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Cronaca
19 Dicembre 2025 - 16:27
Foto d'archivio
Il Tribunale di Torino si prepara ad affrontare un processo penale caratterizzato da una dolorosa separazione e da una complessa battaglia giudiziaria per l'affidamento di una minore. Una donna di 31 anni, madre della bambina, e sua madre sono state chiamate a rispondere di gravi accuse: sottrazione internazionale di minore, calunnia, diffamazione e stalking. I fatti contestati dalla Procura risalgono al 2023 e riguardano una bambina che all’epoca aveva solo quattro anni.
La vicenda, che ha visto l'apertura di un contenzioso civile internazionale e l'intervento delle forze dell'ordine per ricostruire gli spostamenti della madre, avrà il suo culmine durante il dibattimento, fissato per gennaio. Al centro del procedimento vi è il presunto mancato rispetto di un provvedimento giudiziario, l’uso distorto del meccanismo della denuncia e una vera e propria operazioni di odio messa in atto attraverso i propri profili social.
Secondo quanto ricostruito dall’accusa dell’accusa, dopo la fine del matrimonio e la conseguente separazione, la 31enne avrebbe violato quanto disposto dal Tribunale di Torino. Il giudice aveva infatti stabilito l'affidamento esclusivo della bambina al padre. Nonostante ciò, la madre avrebbe portato la figlia fuori dai confini nazionali.
Gli spostamenti della piccola, documentati in diversi Paesi europei, iniziano dalla Romania per poi proseguire altrove. Questa condotta ha di fatto impedito all’uomo, padre della bambina, di esercitare il proprio diritto di genitore e di far rientrare la minore in Italia, in linea con le decisioni del Tribunale. I suoi tentativi di riabbracciare la figlia, rimasti inizialmente vani, hanno portato inevitabilmente alla presentazione di una querela nei confronti della ex partner.
L'accusa di sottrazione di minore è dunque il primo e più grave capo di imputazione che pende sulla donna. Tuttavia, a rendere il quadro giudiziario più pesante si aggiunge l'accusa di calunnia. Nell'ottobre del 2023, la 31enne si è presentata presso una stazione dei Carabinieri, denunciando il nonno paterno della bambina per presunti abusi sessuali. La donna avrebbe dichiarato di nutrire dei sospetti seri e fondati sul conto dell'uomo. Tuttavia, le meticolose indagini condotte successivamente dagli inquirenti non avrebbero trovato alcun elemento di prova a carico dell’uomo
La Procura di Torino ha inoltre ipotizzato che la madre della bambina non si sia limitata alla denuncia infondata. Una volta accertata la mancanza di prove, la donna si sarebbe messa in contatto più volte con il padre della vittima. L’accusa sostiene che l'imputata ha minacciato di rendere pubbliche le accuse di abusi, persino attraverso i social network, con il chiaro intento di condizionare e influenzare le trattative in corso relative alla separazione. Questa situazione rafforza l’accusa di calunnia, trasformando la denuncia non come una segnalazione lecita, ma come uno strumento volto a ricattare la persona denunciata.
Il processo non coinvolge unicamente la madre della bambina. Al suo fianco, in qualità di imputata, siederà anche la nonna materna, accusata di diffamazione e stalking ai danni del consuocero, il nonno paterno.
La Procura ha ricostruito una vera e propria campagna diffamatoria condotta sui social network. La donna avrebbe pubblicato una quantità notevole di commenti e post nei confronti del nonno della bambina, con riferimenti espliciti ai presunti abusi sessuali di cui era stato precedentemente accusato e poi prosciolto. Questi contenuti, secondo l’accusa, non solo avrebbero leso la reputazione dell'uomo, ma avrebbero assunto anche un carattere persecutorio.
Il nonno e il padre della bambina, assistiti dai propri legali, hanno risposto a queste condotte con altrettante denunce presentate ai Carabinieri, portando le donne direttamente a giudizio per i reati contestati.
Anche in questo caso le indagini, condotte dalla Procura di Torino, sono risultate fondamentali per monitorare e rintracciare la 31enne. La donna, nel tentativo di sottrarsi alla giustizia, avrebbe cercato di rendere difficile la sua localizzazione, spostandosi di continuo. È stata individuata per un periodo in Germania, da dove, tuttavia, sarebbe fuggita nuovamente.
Parallelamente agli sviluppi penali, la complessa questione dell’affidamento è stata gestita a livello civile attraverso un contenzioso internazionale tra l’Italia e la Romania. Questo procedimento si è concluso con decisioni sfavorevoli alla madre.
Il lavoro coordinato delle autorità e le sentenze civili hanno infine permesso di riportare la minore in Italia. La bambina è ora rientrata nel Paese ed è stata definitivamente affidata al padre.
Il destino giudiziario delle due donne è ora nelle mani del Tribunale, con il processo fissato per l’inizio dell’anno nuovo. La vicenda mette in luce la drammatica escalation che può subentrare nelle controversie sull'affidamento, trasformando una separazione in un contenzioso con conseguenze pesanti per tutti i soggetti coinvolti, in primis per la piccola, costretta a crescere in un clima particolarmente difficile.

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