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Pecco Bagnaia in blu Yamaha? Ecco i segnali che indicano la svolta clamorosa

Dopo a promozione di Alex Márquez, il 2026 rischia di essere l’ultima stagione in Ducati del pilota chivassese

Pecco Bagnaia

Pecco Bagnaia

La parabola di Pecco Bagnaia sta vivendo la sua fase più delicata, forse la più complessa da quando il pilota chivassese è approdato nel team ufficiale Ducati. L’ultimo weekend del Mondiale a Valencia, con l’appendice dei test del 17 novembre, ha rappresentato molto più di una chiusura di stagione: è stato un confine, una linea netta oltre la quale nulla è più come prima. Ducati ha preso una direzione chiara, e Bagnaia — legato alla casa di Borgo Panigale da un contratto importante fino al 2026 — si ritrova improvvisamente a dover fare i conti con un ruolo ridimensionato e con prospettive che, oggi, sanno di rottura più che di continuità.

Il clima all’interno del box della Rossa non è mai stato così pesante. La stagione 2025 è stata un incubo agonistico, con soli quattro successi in 44 gare tra Sprint Race e GP. Un bottino che stride con il profilo di un due volte campione del mondo e che soprattutto ha prodotto una frattura tecnica mai vista prima. Bagnaia non ha mai trovato feeling con la GP25, lamentando differenze inspiegabili rispetto alla versione 2024 e chiedendo continui adattamenti. Per mesi Ducati ha provato ad accontentarlo, ma senza ottenere quella stabilità di rendimento necessaria a costruire una stagione competitiva. Anzi, la sensazione interna — inevitabile e sempre più condivisa — è che questo continuo inseguimento abbia reso impossibile seguire una linea di sviluppo coerente.

Lo ha detto chiaramente anche Davide Tardozzi, con parole pesanti come macigni: «Bagnaia è un campione, ma deve tornare a dimostrarlo. Ducati ha fatto davvero di tutto per dargli la giusta confidenza, ma lui non l'ha trovata. La MotoGP di oggi ha un livello così alto che se non sei al 100% non puoi vincere». Dichiarazioni che, in un ambiente già teso, hanno avuto l’effetto di un colpo di gong: il segnale che il credito si è esaurito.

Secondo indiscrezioni provenienti dalla stampa spagnola, Bagnaia sarebbe stato informato addirittura alla vigilia dei test di Valencia del fatto che Alex Márquez sarà promosso a pilota Factory a tutti gli effetti, diventando il nuovo riferimento tecnico per lo sviluppo della GP26 e del prototipo 2027. Un passaggio simbolico, ma anche sostanziale: Ducati non considera più Pecco il suo faro ingegneristico.

La scelta non nasce nel vuoto. Sullo sfondo c’è la stagione-monstre di Marc Márquez, capace di dominare il Mondiale nonostante l’assenza nelle ultime nove gare. Un confronto impietoso, soprattutto per chi — come Bagnaia — ha accusato ogni weekend la mancanza di quel feeling che invece altri piloti hanno trovato senza esitazioni.

Il bilancio di fine stagione, dunque, non riguarda solo i numeri, ma anche il logoramento interno. I mesi di incomprensioni hanno reso il box un ambiente rigido, difficile, con un livello di comunicazione minimo e poco produttivo. In queste condizioni, immaginare un 2026 rigenerante appare quasi illusorio.

Per questo, gli orizzonti di Pecco Bagnaia guardano inevitabilmente al 2027. Un anno che sarà un punto di svolta per tutta la MotoGP, con l’arrivo delle moto 850 cc, l’eliminazione degli abbassatori, l’addio a gran parte dell’aerodinamica e il nuovo fornitore gomme Pirelli. Sarà una rivoluzione, e i team vogliono farsi trovare pronti.

Sul mercato piloti si muovono già figure di peso. In testa a tutti Aprilia, determinata a portare a Noale un top rider come Fabio Quartararo, sempre più distante da una Yamaha che non gli dà certezze. Nel frattempo il team VR46 potrebbe legarsi proprio ad Aprilia, con l’ipotesi di due RS-GP affidate a Pedro Acosta, corteggiato anche dalla Honda e nel mirino dello stesso Ducati qualora Marc Márquez lasciasse la Rossa dopo il 2026.

Bagnaia, in questa mappa, sembra scivolare verso un approdo naturale: Yamaha. Con la possibile partenza di Quartararo, la casa del Diapason avrebbe bisogno di un pilota esperto e capace di riportare entusiasmo nel progetto. Pecco rappresenterebbe un profilo ideale: un campione, un uomo d’immagine, un talento maturo. Il team Factory, affiancato da Pramac, potrebbe costruire attorno a lui e a Toprak Razgatlıoğlu una coppia complementare, tecnicamente variegata e potenzialmente rivoluzionaria.

Ducati, dal canto suo, non sembra intenzionata a trattenere un pilota con cui il rapporto si è logorato fino ai ferri corti. La promozione di Alex Márquez parla più di qualsiasi comunicato. È il segnale che Borgo Panigale guarda oltre.

Le prossime settimane non porteranno annunci clamorosi, ma saranno decisive i mesi primaverili del 2026. È allora che le case firmeranno i primi pre-contratti, anticipando quel valzer di selle che rischia di cambiare il volto della MotoGP.

Per Pecco Bagnaia, reduce da una stagione che ha fatto crollare ogni certezza, il tempo delle scelte è arrivato. Il 2026 sarà l’anno della verità, ma il 2027 già incombe come un bivio: restare nel solco di una carriera da campione o reinventarsi altrove, per dimostrare che il fuoco dentro non si è spento.

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