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Cronaca
06 Dicembre 2025 - 09:05
Cane trovato morto nei campi di San Martino Canavese: ipotesi colpo di fucile e nessun microchip (immagine di repertorio)
Un cane senza nome, abbandonato alla solitudine di un campo e segnato da un foro che, a prima vista, appare compatibile con un colpo di fucile a pallettoni. È l’immagine nuda e disturbante che emerge da San Martino Canavese, dove nella mattinata di venerdì 5 dicembre una donna di passaggio ha segnalato il ritrovamento della carcassa. Un episodio che scuote la comunità e mette di fronte, ancora una volta, il tema della responsabilità verso gli animali e della violenza che troppo spesso rimane senza risposta.
L’animale è stato trovato privo di microchip, un dettaglio che non è una semplice formalità: impedisce di conoscerne l’identità, di ricostruirne la provenienza e di risalire a un eventuale proprietario. In pratica, gli toglie un nome e una storia, lasciando agli inquirenti solo un corpo senza riferimenti e una serie di indizi da rimettere insieme con pazienza.
Il foro sul torace – questa la descrizione emersa dalle prime verifiche – presenta caratteristiche compatibili con l’esplosione di un’arma da caccia caricata a pallettoni. Una circostanza che orienta l’attenzione verso un’ipotesi di morte violenta. Ma non basta un’impressione: serviranno gli accertamenti tecnici per stabilire con certezza la causa del decesso, l’angolo di tiro, la distanza e l’eventuale tipo di arma. La frase secondo cui la dinamica “sembra lasciare pochi dubbi” va letta dentro questo contesto: una prima valutazione, nulla di più, che dovrà essere confermata da analisi oggettive.
È proprio l’assenza del microchip a complicare la parte più delicata dell’indagine. Quel minuscolo dispositivo, obbligatorio per legge, è l’unico strumento che consente di collegare un cane alla persona che ne ha la responsabilità. Quando manca, ogni tentativo di ricostruzione diventa un percorso a ostacoli. Restano le testimonianze, eventuali segnalazioni nei giorni precedenti, il passaparola delle comunità rurali. Ma se l’animale non era conosciuto nella zona e nessuno ha denunciato smarrimenti o sparizioni, la pista rischia di raffreddarsi rapidamente.
C’è poi il piano più ampio, quello che riguarda la comunità. Un cane trovato morto in aperta campagna, con un foro compatibile con armi da fuoco, non è un dettaglio del paesaggio: è un fatto che tocca la percezione di sicurezza, il rapporto con il territorio rurale, il confine – sempre fragile – tra attività venatoria, maltrattamento e violenza gratuita. Solleva interrogativi che vanno oltre la singola vicenda e chiamano in causa comportamenti, controlli, responsabilità individuali.
Molti elementi restano da chiarire. L’esame della carcassa dovrà confermare con precisione la causa del decesso. Sarà necessario capire se il cane fosse ferito altrove e poi abbandonato, oppure se la morte sia avvenuta nel punto del ritrovamento. Andrà verificato se vi siano telecamere nelle strade vicine, testimonianze utili, precedenti segnalazioni di spari in zona. È un lavoro che richiederà tempo e rigore, soprattutto in assenza di un’identità da cui partire.
Per ora resta l’immagine di un animale senza nome, in un campo silenzioso, e un’indagine che deve ancora dire tutto. Resta la prudenza, necessaria quando i fatti sono parziali. E resta una domanda, la più semplice e la più difficile: cosa è davvero accaduto a quel cane, e perché?
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