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03 Dicembre 2025 - 13:30
Addio ad Arcadio Venturi, storico capitano della Roma negli anni '50Si è spento a 96 anni, nella sua Vignola, Arcadio Venturi, uno dei simboli più solidi e riservati del calcio italiano del Dopoguerra
Si è spento a 96 anni, nella sua Vignola, Arcadio Venturi, uno dei simboli più solidi e riservati del calcio italiano del Dopoguerra. Un nome che non ha mai cercato riflettori, ma che ha lasciato un’impronta profonda ovunque sia passato: in campo, come capitano della Roma negli anni Cinquanta, e poi fuori, da allenatore e formatore, fino a diventare il vice storico di Giovanni Trapattoni all’Inter dello scudetto dei record.
La notizia arriva da Modena e riporta alla memoria una figura che ha incarnato una certa idea di calcio: lavoro, misura, appartenenza. Venturi, cresciuto a Vignola e mai davvero staccatosi dalla sua città, ha vestito la maglia giallorossa per nove stagioni, indossando la fascia e meritandosi la stima di compagni e avversari. Con quella Roma ha attraversato anni difficili e luminosi, rappresentando un punto fermo nella ricostruzione di un club e di un campionato che uscivano dalle ferite della guerra.
La sua qualità, però, non si è fermata ai confini della Capitale. Venturi ha lasciato il segno anche all’Inter e al Brescia, prima di rientrare nel calcio dalla porta della formazione. È nelle giovanili nerazzurre che trova la sua seconda vocazione: educatore, allenatore, osservatore di talento. Il suo nome resta legato al più celebre dei ragazzi che ha scoperto: Beppe Bergomi, che lo ha sempre ricordato come il maestro che, più di tutti, credette in lui quando aveva appena undici anni.
Non è un caso che, anni dopo, Venturi torni all’Inter come vice di Trapattoni, vivendo da protagonista silenzioso il ciclo nerazzurro culminato nello scudetto dei record del 1988-89. Poi l’esperienza con il settore giovanile della Juventus, sempre con lo stesso stile: rigore, equilibrio, concretezza. È stato uno di quei tecnici che non alzano mai la voce ma che lasciano un’impronta nei gesti e nell’etica del lavoro.
Vignola, la città che non ha mai abbandonato, lo piange come un simbolo. «Arcadio è stato la personificazione del sogno di tanti ragazzini — ha dichiarato la sindaca Emilia Muratori — ma è rimasto sempre legato alle sue radici, dove ha vissuto la sua vita, la sua famiglia, le sue passioni». Una frase che sintetizza meglio di qualsiasi statistica il suo percorso umano prima ancora che sportivo.
Nel ricordo di Arcadio Venturi c’è un’idea di calcio che non torna più: quella dei capitani che parlavano poco e guidavano molto, degli allenatori che costruivano i talenti senza proclami, dei professionisti che tenevano insieme risultati e senso di comunità. Una figura discreta e, proprio per questo, preziosa.

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