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27 Giugno 2014 - 11:52
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Inquinamento ambientale. Questa l'accusa di cui deve rispondere, presso il Tribunale di Ivrea, Tommaso Armanni, amministratore della Dora Baltea Investimenti che aveva sede all'ex Alcan, difeso dall'avvocato Claudio D'Alessandro. I fatti risalgono all'ottobre 2010 quando Arpa Piemonte rilevò, con una delle periodiche analisi a sorpresa, il superamento dei limiti consentiti, per quanto riguarda alcuni metalli, nello scarico degli scarti delle lavorazioni nel fiume Dora Baltea.
Giovedì scorso è stato sentito, davanti al giudice Marianna Tiseo, l'ingegner Alberto Nicchi, consulente della difesa, il quale ha rilevato che il superamento era, di fatto, minimale: lo zinco si attestava nella quantità di 1,2 milligrammi al litro, poco più del doppio della soglia dello 0,5 mg/l mentre il rame si attestava allo 0,14 mg/l. "Sono due situazioni borderline – ha fatto notare l'ingegnere -. Le due sostanze rinvenute fanno parte della tabella delle sostanze derogabili, che significa non pericolose".
La Dora Baltea Investimenti scaricava due tipi di acque che veniva depurate: le acque meteoriche e quelle provenienti dallo scrubber dei fumi. Uno dei dipendenti, sentito nella scorsa udienza, ha confermato che il trattamento delle acque veniva seguito da un addetto. Doveva vigilare che tutte le pompe funzionasserro correttamente. In caso di rottura c'era un ulteriore sistema per far tornare le acque nel vascone interno e quindi ritrattarle, anzichè scaricarle.
"Visto il problema – ha riferito il dipendente – abbiamo cercato di capire il motivo. E' stato individuato un reagente che non funzionava in modo corretto, la pompa era ostruita. Abbiamo sostituito i pezzi sistemando un misuratore di flusso. Secondo noi il problema era dovuto, quindi, ad una causa esterna, al reagente". Questa spiegazione è inserita nella relazione che la Provincia richiese alla società. Il processo è stato rinviato al prossimo novembre per la discussione.
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