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Cronaca

Bimba annegata nel lago a Caraglio: sei indagati per omicidio colposo e falso

La Procura di Cuneo chiude l’inchiesta: tra gli accusati parroco, animatrici, gestore e funzionari comunali

La piccola Anisa Murati aveva 8 anni

La piccola Anisa Murati aveva 8 anni

La Procura di Cuneo ha chiuso l’inchiesta sulla morte di Anisa Murati, la bambina di otto anni annegata il 17 luglio 2024 nel biolago del Bioparco Acquaviva di Caraglio durante una gita dell’“Estate Ragazzi” della parrocchia di Demonte. Quella che avrebbe dovuto essere una giornata di svago si trasformò in tragedia quando la piccola, che non sapeva nuotare, entrò in acqua senza braccioli e non riuscì più a risalire.

L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a sei persone: il gestore del biolago, il parroco di Demonte, due animatrici (la coordinatrice del centro estivo e la referente degli animatori), il responsabile dell’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di Caraglio e il direttore dei lavori e progettista della struttura. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo; per i due funzionari anche di falso in atto pubblico.

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero, Anisa indossava un braccialetto arancione che identificava chi sapeva nuotare, nonostante fosse incapace di farlo. Sarebbe stata la coordinatrice a consegnarglielo, senza chiarire adeguatamente agli altri animatori il significato dei diversi colori.

Le accuse delineano una catena di responsabilità. Le animatrici non avrebbero controllato che la bambina usasse i braccioli e avrebbero consentito la balneazione senza un’adeguata sorveglianza. Il parroco viene accusato di aver organizzato la gita senza avvisare il personale del Bioparco e senza garantire un numero sufficiente di accompagnatori. Al gestore viene contestato di non aver predisposto regole chiare per la distribuzione dei braccialetti né un numero adeguato di assistenti bagnanti, lasciando che i minori entrassero in acqua anche in condizioni rischiose.

Le indagini puntano inoltre sulla struttura stessa: secondo la Procura, il responsabile comunale e il progettista non avrebbero assicurato la sicurezza del biolago, né installato segnaletica e delimitazioni idonee a prevenire incidenti. Avrebbero inoltre certificato falsamente la regolare esecuzione dei lavori.

Le perizie hanno evidenziato più criticità: acque torbide che impedivano di vedere i bambini in difficoltà, mancanza di cartelli chiari sulla profondità, assenza di delimitazioni tra aree per nuotatori e non nuotatori e dislivelli non segnalati tra zone a bassa e alta profondità. Contestata anche l’assenza di un piano di manutenzione e di procedure di emergenza calibrate sulla presenza di minori.

Il biolago era stato sequestrato dopo l’incidente e sottoposto a sopralluoghi tecnici. Ora la parola passa alle difese: gli indagati avranno venti giorni di tempo per presentare memorie e chiedere eventuali interrogatori prima che la Procura decida se chiedere il rinvio a giudizio.

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