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Cronaca
18 Giugno 2025 - 16:06
Il caso don Bianciotto: tra fede, fiducia e accuse di circonvenzione di incapace
Non chiedono i soldi indietro. Non lo accusano. Anzi, lo difendono davanti al giudice, pur ammettendo di non aver mai ricevuto indietro quanto prestato. È una vicenda che intreccia fede, denaro e fragilità quella che ha come protagonista don Paolo Bianciotto, 82 anni, ex parroco della Madonna di Fatima di Pinerolo, oggi imputato per circonvenzione di incapace. Il processo è in corso davanti al tribunale di Torino e punta a chiarire se l’anziano sacerdote abbia approfittato della debolezza psicologica di alcuni fedeli per ottenere somme ingenti, senza restituirle.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, coordinata dal pubblico ministero Francesco Pelosi, don Paolo avrebbe convinto più parrocchiani a donargli o prestargli migliaia di euro, promettendo la restituzione. Ma i soldi non sarebbero mai tornati indietro. In particolare, è stato accertato che tre persone gli hanno dato complessivamente 165.000 euro. Eppure, nessuno dei tre – ascoltati in aula nella giornata di mercoledì 18 giugno 2025 – si è detto truffato.
Una donna ha dichiarato che i 150.000 euro prestati a don Paolo erano un gesto di fiducia, e che se mai dovesse riaverli, bene. Altrimenti, pazienza. Un’altra ha raccontato di avergli dato 5.000 euro, perché le aveva detto che servivano per le attività parrocchiali. Ma non ha mai chiesto indietro la cifra. Il terzo testimone, un amico fidato del sacerdote, ha prestato 10.000 euro, e ha spiegato in aula che don Paolo probabilmente li ha usati per gestire una casa vacanze in montagna e un albergo al mare, attività portate avanti dal sacerdote per anni.
Tribunale di Torino. Immagine di repertorio
La questione delle due strutture ricettive è tutt’altro che marginale. Perché dagli atti risulta che, prima ancora degli episodi oggi sotto processo, don Bianciotto avrebbe effettuato pagamenti per circa 800.000 euro in favore di una donna e della sua famiglia. Operazioni non ritenute penalmente rilevanti, ma che hanno acceso più di un sospetto.
Non solo i testimoni, ma anche la curia era stata informata di movimenti bancari anomali. Anni fa, alcuni funzionari avevano segnalato il caso. Il vescovo di Pinerolo Derio Olivero, però, aveva scelto di non procedere con querela, evitando così che venissero contestati reati più gravi. Sarà proprio lui, a ottobre, uno dei testimoni chiave dell’istruttoria.
Tra le parti civili compare anche il figlio di due dei fedeli coinvolti, assistito dall’avvocata Anna Baldacci. La difesa del sacerdote è affidata all’avvocato Simone Chiappori, e nei prossimi mesi don Paolo potrà raccontare in aula la sua versione dei fatti.
Un processo che sta prendendo contorni inaspettati. Dove i presunti danneggiati non vogliono giustizia, e l’accusato – pur sotto inchiesta – viene ancora difeso come guida spirituale. Ma la giustizia seguirà il suo corso, e i 165mila euro mai restituiti resteranno comunque un nodo centrale.
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