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01 Aprile 2020 - 12:11
Si ritorna a scuola! Sì, cari studenti, ma comodamente seduti davanti al vostro PC, magari con una tazza di latte, il cappello per nascondere i capelli arruffati e persino un pappagallo sulla spalla che fischia in assoluta libertà, ignaro per sua fortuna, di tutto ciò che sta accadendo. Dall’altra parte dello schermo un’insegnante che chiede: «Come state?» e che scherza con loro quando si definiscono ‘’impresentabili’’ perchè svegli da poco, mostrando i suoi di capelli, tutti spettinati. Si cerca di creare un’atmosfera allegra e serena, quasi familiare, quando per le strade di Chivasso e in gran parte del mondo, sembra in atto la scena di un ultimo film apocalittico stile USA. E’ l’era della didattica online, nata da un’emergenza drammatica, quella della pandemia da coronavirus, che ha portato molti studenti di ogni età a superare la timidezza di essere ripresi con una videocamera nell’intimità della propria stanza, non solo per non perdere mezzo anno scolastico, ma anche per ritrovare un contatto visivo che possa per un po’ sostituire quello fisico.
La didattica online è diventata un’ancora di salvezza per la scuola, dove studenti in erba hanno dovuto fare un salto di maturità: organizzarsi da soli lo studio, saltare da un video you tube a una ricerca online, mandare compiti via mail, per poi consolidare tutto in videolezione. Una grande prova di serietà e maturità. Tuttavia non tutti hanno una buona connessione di rete o giga illimitati, per cui tramite i rappresentanti di classe, cerchiamo di far arrivare lezioni e consegne, anche a chi non ha tutti i mezzi per poter seguire la didattica online.
Così tra lezioni di grammatica inglese e riassunti di King Arthur, ho chiesto loro di esprimere liberamente i loro pensieri e le loro emozioni su questo difficile momento storico.
Dalla lettura di alcuni loro brevi componimenti, la ricerca della normalità risulta essere ciò che più desiderano, come afferma Dea, classe 1A linguistico, appassionata di nuoto: “Mi manca anche nuotare, cosa che facevo ogni giorno della mia settimana ormai da 10 anni. Mi manca vedere quella linea nera sul fondo della piscina mentre io percorrevo i miei chilometri giornalieri a ritmo di bracciate e gambate. Sono una ragazza che organizza la sua giornata in maniera molto meticolosa affinchè io possa conciliare tutti i miei impegni svolgendoli al meglio. Ora invece sono costretta a rimanere in casa 24/24 h, sentendomi come un uccellino in gabbia.’’ La voglia di normalità è anche quella che si evince nelle parole di Elisabetta, 1F Informatica: “Avendo molti giorni per riflettere ho capito che non uscire, non lavorare, non vedere i propri amici e familiari, sembrano tutte cose da niente finché puoi farle ma quando ti privano di tutto questo sembra quasi che non si possa vivere senza.’’
E se per Luis, classe 1F informatica, la mancanza più grande sono gli amici, le riflessioni positive sull’inquinamento che sta calando, espresse nel suo elaborato, lo portano a fare un passo avanti anche nel suo quotidiano, preparandosi un programma giornaliero di attività e lezioni, per non passare tutto il tempo tra cellulare e continue merende ‘ammazzanoia’. Ma questa emergenza che sembra non avere un fine, fa emergere anche paure e preoccupazioni molto profonde.
Matilde della 1A linguistico, afferma in tutta sincerità di sentirsi in prigione e di dormire poco e il pensiero più bello e più profondo, lo esprime con queste parole: “Ma la cosa che mi terrorizza ancora di più e che se mai lo prendessi io e all’ospedale dovessero scegliere a chi dare il respiratore tra me e mia nonna sceglierebbero me. Preferirei sparire.’’.
Anche Giulia della stessa classe, volge un pensiero generoso per chi non è fortunato come lei: “In fondo in fondo il tempo passa ma gli amici non sono con me... per fortuna ho una famiglia bellissima... e allora penso:e chi è solo??”.
Dopo aver letto questi temi così densi di contenuto, mi fermo a riflettere: per una volta cattedra e banchi spariscono e siamo proprio noi, nel nostro vero essere, con le mille domande di sempre e un solo bisogno, quello di stare insieme. E forse è questo il vero valore della didattica online: stabilire quel contatto umano che per adesso studenti e professori non possiamo permetterci e allo stesso tempo ribadire l’importanza della scuola soprattutto come mezzo per crescere e migliorare insieme. Da un lato gli studenti con le loro paure e con il loro ottimismo dell’ “Andrà tutto bene’’ disegnato alle finestre, dall’altro noi professori che gli trasmettiamo forza e cerchiamo di mantenere una certa normalità in una routine fatta di sguardi, sorrisi, anche di leggeri rimproveri dietro a uno schermo, in queste lezioni un po’ difficoltose per le connessioni non sempre perfette. Nascondiamo di certo le nostre di paure ma resistiamo, per dirgli che la scuola c’è sempre, che è parte della loro vita in maniera anche affettiva, che i contenuti che gli insegnamo non hanno valore alcuno se non c’è contatto umano. Grazie ragazzi!
Emilia Capasso, insegnante del liceo
linguistico e informatico “Europa Unita” di Chivasso
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