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Cronaca

Scende, guarda i danni e fugge: così il pirata della Torino–Aosta ha lasciato morire Lucia

La Procura ricostruisce minuto per minuto l’incidente costato la vita alla piccola Lucia. Il conducente del mezzo si sarebbe fermato a osservare i danni, poi la fuga. Indagini a tappeto su tutti i veicoli coinvolti

Scende, guarda i danni e fugge: così il pirata della Torino–Aosta ha lasciato morire Lucia

Scende, guarda i danni e fugge: così il pirata della Torino–Aosta ha lasciato morire Lucia

Ci sarebbe un uomo che da sabato notte sta cercando di scomparire, e ci sono degli investigatori che da sabato notte stanno facendo esattamente il contrario: riportarlo alla luce. È il conducente del furgone che, secondo la ricostruzione ormai sempre più definita degli inquirenti, avrebbe scatenato la catena di eventi che ha portato alla morte della piccola Lucia, due mesi appena, lungo l’autostrada Torino–Aosta.

Nelle stanze della Procura di Ivrea si lavora senza interruzione da giorni. Le immagini delle telecamere, acquisite dalla Polizia stradale di Settimo, hanno restituito una scena che lascia poco spazio ai dubbi: il furgone urta la Fiat 500X, la fa sbandare, e poi accosta. Il conducente scende, guarda il danno, valuta, osserva. In quei secondi sospesi potrebbe decidere di soccorrere, chiamare aiuto, segnalare il pericolo. Invece no: risale a bordo, ingrana la marcia e scompare in direzione Aosta.

Da quel momento il tempo ha iniziato a scorrere in due modi opposti: chi doveva fuggire lo ha fatto, chi doveva ricostruire sta correndo per chiudere il cerchio.

lucia

Il pubblico ministero Mattia Cravero, che coordina l’indagine per omicidio stradale, ha iscritto nel fascicolo tutti i soggetti coinvolti. La posizione più pesante resta quella del conducente del furgone, che oltre allo scontro iniziale potrebbe rispondere anche dell’omissione di soccorso. A pesare non è solo la fuga, ma il fatto che non abbia nemmeno segnalato la presenza di un’auto distrutta in carreggiata.

Gli investigatori stanno analizzando anche la posizione del conducente della terza auto coinvolta, quella che si sarebbe trovata sulla prima corsia proprio mentre il corpicino della neonata veniva sbalzato fuori dall’abitacolo. Non è chiaro se l’automobilista si sia accorto di nulla, e lo stabiliranno gli accertamenti. La verità sulle cause esatte della morte arriverà solo con l’autopsia, che dovrà chiarire se la bimba sia deceduta nell’impatto iniziale o successivamente. Un primo esame condotto sul posto dal medico legale dell’Asl To4 Chiara Romagnollo indica un decesso immediato.

Tra gli indagati risulta anche la madre della piccola, Costanza Fiore, come atto dovuto: gli inquirenti vogliono verificare ogni elemento, compreso il corretto fissaggio dell’ovetto. La donna – project manager del TorinoFilmLab – è rimasta sotto choc ed è stata dimessa dall’ospedale San Giovanni Bosco. Per lei è il secondo incidente nello stesso tratto autostradale in pochi mesi: il primo era avvenuto a giugno, quando era ancora incinta.

Intanto la Polstrada continua a incastrare i tasselli. Alcuni automobilisti che si sono fermati a prestare soccorso hanno fornito testimonianze preziose. La Fiat 500X, secondo la ricostruzione più solida, stava procedendo lungo la prima corsia quando è stata urtata dal furgone: l’urto l’ha fatta carambolare verso la piazzola laterale, dove ha abbattuto un cartello prima di fermarsi a pochi centimetri dagli alberi. L’ovetto è stato proiettato fuori dall’auto, ma resta da determinare se attraverso il parabrezza ormai in frantumi o tramite una portiera.

A Quincinetto, il paese del marito di Costanza, Claudio Tonino, il dolore ha bussato alla porta di tutti. È una comunità piccola, dove ci si conosce per nome, e la morte della piccola Lucia è entrata nelle case come un vento gelido. Durante le celebrazioni religiose del fine settimana, la neonata è stata ricordata più volte. Tonino, molto conosciuto per la sua attività di psicologo e per la lunga appartenenza al coro “La Rupe”, resta accanto alla moglie, travolta da una tragedia che nessuno riesce a spiegare.

Ora il lavoro degli investigatori punta a rispondere a domande che non possono restare sospese:
chi era al volante del furgone? Perché è sceso, ha guardato, e poi è fuggito? Da dove è stato espulso l’ovetto? E soprattutto: cosa è accaduto esattamente in quegli istanti che nessuna telecamera può raccontare fino in fondo?

Le prossime ore potrebbero finalmente fornire una direzione chiara, mentre il Canavese intero resta aggrappato a un dolore che non lascia tregua.

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