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Cronaca

Rifiuti “camuffati” come terra pulita in Canavese: sequestrati 65mila mq tra Salbertrand e San Giorgio

Indagine della Procura di Torino: 65mila mq sotto sequestro, ipotesi di gestione illecita e documenti falsi

Rifiuti “camuffati”

Rifiuti “camuffati” come terra pulita in Canavese: sequestrati 65mila mq tra Salbertrand e San Giorgio

Era un’operazione preparata da giorni, calibrata nei dettagli e condotta all’alba da una squadra mista dei Carabinieri Forestali di Torino, del NIPAAF, e dei Nuclei di Bardonecchia, Oulx, Pont Canavese e Volpiano. Una serie di accessi mirati su tre vaste aree dislocate nei territori di Salbertrand e San Giorgio Canavese, per un totale di circa 65.000 metri quadrati, equivalenti a otto campi da calcio. Terreni utilizzati come depositi, secondo gli inquirenti, in violazione delle norme ambientali e delle autorizzazioni previste dalla legge.

L’intervento nasce da un decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Torino nell’ambito di un’indagine che punta a fare luce sulla gestione di ingenti quantitativi di terre e rocce da scavo, materiali che la normativa classifica come rifiuti quando non sottoposti ai trattamenti necessari. Al centro dell’inchiesta c’è una ditta con sede in Alta Valle di Susa, specializzata proprio in quel settore, il cui legale rappresentante risulta indagato per diverse ipotesi di reato.

Secondo quanto accertato dai Forestali, sulle aree sequestrate sarebbero stati depositati rifiuti “terrosi” presentati come materiali idonei al riutilizzo, senza però aver subito il necessario processo di trattamento. Un espediente che avrebbe consentito – questa è l’ipotesi investigativa – di smaltire su terreni pubblici e privati quantitativi rilevanti di materiale classificabile come rifiuto, generando documentazione considerata dagli investigatori non veritiera, in violazione dell’articolo 483 del codice penale, relativo alla falsità ideologica commessa dal privato.

Un quadro già aggravato da ulteriori elementi: parte dei materiali arrivati su una delle aree sarebbe stata oggetto di una precedente ordinanza sindacale del Comune di Salbertrand, che imponeva il ripristino dello stato dei luoghi. Un ordine che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato eluso, ricorrendo allo stesso schema di documenti e pratiche contestate. Una sorta di doppia violazione che aggiunge peso all’indagine e apre ad altre responsabilità.

I reati contestati riguardano anche gli articoli 255 e 256 del D.Lgs. 152/2006, che puniscono rispettivamente il mancato adempimento di ordinanze in materia di smaltimento e le ipotesi di gestione illecita di rifiuti. Condotte che, se confermate, configurerebbero un quadro complesso, dove il comportamento dell’azienda avrebbe prodotto accumuli non autorizzati su terreni demaniali, aree comunali e su fondi riconducibili allo stesso indagato.

Durante le operazioni, i Carabinieri Forestali hanno acquisito un’ingente quantità di documentazione, sia cartacea sia digitale, relativa alla tracciabilità dei materiali movimentati. Atti reperiti negli uffici della ditta e presso il Comune di San Giorgio Canavese, dove sarebbero stati registrati passaggi fondamentali per la ricostruzione del flusso di rifiuti e delle destinazioni finali. Documenti ritenuti cruciali per verificare corrispondenze, autorizzazioni, e la reale natura delle terre conferite.

L’intera indagine si trova ancora nella fase preliminare, un punto ribadito con forza dagli investigatori, per ricordare che ogni valutazione resta provvisoria e che la posizione dell’indagato non è definitiva. Sarà l’analisi approfondita dei documenti sequestrati, insieme ai rilievi tecnici sulle aree, a chiarire se i materiali depositati possano effettivamente essere considerati rifiuti gestiti in violazione della normativa o se emergeranno elementi utili a circoscrivere o ridimensionare le accuse.

Resta il fatto che l’operazione, per dimensioni e modalità, segna un passaggio importante nella vigilanza sulla gestione dei rifiuti, soprattutto in territori di montagna dove i movimenti di terre e rocce da scavo sono frequenti e spesso difficili da monitorare. I sequestri, oggi, congelano situazioni che dovranno essere passate al setaccio una per una, mentre l’indagine proseguirà nelle prossime settimane con ulteriori accertamenti.

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