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Cronaca
07 Agosto 2025 - 10:32
Dopo l'accoltellamento al Movicentro, la rapina in farmacia: che cosa sta succedendo in città?
Mercoledì 6 agosto, Ivrea ha vissuto due episodi di violenza in appena due ore. Prima l’accoltellamento al Movicentro, poi la rapina alla farmacia Dora di corso Nigra. Entrambi nel cuore della città. Entrambi in pieno giorno. Entrambi con un coltello in mano. E intanto, i cittadini si domandano: che fine ha fatto la sicurezza?
Alle 17.30, in piena “zona rossa”, un ragazzo viene accoltellato al Movicentro. È un punto nevralgico della città: pendolari, studenti, anziani, mamme col passeggino. Ma è anche teatro di spaccio, bivacchi, tensioni. L’aggressore, un altro giovane, colpisce e poi sparisce. La vittima non è grave, ma resta il gesto. Sul posto arrivano in forze Carabinieri, Polizia di Stato e Municipale. Transennano. I passanti osservano. Il treno parte. L’autobus arriva. Ma intanto, un ragazzo è stato ferito, sotto gli occhi di tutti. E non è la prima volta.
Alle 19, a neanche due chilometri di distanza, altro episodio. Un uomo armato di coltello fa irruzione nella farmacia Dora di corso Nigra. Minaccia i dipendenti. Si fa consegnare i soldi in cassa: un bottino modesto, circa cento euro. Poi si allontana a piedi, rapidamente. Fa perdere le sue tracce. Potrebbe essere una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine.
Due episodi. Stesso pomeriggio. Stessa città. Stessa arma.
Eppure Ivrea, formalmente, è sotto controllo. Da mesi è in vigore l’ordinanza che istituisce le zone rosse: dieci aree sensibili – da corso Nigra a via Jervis, da via Di Vittorio a piazza Lamarmora – dove se hai precedenti o disturbi l’ordine pubblico puoi essere allontanato entro 48 ore. Se torni, scatta la denuncia penale. Ordinanza prorogata fino a dicembre 2025 dal prefetto Donato Cafagna, con l'appoggio del sindaco Matteo Chiantore. L’obiettivo dichiarato è tutelare le attività commerciali e le aree più esposte.
Il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore
Ma basta? Funziona davvero?
I numeri dicono che i controlli ci sono. Oltre 21.000 accertamenti e 313 allontanamenti tra Torino e Ivrea, secondo Cafagna. Ma la realtà di mercoledì dice altro. Dice che in pieno giorno, nonostante la sorveglianza, un ragazzo può essere accoltellato e l’aggressore può sparire. Dice che una farmacia può essere rapinata senza che nessuno riesca a fermare il responsabile.
Solo un mese fa, il 12 luglio, un giovane nordafricano aveva aggredito padre e figlio prima in via Pistoni e poi nel piazzale dell’ospedale. Con bottiglie rotte, pietre, cocci usati come armi. Il padre ha avuto venti punti di sutura. Ferite. Ematomi. Paura.
E allora Ivrea si guarda allo specchio. E non si riconosce. Si interroga. Si arrabbia.
Perché non è più solo una questione di sicurezza. È una questione di identità. Di fiducia nelle istituzioni. Di vivibilità urbana.
Il Movicentro, simbolo di passaggio e connessione, si trasforma sempre più spesso in una trappola. Corso Nigra, asse principale della città, teatro di rapine. Piazza Lamarmora, crocevia tra negozi, scuole e mezzi pubblici, sempre più blindata. Il rischio è che le “zone rosse” diventino semplicemente zone rassegnate. Dove tutto può succedere, ma tanto poi si archivia.
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