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Cronaca
20 Giugno 2023 - 14:01
Il condominio della strage a Rivarolo
È iniziato stamattina presso il tribunale di Ivrea il processo a Renzo Tarabella, pensionato di 85 anni residente a Rivarolo Canavese. Tarabella è accusato di aver ucciso con colpi di pistola sua moglie Maria Grazia Valovatto, il figlio disabile Wilson e i coniugi Osvaldo e Liliana Dighera, i quali erano vicini di casa e proprietari dell'alloggio situato in corso Italia.
Durante l'udienza odierna, Tarabella non era presente in aula, e attualmente è sottoposto all'obbligo di dimora presso una struttura di Castellamonte. L'imputato è accusato di omicidio plurimo volontario. L'udienza di oggi è stata dedicata all'acquisizione di ulteriori documenti relativi al caso e alla compilazione della lista dei testimoni, che ammonta a circa quindici persone e saranno interrogate in futuro. La prossima udienza è prevista per il 4 luglio.
Francesca Dighera, figlia dei coniugi Dighera, è comparsa come parte civile nel processo, assistita dall'avvocato Sergio Bersano. Al termine dell'udienza, Dighera ha commentato all'uscita del palazzo di giustizia: "Sono soddisfatta per l'avvio del processo e anche dal calendario concentrato delle udienze: l'auspicio è di arrivare a sentenza in autunno".
Renzo Tarabella
Il processo a Tarabella comincia dopo mesi e mesi di indecisione da parte delle autorità giudiziarie. Per arrivare al processo si sono svolte infatti nell'ultimo anno e mezzo tre udienze preliminari per decidere sulla capacità di Tarabella di stare in giudizio e sul fatto che, all'epoca dei fatti, fosse capace di intendere e volere.
Poi, nel febbraio scorso, il giudice per l'udienza preliminare Antonio Borretta aveva firmato il rinvio a giudizio in tribunale a Ivrea. Il magistrato si era appoggiato alla perizia redatta della dottoressa Patrizia De Rosa in cui il tecnico scriveva chiaramente che "Tarabella è capace di stare in giudizio e, all’epoca dei fatti, era quantomeno capace di intendere e volere".
"Soddisfatti per aver dimostrato grazie anche alla consulenza del dottor Roberto Gianni che le motivazioni per l'assassinio dei signori Dighera trovavano ragione in sentimenti di rabbia e rivalsa e non in uno stato psicopatologico - aveva affermato invece l'avvocato di parte civile Sergio Bersano al termine di quell'udienza - . Qualunque sarà l'esito del processo in Corte d'Assise rimarrà l'amarezza per il mancato ritiro al Tarabella della pistola senza la quale non avrebbe compiuto la strage".
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