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Cronaca

Notte di furti a San Raffaele Cimena: i padroni di casa si trovano faccia a faccia con i ladri

Ancora furti nella collina torinese. Molte sono state le case interessate nella notte tra venerdì e sabato

Notte di furti a San Raffaele Cimena: i padroni di casa si trovano faccia a faccia con i ladri

Notte di furti a San Raffaele Cimena: i padroni di casa si trovano faccia a faccia con i ladri (immagine di repertorio)

Continua la scia di furti nelle case nella collina torinese. Nella notte tra venerdì 5 e sabato 6 dicembre, diversi residenti di San Raffaele Cimena hanno segnalato la presenza di ladri per le vie della città. Tra le strade interessate, via Chivasso e via San Bernardo, nella zona della Piana.

Stando alle segnalazioni dei cittadini, che hanno prontamente avvertito le forze dell'ordine, i malviventi avrebbero cercato di introdursi all'interno delle case, noncuranti della possibile presenza dei proprietari. In almeno un'abitazione, infatti, i cittadini si sarebbero trovati faccia a faccia con i malviventi, che si sarebbero poi dati alla fuga.

Non si tratta di casi isolati. Negli ultimi mesi, la collina torinese è tornata a essere teatro di una serie di colpi seriali, spesso su ville e abitazioni isolate, che hanno causato crescente allarme tra i residenti. Un caso emblematico è quello emerso nel giugno 2025, quando i carabinieri della Compagnia di Chieri hanno notificato otto avvisi di conclusione indagini a otto persone — in gran parte di origine albanese — accusate di essere parte di una banda che avrebbe compiuto almeno 68 furti tra gennaio 2024 e marzo 2025.

Secondo le indagini, il gruppo agiva con una struttura organizzata: auto intestate a prestanome, ruoli attribuiti con precisione, basisti per custodire la refurtiva e canali di ricettazione già in funzione per smaltire gioielli e oggetti di valore.

Un contesto che rende l’episodio di San Raffaele Cimena parte di una tendenza allarmante: non più casi isolati, bensì una vasta rete di furti che tra il 2024 e il 2025 ha colpito la collina e l’hinterland torinese, seminando insicurezza e sfiducia. In alcuni casi, le vittime — rientrando in casa dopo il lavoro o dal weekend — si sono trovate davanti porte sfondate, stanze messe a soqquadro, oggetti e ricordi spariti.

Ma l’ondata non riguarda solo la cintura collinare: anche il territorio del Chivassese è stato in passato bersaglio dei ladri. Lo scorso agosto, ad esempio, in località Castelrosso una famiglia di Chivasso, rientrata dalle vacanze, ha trovato la propria villetta svaligiata. Nonostante sistemi di sicurezza, i malviventi erano riusciti a forzare gli accessi e a svuotare la casa, provocando danni materiali e un forte senso di violazione.

Queste ricorrenze mostrano come il fenomeno non sia legato a una singola “banda”, a una stagione o a particolari condizioni, ma appaia radicato su un territorio vasto e relativamente omogeneo: collina, periferie, aree suburbane. Questo rende più complessa la protezione delle abitazioni e mette in luce un punto cruciale: le misure di sicurezza individuali, da sole, non bastano più.

Nel contesto di questi fatti recenti, l’episodio di San Raffaele non può essere letto come un caso isolato o un’eccezione. Diventa piuttosto parte di un quadro generale di insicurezza e vulnerabilità che richiede risposte più sistemiche: maggiore presenza delle forze dell’ordine, investimenti in prevenzione, promozione di comunità vigilanti e interventi coordinati su più territori.

Per ora, la denuncia delle segnalazioni e l’allarme sociale sono il primo atto. Se le istituzioni — locali e provinciali — vorranno rispondere davvero, dovranno dimostrarsi capaci di trasformare la paura in azione concreta. Perché la serenità di chi vive nella collina torinese e nel Chivassese non può essere in balia di chi, di notte, vede case da svaligiare come opportunità.

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