giovanni Barenghi; – per Senatore Vincenzo, Sarli Mario, Tarquini Vincenzo, Rossi Luciana, Bove Vincenza, Salerno Carmela, Galietta Celestino, Pellegrino Francesca, Pisaniello Immacolata, Iennaco Aniello, Di gregorio Marta e De Simone Antonio, l’avv. Maria Grazia Tripodi per delega orale dell’avv. Gerardo Tolino; – per Futuro 2000 s.r.l., l’avv. Elenio Todaro; – per Simply Società Cooperativa, l’avv. Marco Pugliese per delega orale dell’avv. Francesco Scacchi.
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Con una sentenza del 19 marzo 2021 (pubblicata a maggio del 2021) la Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Gastone Andreazza ha rigettato il ricorso per ipotetici reati tributari presentato dall’ex Amministratore di Manitalidea Graziano Cimadom.
Con lo stesso provvedimento ha però anche dato ragione a Giuseppe Incarnatodella IGI Investimenti. I due avevano puntato il dito contro l’ordinanza del 6 novembre 2020 del Tribunale del riesame di Torino e contro il decreto dei 3 luglio 2020 con il quale il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ivrea aveva disposto il sequestro preventivo di beni per l’equivalente del presumibile profitto messo in tasca da Graziano Cimadon negli anni di imposta che vanno dal 2016, al 2019 per circa 18 milioni di euro e da Giuseppe Incarnato per altri 11 milioni e rotti.
Nell’elenco, per Cimadom, una villa di Burolo, 5 moto sportive, un vigneto a Bollengo, fondi, conti correnti, tra cui uno in Francia, presso la Banque Platine di Chamonix individuato attraverso i canali di cooperazione internazionale. Tra i beni sotto sequestro non c’era il castello di Parella di Ivrea, comprato dalla Manital nel 2011.
Per Incarnato i giudici di Cassazione han contestato al Tribunale del riesame la mancata valutazione sugli effettivi poteri dell’indagato nei panni di presidente del consiglio di amministrazione di Manitalidea. Privo di deleghe considerando che i poteri di amministrazione e di rappresentanza erano stati attribuiti agli amministratori delegati Umberto Inverso (dal 16 settembre 2019 al 4 novembre 2019) e a Luigi Grosso (dal 4 novembre 2019 al 4 febbraio 2020), data della dichiarazione di insolvenza da parte della sezione fallimentare del Tribunale di Torino. In sostanza a Torino si sarebbe confusa la figura del presidente del consiglio di amministrazione, privo di deleghe, con l’amministratore delegato. Si aggiunge che i beni sequestrati a Incarnato non avrebbero dovuto essere inseriti tra i “profitti”, visto che erano già suoi prima dell’ipotetico reato.
“La società – scrivevano gli ermellini – aveva un deficit di bilancio di circa 80.000.000 di euro e non poteva disporre di alcun bene, a causa delle procedure esecutive sul suo patrimonio e per effetto del sequestro preventivo delle quote eseguito il 23 dicembre 2019 dalla Procura di Ivrea. Anche i conti non presentavano alcun saldo attivo sicchè non vi sarebbe stata alcuna disponibilità finanziaria che avrebbe potuto essere qualificata quale profitto dell’omesso versamento dovuto …”.
Finita qui? Manco per idea.
E’ infatti aveva fatto seguito un duro comunicato di IGI Investimenti per annunciare una richiesta di danni allo Stato quantificati in 111 milioni e 519 mila lire.
Un gigante d’argilla cresciuto grazie ai super appalti in ogni parte d’Italia fino ad arrivare a oltre 5mila dipendenti diretti, estesi a 10mila con le consorziate. La parola “fine” su Graziano Cimadom ce l’ha messa la Corte di Cassazione. Ed è la fine per un uomo che a Ivrea, per tanti anni, è stato l’imprenditore che s’era creato da solo. Per tutti, l’unico in cui scorresse nelle vene un po’ di quel sangue che fu di Adriano Olivetti. Illuminato quando elargiva banconote alla Fondazione dello Storico Carnevale. Acculturato quando metteva a disposizione il suo castello di Parella alla Grande invasione di libri. Mecenate e un po’ editore quando pagava pagine intere di pubblicità sui giornali. Olimpionico con le sponsorizzazioni al Basket di serie A. Umano quando tirava fuori il portafoglio con gaudio e tripudio delle tante associazioni cittadine. S’aggiunge che era pure di sinistra, in una città che è di sinistra fino a prova contraria. Cresciuto a pane e Pci, delegato sindacale della Sip (la vecchia compagnia telefonica di bandiera) la grande intuizione di Cimadom è stata la Manitalidea Spa, leader nella fornitura di servizi di facility management e consulenza gestionale, qualcosa come 10 mila addetti tuttofare specializzati in una marea di servizi, dalle pulizie, al giardinaggio, passando dal facchinaggio, ai trasporti. Non era, a quanto pare, tutto oro quel che luccicava…
Tanto per dare una cifra: nel febbraio 2020, il totale delle passività della società ammontava a 380,5 milioni di euro. Dell’azienda fondata nel 1993, tra le prime ad occuparsi di facility management, è stato fatto uno spezzatino da vendere, bando su bando. Non è così facile, comunque, disfarsi di tutti gli asset. Il futuro lo si conoscerà solo passo dopo passo, bando deserto su bando deserto...
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