Incendio all’Albergo Gran Paradiso: evacuate 40 persone nel giorno di Natale

Il Natale 2024 sarà ricordato per l'ennesimo incendio, questa volta a Noasca, dove le prime luci dell’alba hanno portato non gioia, ma paura. Intorno alle 6.30, un rogo è divampato all’interno dell’Albergo Gran Paradiso, una delle strutture più rinomate della Valle Orco, situata alle porte del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

L’incendio ha preso origine nella cucina dell’albergo e ha richiesto un massiccio intervento dei Vigili del Fuoco. Sul posto sono giunte squadre da Castellamonte e dalla centrale di Torino, supportate da un carro fiamma e da un funzionario del comando torinese. Il loro tempestivo intervento è stato fondamentale per domare le fiamme e impedire che si propagassero al resto dell’edificio, evitando così una tragedia ben più grave.

Circa 40 persone presenti all’interno della struttura, tra ospiti e personale, sono state evacuate con ordine e prontezza. Fortunatamente, non si registrano né feriti né intossicati. L’episodio, però, ha causato ingenti danni alla cucina, che sarà oggetto di un’accurata valutazione nei prossimi giorni.

Sono in corso i rilievi per chiarire le cause dell’incendio. Tra le ipotesi al vaglio, non si esclude un problema tecnico agli impianti o un incidente legato alle attività della cucina. L’allarme rapido e la professionalità delle squadre di soccorso hanno però evitato che le fiamme si trasformassero in un disastro.

Questo episodio si aggiunge ad altri incendi registrati in questa giornata di festa, sottolineando l’importanza di massima prudenza e prevenzione, soprattutto in periodi di intenso utilizzo di impianti e strutture.

Insomma, per i turisti e il personale dell’Albergo Gran Paradiso, il Natale 2024 resterà scolpito nella memoria come un giorno di paura, ma anche di sollievo per lo scampato pericolo.

Gino, Angela e Kira: vite fragili consumate dalle fiamme e dall’indifferenza

Un mozzicone di sigaretta, il fuoco, ma a uccidere Angela e la sua cagnolina Kira è stata l’indifferenza. La storia di fragilità e abbandono che Settimo Torinese non può ignorare