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Cronaca
17 Novembre 2023 - 06:29
Alessandro Gaffoglio aveva appena 25 anni
Non c'è rabbia negli occhi e nella voce dei genitori di Alessandro Gaffoglio quando ricordano la morte del figlio, che a 25 anni si è tolto la vita in una cella del carcere 'Lorusso e Cutugno' di Torino, dov'era detenuto da tredici giorni, nell'agosto del 2022. C'è solo il desiderio di verità.
Per quella morte oggi rischia di essere processata una psichiatra dell'istituto, accusata di omicidio colposo. Alessandro aveva tentato di uccidersi il giorno prima.
Il carcere Lorusso e Cotugno di Torino
Ma nonostante questo, spiegano gli avvocati di famiglia, Laura Spadaro e Maria Rosaria Scicchitano, nessuno avvisò i genitori e il medico invece di inserire il giovane, incensurato e recluso per rapina, stabilì un regime di sorveglianza lieve e non di un livello superiore.
Ai genitori invece fu concesso il colloquio per il 16 agosto, mentre Alessandro si soffocò con un sacchetto di nylon la notte tra il 14 e il 15 agosto.
"Assolutamente avremo cercato di tranquillizzarlo perché eravamo coscienti che lui fosse in una condizione di disperazione ed era importantissimo per noi arrivare lì il più presto possibile, perché ogni giorno era importante", spiega il padre di Alessandro, Carlo Gaffoglio.
Il giovane era detenuto da 13 giorni
"Alessandro era malato e aveva una dipendenza da crack - sottolinea l'avvocata Spadaro - eppure non gli venivano date le medicine".
Il legale non riesce a trattenere le lacrime quando racconta che agli inquirenti l'agente della penitenziaria che sorvegliava il 25enne tramite i monitor aveva detto "dormiva pacificamente".
"In realtà si era ucciso usando lo stesso metodo con cui ci aveva provato il giorno prima: con un sacchetto di nylon", aggiunge il legale.
"Mi chiedo se per una depressione ci vogliono anni per venirne fuori, invece per un tentato suicidio bastano tre giorni ed è tutto risolto?" afferma la mamma di Gaffoglio, Monica Fantini.
"Alessandro era un ragazzo luminoso, dolcissimo, che aveva passato l'inferno tremendo. Noi lo abbiamo adottato che aveva otto anni - continua Monica Fantini - in adolescenza ha sviluppato un problema psichiatrico e nonostante quello lui ha cercato con tutte le sue forze di curarsi e di studiare, lavorare. Però il suo problema era così grande che per il momento non ce l'aveva fatta".
"Non siamo soddisfatti della richiesta di giudizio per la psichiatra, perché il carcere ha delle grosse responsabilità, non solo lei - dicono i genitori di Alessandro -. Non c'è stato comunicato del tentato suicidio e quando è morto ci ha telefonato solo il cappellano. Il sistema carcerario sulle persone fragili è sordo".
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