Negli anni ci hanno abituati a bercele tutte, a non sorprenderci più a niente. Se vogliamo all'indifferenza. Capaci di mille battaglie per questioni ideologiche, sì alla guerra, no alla guerra, sì al vaccino, no al vaccino, ma senza pensieri sui lavori pubblici o presunti tali. Per esempio. Va bene che c'era la pandemia e il problema erano i posti letto di terapia intensiva che non c'erano. Va bene che si doveva entrare in ospedale (e ancora lo si fa) con la mascherina, anche se poi tutti sapevamo e sappiamo che non ha una grande utilità. Va bene tutto, ma avremmo quanto meno dovuto un pochetto imbarazzarci di fronte a quei tanti soldi spesi per disegnare delle strisce sui pavimenti indicando la direzione in entrata e in uscita o a quegli adesivi appiccicati sulle sedia a volte un po' a casaccio. E van bene i percorsi (li chiamavamo "sporco" e "pulito") ma nelle intenzioni del Ministero della Salute sarebbe dovuto essere un modo per non far incrociare i malati Covid dai non malati o dai malati per qualcos'altro. Quindi non semplici strisce, insomma. Tant'è! Eravamo in emergenza e nelle direzioni generali delle Asl si saran detti "meglio questo che niente" anziché più pragmaticamente "piuttosto che niente meglio niente". Soldi spesi accazzo, così come accazzo sono i soldi che l'attuale amministrazione comunale sta spendendo per disegnare biciclette sull'asfalto e per indicare percorsi ciclopedonali su strade ideate e realizzate per il traffico veicolare. S'aggiungono una serie di cartelli con su scritto "Bicivas" che rasentano il ridicolo, considerando che a Chivasso, come un po' in tutta Italia mancano i cartelli stradali minimi e indispensabili. Qualcuno ci dirà che tutto questo è strumentale. S'intende dirlo ora che siamo in campagna elettorale. Solo ci si chiede quando lo si dovrebbe dire, visto che le sagome delle biciclette bianche sono comparse oggi. Lo diciamo tra un mese? Lo denunciamo tra un anno? Facciamo finta di non averle vista che va bene così "madama la marchesa"? E non basta ancora. Parliamo proprio delle ciclopedonali. Non è che perchè lo si è scritto su un programma elettorale, arrivati all'ultimo mese di governo, si corre ai ripari inventando dei percorsi che si scoloriranno con le prime piogge. Questa è fuffa. E' una enorme presa per i fondelli, buona solo per chi non sa che cosa siano le piste ciclopedonali. Chi le ha viste anche solo una volta nella vita, perchè ha visitato la Danimarca, la Germania o in generale un paese anglosassone sa che sono delle vere e proprie strade alternative a doppia corsia completamente interdette al traffico delle auto. Tutto questo, manco a dirlo, vale anche per i centri abitati delle grandi città dove si è deciso su quali stradi far passare le macchine e su quali consentire solo l'accesso alle bici, con ciò trasformando quasi tutti i doppi sensi di circolazione in sensi unici. Ora è del tutto evidente che per arrivare sino a lì ci sia stato un gran lavoro, cominciato, si presume, con una modifica del piano regolatore e poi proseguito con investimenti green in mobilità e cultura. Da qui in avanti largo ai commenti politici, agli attacchi incrociati, alle cose da Facebook, alle offese. Lo dico per un amico. C'è stato un tempo in cui la ragione prevaleva sull'emotività, poi è arrivata la pandemia e siam finiti tutti in quarantena, come Maccio Capatonda, a utilizzare il 5 per mille delle nostre capacità intellettive. La pandemia è finita ed è arrivata l'ora di scegliere se stare con "bicivas" o con "biciacaz".
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