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Cronaca

Addio a Mabel Bocchi, icona senza eguali del basket femminile

Dagli Scudetti col Geas al titolo di miglior giocatrice del mondo, fino alla carriera giornalistica: se ne va una figura che ha cambiato per sempre la pallacanestro italiana

Addio a Mabel Bocchi

Addio a Mabel Bocchi, icona senza eguali del basket femminile

Il basket italiano perde una delle sue voci più alte e riconoscibili. Mabel Bocchi, scomparsa a 72 anni, è stata per decenni un punto di riferimento assoluto, un talento capace di modificare il modo stesso di intendere la pallacanestro femminile. Per molte giocatrici, e non soltanto italiane, il suo nome ha rappresentato un modello di ambizione, tecnica e carisma.

La sua carriera sportiva resta una delle più straordinarie mai scritte in Italia. Con il Geas di Sesto San Giovanni, squadra simbolo degli anni Settanta, Bocchi conquistò uno dei traguardi che ancora oggi definiscono un’epoca: il titolo europeo, primo trofeo continentale femminile mai ottenuto da un club italiano in qualsiasi disciplina. Un risultato che aprì un varco storico nello sport femminile nazionale.

Con la Nazionale italiana disputò tre Europei – compreso quello del 1974, chiuso con un prestigioso terzo posto – e un Mondiale, quello del 1975 in Colombia, che vide l’Italia concludere al quarto posto e Bocchi distinguersi come miglior realizzatrice del torneo. Proprio in quell’anno, la FIBA la riconobbe come miglior giocatrice del mondo, un titolo che ne certificò la grandezza in un panorama internazionale in cui le atlete italiane raramente trovavano spazio.

Il cordoglio per la sua scomparsa ha attraversato l’intero movimento cestistico. La Lega Basket Serie A, attraverso il presidente Maurizio Gherardini e i 16 club, ha ricordato il ruolo determinante di Bocchi in anni in cui vinse 8 Scudetti e una Coppa Campioni con il Geas, diventando il volto più rappresentativo di una Nazionale che viveva uno dei suoi momenti tecnici più alti.

Chiusa la carriera agonistica – il suo ultimo capitolo sportivo fu proprio a Torino – Bocchi non abbandonò il racconto dello sport, ma lo trasformò in professione. Divenne giornalista, conducendo su Rai lo spazio dedicato al basket all’interno de La Domenica Sportiva, prima di scrivere per testate come il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Negli anni ampliò poi i suoi interessi ai settori del fitness e dell’alimentazione, costruendo una seconda carriera altrettanto riconosciuta e seguita.

La notizia della sua morte lascia un vuoto profondo nel mondo della pallacanestro italiana, che perde una figura difficile da sostituire: perché Mabel Bocchi non fu soltanto un’atleta vincente, ma un’anticipatrice, un simbolo di modernità sportiva e di visione. La sua storia continuerà a emergere ogni volta che il basket femminile italiano proverà a guardare avanti: perché molti dei passi compiuti oggi nascono da un sentiero che lei ha tracciato con anticipo e coraggio.

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