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Cronaca
02 Dicembre 2025 - 10:01
Tre milioni di fatture fantasma e soldi ripuliti in fiches: il “sistema Saint-Vincent” coinvolge anche il Piemonte
È una vicenda che attraversa mezza Italia, si muove tra le pieghe di bilanci falsati e scatole societarie elusive, e finisce per addensarsi nelle sale ovattate della casa da gioco di Saint-Vincent, dove – secondo gli inquirenti – il denaro sporco veniva ripulito attraverso un meccanismo tanto semplice quanto efficace: trasformare contanti non dichiarati in fiches, farli rientrare sotto forma di disponibilità “regolari” e restituirli alle società che li avevano generati tramite un sistema di fatture per operazioni inesistenti. Un circuito che la Guardia di Finanza di Aosta, coordinata dalla Procura, definisce un vero sistema di riciclaggio articolato su più livelli e che oggi conta 33 indagati.
Il perno dell’inchiesta è rappresentato da tre società piemontesi attive nel commercio di materiale ferroso, un settore che, per caratteristiche e volumi, può generare movimenti ingenti di denaro con margini di opacità. Gli investigatori hanno passato al setaccio le operazioni del biennio 2023-2024, scoprendo un giro di fatture false per oltre 3 milioni di euro. Documenti contabili costruiti per mascherare operazioni inesistenti e giustificare flussi finanziari destinati a trasformarsi in contante fuori dai circuiti tracciabili.
Secondo la ricostruzione della Finanza, il denaro così ottenuto veniva consegnato a un gruppo di soggetti che aveva il compito di introdurlo nel Casinò di Saint-Vincent, dove poteva tornare in forma di fiches o come vincite registrate. Un processo di “lavaggio” facilitato – ed è qui che l’indagine assume una dimensione ulteriore – dalla presunta compiacenza di due funzionari infedeli della struttura, pronti a chiudere un occhio sull’origine delle somme o, addirittura, a certificare transazioni come se fossero frutto di operazioni legittime.

Le contestazioni si allargano così ai reati di associazione per delinquere, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture false, ricettazione e corruzione di incaricato di pubblico servizio. Un quadro che, nella visione della Procura, restituisce l’immagine di un sistema capace di generare denaro illecito, ricollocarlo nei circuiti legali e distribuirlo ai diversi livelli della filiera, garantendo compensi ai partecipanti e rendendo più difficile ogni tentativo di ricostruzione dei passaggi.
Il provvedimento eseguito oggi prevede un’ordinanza di sequestro preventivo per un valore complessivo di 5 milioni di euro, tra conti correnti, disponibilità finanziarie, denaro contante e immobili riconducibili agli indagati. Oltre 150 finanzieri sono impegnati in decine di perquisizioni che coinvolgono undici regioni: oltre alla Valle d’Aosta, anche Piemonte, Lombardia, Toscana, Molise, Sicilia, Calabria, Liguria, Puglia, Campania e Lazio. Una geografia ampia che restituisce la portata capillare del gruppo, non limitato a un territorio ma radicato in una rete estesa di complicità e intermediari.
Il ruolo dei due funzionari del Casinò è uno degli elementi più delicati dell’inchiesta. A uno di loro viene contestato di aver ricevuto un compenso a ogni passaggio di fiches, nascondendo l’origine illecita del denaro e contribuendo alla costruzione di un’apparenza di regolarità. La Procura sostiene che senza quel livello di complicità interna il sistema non avrebbe potuto funzionare, o quantomeno sarebbe stato più esposto ai controlli.
Gli investigatori descrivono un meccanismo rodato, in cui ogni ruolo era definito: chi emetteva le fatture false, chi ritirava il denaro, chi lo introduceva nel Casinò, chi lo riconsegnava alle società ripulito. Il tutto sfruttando una vulnerabilità strutturale delle case da gioco: l’enorme quantità di contante che ogni giorno attraversa le casse e che, se non sorretta da controlli rigorosi, può diventare un canale privilegiato per chi vuole ripulire somme di provenienza dubbia.
L’inchiesta è nella fase preliminare, e ogni posizione dovrà essere vagliata nel merito. Resta però l’immagine di un circuito finanziario parallelo che, secondo la Procura, ha usato il Casinò come snodo finale di un percorso distorto, in cui il denaro partiva irregolare e tornava legale, pronto a essere reinvestito o distribuito.
Nei prossimi mesi saranno decisivi i riscontri dei sequestri, l’analisi dei flussi bancari e le verifiche patrimoniali, insieme alle eventuali dichiarazioni degli indagati. Una vicenda che non riguarda soltanto la Valle d’Aosta, ma un sistema molto più ampio che ha trovato nella casa da gioco un ingranaggio essenziale e nella compartimentazione delle responsabilità la sua protezione più efficace.
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