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Cronaca

I Carabinieri Cites di Torino sequestrano una lince imbalsamata senza documentazione

L’animale, specie protetta, era in un laboratorio di Riva presso Chieri: accertamenti in corso sulla provenienza e sulla gestione

I Carabinieri Cites di Torino sequestrano una lince imbalsamata senza documentazione

I Carabinieri Cites di Torino sequestrano una lince imbalsamata senza documentazione

I Carabinieri del Nucleo Cites di Torino hanno scoperto ieri, in un laboratorio di tassidermia di Riva presso Chieri, un esemplare imbalsamato di lince europea (Lynx lynx) privo della documentazione obbligatoria prevista dalla normativa Cites. Un rinvenimento che apre un fronte investigativo sulla provenienza dell’animale, sulla sua detenzione e sul ruolo dei soggetti coinvolti.

L’operazione rientra in un ciclo di verifiche avviate tra ottobre e novembre nelle province di Torino, Novara, Vercelli e Verbania, nell’ambito della campagna europea “Reati ambientali 2024-2025”, dedicata al contrasto del bracconaggio e alla tutela dei grandi carnivori, tra cui lupo, orso e lince, oltre che degli uccelli rapaci. Un quadro in cui il commercio illecito, la cattura e l’uccisione di fauna selvatica restano fenomeni tutt’altro che marginali.

La lince sequestrata — specie inserita nell’Allegato A del Reg. CE 338/97, tra quelle maggiormente protette — era conservata all’interno del laboratorio in assenza dei certificati che dimostrano la legale provenienza. Il proprietario è stato deferito all’autorità giudiziaria, come previsto dalla normativa, e la sua posizione è ora al vaglio degli inquirenti. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e vale la presunzione di innocenza.

Sotto esame anche la posizione del tassidermista. Dalle verifiche è emerso che l’esemplare era stato trattenuto nel laboratorio per un periodo di circa due anni dopo la conclusione del trattamento di imbalsamazione, un punto operativo su cui la normativa presenta margini di interpretazione ma che gli inquirenti considerano rilevante. Gli accertamenti mirano a chiarire se la prolungata custodia possa configurare violazioni sulla detenzione di fauna tutelata.

Il sequestro rappresenta un passaggio significativo all’interno delle attività di contrasto al traffico illegale di specie protette, un fenomeno che coinvolge oltre 40.000 specie animali e vegetali tutelate dalla Convenzione Cites: dai grandi carnivori ai pappagalli, dai rettili alle orchidee, fino agli oggetti realizzati con parti di animali come avorio, carapaci o pelli. I Nuclei Cites dei Carabinieri — 46 in tutta Italia — svolgono controlli specifici su commercio, detenzione e movimentazione, vigilando su un settore dove l’illegalità continua a intrecciarsi con attività artigianali e collezionistiche.

La documentazione Cites — certificati, registri e attestazioni di provenienza — resta il passaggio imprescindibile per qualsiasi detenzione o commercio di esemplari protetti, vivi o imbalsamati. In sua assenza scatta il sequestro, insieme agli accertamenti su eventuali responsabilità civili e penali.

Resta ora da chiarire il percorso dell’animale, come sia arrivato nel laboratorio e da quanto tempo fosse nella disponibilità del proprietario. Saranno gli sviluppi delle indagini a definire il quadro, mentre l’esemplare sequestrato diventa un nuovo segnale dell’attenzione investigativa su un settore in cui tutela della biodiversità e contrasto al traffico illecito procedono di pari passo.

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