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Cronaca

Morì cadendo in bici per una buca, la famiglia di Aldovino Lancia porta il Comune di Collegno davanti al giudice civile

Dopo il processo penale in corso a Torino, i familiari del 71enne avviano una causa contro l’amministrazione: “Non vendetta, ma diritti e giustizia”

Morì cadendo in bici per una buca, la famiglia di Aldovino Lancia porta il Comune di Collegno davanti al giudice civile

CMorì cadendo in bici per una buca, la famiglia di Aldovino Lancia porta il Comune di Collegno davanti al giudice civile (immagine di repertorio)

La morte di Aldovino Lancia, 71 anni, avvenuta nel settembre 2023 a Collegno dopo una caduta in bicicletta provocata dal dissesto dell’asfalto, approda ora anche in sede civile. I familiari dell’uomo hanno infatti promosso un’azione civile contro il Comune di Collegno, chiedendo un risarcimento per il danno biologico legato alla sofferenza patita a seguito dell’incidente.

La citazione è stata depositata nella mattinata di oggi. Una scelta che si affianca, ma non si sovrappone, al processo penale già in corso a Torino, nel quale i congiunti della vittima hanno deciso di non costituirsi parte civile. Una linea spiegata chiaramente dai legali che assistono la famiglia.

«Si sono rivolti a noi non per desiderio di vendetta, ma per esercitare i loro diritti», spiega l’avvocato Renato Ambrosio, dello studio legale Ambrosio e Commodo. «Ed è anche per questo che non procediamo contro la persona fisica del sindaco, ma contro l’amministrazione cittadina. È una questione di giustizia».

Al centro dell’azione civile ci sono gli esiti dell’inchiesta della Procura di Torino, i cui atti sono stati acquisiti dallo studio legale. Dalle perizie disposte dal tribunale emergerebbe un quadro preciso delle condizioni del manto stradale nel punto dell’incidente. «Era presente una spaccatura larga dieci centimetri, profonda circa cinque o sei centimetri e lunga trenta», ricostruisce l’avvocata Angela Prino. «Una vera e propria trappola. Il cerchione posteriore vi si è infilato e la camera d’aria è esplosa».

Secondo quanto emerso nel procedimento penale, il tratto di strada in questione non sarebbe stato teatro di un episodio isolato. Tra il 2014 e il 2023 si sarebbero infatti verificati una decina di incidenti, mentre le segnalazioni dei cittadini sulla pericolosità della carreggiata sarebbero state circa un centinaio. Elementi che ora diventano centrali anche nel giudizio civile, chiamato a valutare le responsabilità dell’ente proprietario della strada.

La richiesta avanzata al tribunale riguarda il risarcimento ai tre figli, alla moglie e a un nipote di Aldovino Lancia, per il danno biologico connesso alla sofferenza conseguente all’incidente. Una battaglia che, sottolineano i legali, va oltre il singolo caso.

«Troppo spesso ci si dimentica che per una amministrazione occuparsi della sicurezza delle strade di propria competenza è un dovere», osserva l’avvocato Ambrosio. «Succede nei piccoli Comuni, ma capita anche in quelli più grandi. Ed è necessario rendersi conto che una riparazione costa meno che versare indennizzi alle vittime».

La causa civile apre così un nuovo capitolo giudiziario su una vicenda che continua a interrogare sul tema della manutenzione delle strade, della prevenzione e delle responsabilità degli enti locali. Una questione che, per la famiglia Lancia, non riguarda solo il passato, ma il diritto a non vedere ripetersi tragedie annunciate.

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