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SETTIMO TORINESE. Il Consiglio di Stato apre uno spiraglio per i tamponi e i vaccini nelle parafarmacie

SETTIMO TORINESE. Il Consiglio di Stato apre uno spiraglio  per i tamponi e i vaccini nelle parafarmacie

l Consiglio di Stato, secondo grado della giustizia amministrativa, ha accolto il ricorso contro il diniego della Regione Marche all’esecuzione dei tamponi rapidi nelle parafarmacie. A questo punto, grazie a questa sentenza, le parafarmacie potrebbero sperare in un cambio di marcia. Questo pronunciamento è importante perchè il problema è presente in tutte le regioni italiane, così come evidenziato anche dalla dottoressa Franca Scarabello di Settimo Torinese, titolare di una parafarmacia.

Secondo i professionisti che lavorano all’interno delle parafarmacie piemontesi, implementare tali misure porterebbe vantaggi sia al cittadino che al sistema sanitario che avrebbe a disposizione oltre 4500 nuovi presidi utili per erogare servizi senza stravolgere l’attuale pianta organica delle Farmacie.

Le parafarmacie in Italia sono 4.700, in Piemonte sono 273 di cui 153 di farmacisti non titolari di farmacia. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, ora la palla torna al Tar.

Il Consiglio di Stato che oggi, pur accogliendo positivamente il ricorso, non dirime pienamente la questione ma fissa due importanti punti: il primo, i principi posti alla nostra attenzione sono rilevanti e necessitano di approfondimento, anche ricorrendo alla Corte di Giustizia UE, questo perché se ad eseguire i test sono laureati come quelli che operano in farmacia e hanno i locali a norma, il diniego mal si giustifica nel corso di una emergenza sanitaria come quella causata dal virus. Infine, esiste un danno patrimoniale: le associazioni che hanno promosso il ricorso esprimono il proprio apprezzamento per la sentenza che interpretano come tappa importante di una battaglia di giustizia e libertà.

I limiti imposti, - affermano i titolari delle parafarmacie piemontesi - alcuni dei quali riteniamo oggettivamente ingiustificati, dipendono in larga misura dal fatto che le nostre attività, pur basandosi sulla stessa professionalità della Farmacia, e pur erogando un servizio del tutto analogo sono riconosciute come semplici esercizi commerciali e non come presidi sanitari. A questo punto ci domandiamo per quale motivo non sarebbe giusto utilizzare anche questa risorsa in un momento di emergenza come quello attuale”.

L’augurio è che per agevolare il tracciamento, dopo questa sentenza, in tutte le regioni sia permesso alle parafarmacie di eseguire i test utilizzando i farmacisti che vi operano a dare il loro contributo nella lotta alla pandemia.

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